Franco Nofori
Mombasa, 25 ottobre 2017
Sembra incredibile, ma è accaduto: la Corte Suprema, convocata oggi per decidere se dare corso oppure posticipare la tornata elettorale prevista per domani, non ha potuto pronunciarsi perché solo due, dei sette giudici che la compongono, erano disponibili per deliberare. Lo stupefacente annuncio è stato dato questa mattina da David Maraga, Presidente del massimo organo giudiziario del Paese: “Non è stato possibile deliberare per mancanza del quorum”, ha spiegato l’alto magistrato.
Poiché non si trattava di una pronuncia riferita a normale amministrazione, ma a un evento che segnerà una pietra miliare nella storia del Kenya, l’impossibilità della Corte a deliberare viene da molti vista come un atteggiamento pilatesco che non la coinvolga negli eventi che seguiranno, i quali, comunque la si voglia vedere, si preannunciano drammatici. Forse, ai sette giudici, è bastato il giudizio espresso dal presidente in carica, Uhuru Kenyatta, che dopo l’annullamento dei risultati dell’8 agosto, li aveva definiti, senza mezzi termini, “a gang of crooks” (una banda di criminali).
Domani, quindi, i cittadini del Kenya andranno al voto, ma quanti di loro voteranno? Non certo i sostenitori di Raila Odinga, visto che solo ieri, il loro leader, ha confermato il ritiro della propria candidatura. Resteranno allora quieti sapendo scontata la riconferma alla carica del loro rivale Uhuru Kenyatta? E quanto è legittimata l’IEBC (Commissione Elettorale) a proclamare il vincitore, dopo che una precedente sentenza di quella stessa Corte, oggi silente, ha sconfessato il loro operato? A tutto questo si aggiungono anche le gravi accuse di parzialità, lanciate da Roselyn Akombe, un membro IEBC, rifugiatasi a New York perché temeva per la propria incolumità.
A trasformare l’attesa in un thriller dalle tinte sempre più fosche, hanno stamane contribuito anche alcune emittenti locali che, nei loro servizi, paventano scontri simili, per crudezza e conseguenze, a quelli del dopo elezioni 2007. L’Unione Europea, dopo aver espresso i soliti inviti alla calma e al dialogo, ha annunciato, per bocca della leader, Marietje Schaake, di aver ridotto il numero dei propri osservatori, mostrandosi preoccupata per la loro incolumità. Altra benzina sul fuoco l’ha versata anche il governo che, appresa l’intenzione del NASA di organizzare oggi un appello agli elettori presso l’Uhuru park di Nairobi, ha dato ordine alle forze di polizia di bloccarne l’accesso.
Ciò che brilla per la sua assenza in questo estenuante confronto tra gli avversari e coloro che li sostengono, è l’assoluta indifferenza di tutti verso i programmi di governo. Sia il Jubilee che il NASA, non vi fanno mai cenno e arringano il popolo solo argomentando le vere o presunte malefatte dell’avversario in esclusivo riferimento al confronto elettorale. Ma pare che anche una gran parte degli elettori adotti la stessa filosofia; non si parla di scuole, di sanità, di infrastrutture, di crescente impoverimento. Tutto si esaurisce, sempre e soltanto, nel mero e accanito supporto al proprio candidato e nella denigrazione dell’avversario, atteggiamento, questo, che si configura in un’ampia e preoccupante immaturità democratica.
Intanto, le reciproche accuse tra le parti avverse sono così numerose che è sempre più difficile darne conto. Arresti, illazioni, ipotesi, si susseguono come l’esplosione di una serie di mortaretti che rendono sempre più inquieta l’attesa del prossimo sorgere del sole. Se i sostenitori del NASA ricorreranno alla violenza e impediranno anche a un solo seggio elettorale di operare come previsto, le elezioni, a termini costituzionali, non saranno valide e dovranno essere riprogrammate. Questo, se dovesse accadere, farebbe ripiombare il Paese in un’infinita agonia che, ormai da troppo tempo, gli impedisce di poter attendere serenamente a quelle incombenze di cui ha disperato bisogno.
Franco Nofori
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