Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 21 ottobre 2017
In Tunisia lo chiamano “L’affare del bacio” e vede coinvolto un trentenne franco-algerino e una quarantenne tunisina. I due sono stati condannati in appello mercoledì scorso a quattro mesi di galera lui e a due lei, per atti osceni in pubblico.
Il portavoce della Procura della Repubblica tunisina sostiene che la coppia non sia stata arrestata e condannata per un semplice bacio. I due sarebbero stati sorpresi dalla polizia abbracciati e nudi nella loro macchina in una periferia di lusso di Tunisi.
La pena è stata leggermente ridotta in appello rispetto a quella inflitta durante il processo di primo grado, che si era svolto il 4 ottobre. Nessim Ouad, il giovane franco-algerino, è stato condannato per atti osceni in pubblico e resistenza a pubblico ufficiale, mentre la sua compagna solamente per il primo capo d’accusa.
Durante il dibattimento in aula la donna ha sostenuto che si stessero semplicemente baciando, mentre i poliziotti, che si erano avvicinati alla vettura in abiti civili per fare dei controlli, ha affermato di averli trovati nudi. Ouad, dal canto suo, ha spiegato ai giudici di aver cercato di filmare con il suo cellulare gli agenti, per denunciare il loro comportamento aggressivo. Una decina di avvocati, incaricati della difesa della coppia, avevano chiesto l’assoluzione per i due innamorati.
Questo caso ha scatenato un’ondata di polemiche nel Paese per l’eccesso di sorveglianza sul buoncostume e gli abusi delle forze dell’ordine.
Gli avvocati hanno eccepito diversi vizi di procedura, come interrogatori in arabo, ancor prima dell’arresto, lingua che l’imputato, pur essendo franco-algerino, non comprende.
Anche Nadia Chaabane, membro del Comitato per la difesa dei carcerati, ha sottolineato come questo caso abbia evidenziato una volta in più tutti i problemi della giustizia tunisina e delle forze dell’ordine: abuso di potere, il non-rispetto del cittadino e dei suoi diritti, violazioni contro la libertà personale e altro ancora.
Uno degli avvocati del giovane, condannato con la sua compagna, ritiene che il caso vada oltre la questione morale, dimostra una volta in più come il sistema sostenga e appoggi lo strapotere della polizia.
La condanna di questa coppia a diversi mesi di galera per “atti osceni in pubblico” ha sollevato non poco scalpore nella ex colonia francese, è persino diventato un caso diplomatico. Olivier Poivre d’Arvor, ambasciatore francese in Tunisia, non approva la vigilanza assidua sui cittadini con ripercussioni sulla libertà personale, sia che essa sia di natura politica, oppure dovuta a pressioni degli islamisti.
Depenalizzare il bacio in luogo pubblico è diventata la parola d’ordine: molti cittadini, tra loro anche esponenti politici di spessore, hanno postato foto che li ritraggono mentre si scambiano baci affettuosi con i loro partner, per far pressione sulle autorità giudiziarie e politiche.
Anche questa volta la società civile non è rimasta in silenzio di fronte a questo nuovo scandalo che abbraccia interessi politici, decisioni giudiziarie e il modus operandi delle forze dell’ordine, pur avendo portato a casa alcune importanti vittorie in questi ultimi mesi: a fine luglio passa in Parlamento a stragrande maggioranza la nuova legge contro la violenza sulle donne; a metà settembre viene abolito il divieto di matrimonio con uomini non musulmani. Infine il governo si è anche impegnato, dietro raccomandazione del Consiglio per i diritti umani dell’ONU, di non imporre più il test anale per chi è sospettato di essere omosessuale.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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