Speciale per Africa Express
Andrea Spinelli Barrile
Roma, 27 ottobre 2017
La 34esima camera del Tribunale Penale di Parigi ha condannato oggi, 27 ottobre 2017, Teodorin Nguema Obiang Mangue, 48 anni, vicepresidente della Guinea Equatoriale ed erede al trono della Repubblica meno pubblica di tutto il continente africano: il rampollo della famiglia Obiang, alla sbarra nell’ambito del processo “Bien Mal Acquis” e accusato di riciclaggio di beni, appropriazione indebita, abuso di fiducia e corruzione, è stato condannato a 3 anni di carcere, ad un’ammenda di 30 milioni di euro e al sequestro di ogni sua proprietà su territorio francese.
La pena, sia detentiva che pecuniaria, resta sospesa in quanto l’imputato non era presente al processo, ed anzi a dire il vero non ha mai ritenuto importante presentarsi in Aula a Parigi.
Si tratta di un processo storico per la Francia, per la Guinea Equatoriale, per l’Unione Europea: per la prima volta un capo di stato straniero viene riconosciuto colpevole di appropriazione indebita e corruzione nel proprio paese e condannato per aver commesso riciclaggio e falso in un paese terzo. La giustizia francese ha ritenuto che Teddy Nguema abbia costruito il proprio lussuosissimo patrimonio francese attingendo a piene mani da risorse non sue: corruzione e appropriazione indebita di beni pubblici e privati in Guinea Equatoriale, riciclaggio e falso in Francia, dove ha ripulito i soldi sporchi acquistando quadri, automobili di lusso, immobili pregiati: l’intero palazzo di Avenue Foch dove si trova l’ambasciata della Guinea Equatoriale a Parigi venne sequestrato con un blitz spettacolare dei magistrati francesi, che scoprirono essere tutto di proprietà di una società direttamente riconducibile al corrotto vice-monarca africano.
Per questo Nguema è stato condannato anche al pagamento di 10.000 euro per danni non pecuniari e di altri 41.080 euro per danni materiali a Trasparency International France, costituitasi parte civile al processo, mentre alla Cored, la coalizione di partiti di opposizione contro la dittatura nguemista, non è stato riconosciuto alcun indennizzo ed il giudice ha rigettato la richiesta di costituzione di parte civile mentre ha confermato il sequestro di tutti i beni, già nelle mani degli inquirenti francesi.
Non si tratta tuttavia di una fine ma di un nuovo inizio: il rampollo di casa Obiang ha accolto la notizia della sua condanna in contumacia come un qualunque mafioso mentre si trova in vacanza a Singapore e si è tenuto bene alla larga dal tribunale dove si celebrava il processo . Con un video postato su Snapchat infatti Teodorin Nguema si è messo in bella mostra davanti a tutto il mondo nei suoi splendidi ed opulenti 48 anni mentre girava i negozi più alla moda di Singapore prodigandosi in acquisti di lusso e di dubbio gusto.
Inoltre il giudice, nella lettura del dispositivo della sentenza, ha sottolineato alcuni aspetti, non riportati da nessun giornale ma che sono di grande interesse pubblico: affermando di avere tenuto in grande considerazione il danno arrecato da Nguema al popolo della Guinea Equatoriale, il giudice ha sottolineato il ruolo di primo piano svolto da SBGE (La Société Générale Des Banques en Guinée Equatoriale, banca locale ma facente parte del gruppo francese Société Générale, settimo gruppo bancario europeo per capitalizzazione e tra i principali gruppi bancari francesi), che aveva creato un clima di “tollereanza […] un senso di protezione” che ha favorito operazioni bancarie poco trasparenti e comportamenti criminali. Qui trovi tutte le informazioni necessarie sulla posizione del gruppo bancario francese.
Insomma, la sfida è appena cominciata.
Andrea Spinelli Barrile
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