Franco Nofori
Mombasa, 17 ottobre 2017
Più che una raccomandazione, ha il tono di una minaccia. La dichiarazione rilasciata ieri dalle Nazioni Unite non lascia dubbi: il divieto a manifestare nel periodo di campagna elettorale è considerato, dal potente organismo internazionale, un atto palesemente autoritario e quindi anti democratio. Ma l’intervento ONU non si ferma qui, le sue considerazioni si estendono anche al comportamento della forze di polizia contro i dimostranti che è definito “brutale”, “eccessivo” e “chiaramente intimidatorio”.
“E’ proprio di fronte ad alte tensioni politiche – c’è scritto nel comunicato dell’ONU – che il governo deve esprimere il massimo impegno nel garantire alla gente il diritto di manifestare. Chi partecipa a pacifiche dimostrazioni per esprimere le proprie idee ed il proprio dissenso, non fa altro che esercitare un democratico ed inalienabile diritto.” Il comunicato esorta anche i due leader che si contendono la presidenza ad evitare ulteriori ed offensivi attacchi contro il sistema giudiziario e la società civile.
La nota prosegue sostenendo che l’atteggiamento delle forze dell’ordine – definito “crudele, inumano e degradante” – si è dimostrato incompatibile con le convenzioni di una società civile e precisa: “Anche prima dell’imposizione del divieto a manifestare, abbiamo potuto testimoniare direttamente la brutalità e l’eccesso di forza impiegati dagli agenti contro i dimostranti”. La nota accenna anche all’energica repressione messa in atto il 28 settembre scorso, contro gli studenti e lo staff dell’università di Nairobi, quando la polizia si è lasciata andare ad intollerabili violenze causando 27 feriti, bastonando, derubando e anche stuprando alcune studentesse.
“Il Kenya è ora di fronte ad una scelta – dice la nota dell’ONU – e questa scelta dev’essere fatta nel rispetto della Costituzione e dei principi democratici che la ispirano, senza esasperare divisioni politiche e tensioni tra le parti avverse”. L’ONU chiede anche una trasparente e pronta investigazione per accertare e punire i responsabili delle brutalità commesse, poiché “l’impunità verso il sopruso non può che favorire la cultura della violenza e della sfiducia, l’esatto opposto di ciò di cui il Paese ha bisogno mentre si prepara alla prossima tornata elettorale”.
Dal canto suo il team degli osservatori europei , guidati da Marietje Schaake, ha emesso un comunicato che, seppure in tono meno aggressivo, ricalca le stesse considerazioni espresse dall’ONU. A queste aggiunge un pressante invito a Raila Odinga, affinchè abbandoni la sua intenzione di rinunciare al confronto elettorare e mantenga la sua candidatura nelle consultazioni che si terranno tra nove giorni. Circa la ventilata poposta di far intervenire l’ex segretario ONU Kofi Annan, per mediare la controversia tra i due rivali alla presidenza del Kenya, la stessa è stata categoricamente respinta da Uhuru Kenyatta che ha chiaramente ammonito il diplomatico ghanese a non venire in Kenya dove “non è il benvenuto”.
Una breve schiarita sulla cappa di tensione che incombe sul paese, l’ha fornita oggi Raila Odinga, annunciando la sospensione delle manifestazioni per la giornata di oggi. Ciò dovrebbe dar modo ai suoi sostenitori di riprendersi dalle brutalità subite ed attendere in modo conveniente alle vittime. Un segno senz’altro positivo, ma di breve durata poichè lo stesso comunicato annuncia che le dimostrazioni riprenderanno da domani, mercoledì 18 ottobre.
Incertezza ed apprensione continuano a dominare il paese in un nodo perverso che si scioglierà solo al’indomani del prossimo 26 ottobre. E non è detto che una volta sciolto, svelerà uno scenario più rassicurante di quello attuale.
Franco Nofori
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