Dal Nostro Corrispondente
Franco Nofori
Mombasa, 26 ottobre 2017
Pochi minuti fa si sono chiusi i quarantacinquemila seggi elettorali in Kenya, alcuni dei quali non sono neppure stati aperti per l’ostruzionismo dei sostenitori del NASA. Mentre il paese attende la conferma ufficiale di un risultato – peraltro già conosciuto ancor prima di votare – è tempo di fare il solito drammatico bilancio: tre morti e nove feriti nelle regioni di Nyanza e Athi River, dove la polizia ha sparato contro i dimostranti, mentre le già anemiche casse dello Stato si sono alleggerite di quasi seicento milioni di euro.
Questione finalmente chiusa? Difficile crederlo. Raila Odinga, leader dell’Alleanza NASA, ha chiaramente detto che non riconosce queste elezioni e combatterà perché si ripetano entro 90 giorni da oggi. Intanto, Wafula Chebukati, presidente dell’IEBC (Commissione Elettorale) ha appena annunciato che limitatamente ai seggi di Homa Bay, Kisumu, Siaya e Migori, ai quali oggi non è stato possibile accedere, sarà consentito di votare dopodomani, 28 ottobre. La proclamazione del vincitore, Uhuru Kenyatta, dovrà di conseguenza essere rinviata fino all’acquisizione dei voti mancanti.
Ancora due giorni, quindi, di estenuante attesa per il paese che ormai da quasi sei mesi spera di riprendere i normali ritmi di vita, ma ciò che soprattutto preoccupa è che la proclamazione del vincitore, più che chiudere la partita, possa invece agire come un detonatore per far esplodere altre contestazioni ed altre violenze, giacché appare un perverso destino dell’Africa che il processo democratico, anziché conciliare gli animi, produca ad ogni consultazione elettorale effetti diametralmente opposti.
Franco Nofori
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