Africa ExPress
Mogadiscio, 15 ottobre 2017
Ieri, pomeriggio due bombe, esplose in due quartieri di Mogadiscio, la capitale della Somalia, hanno seminato panico, morte e distruzione. Un camion-bomba è deflagrato all’altezza dell’incrocio J15, davanti al Safari Hotel, un albergo molto conosciuto, ma generalmente non frequentato da impiegati statali. Nella zona ci sono molti negozi, chioschi, ristoranti e uffici governativi. Due ore più tardi una seconda bomba ha investito un altro quartiere della capitale, nel distretto di Medina.
Diversi gli edifici crollati, tra questi il Safari, decine di macchina hanno preso fuoco. Ieri dopo una prima analisi dei fatti, la polizia aveva annunciato “solamente” una ventina di morti e un centinaio di feriti, ma oggi, i soccorritori e le forze dell’ordine hanno trovato sotto le macerie un numero ancora imprecisato di altre persone uccise, ferite e alte risultano disperse. C’è chi parla di ottantacinque deceduti, altri di duecento e più.
Allo stato attuale i due attentati non sono stati rivendicati, ma è ovvio che si punta il dito sui terroristi al Shabaab. Giovedì scorso, Abdirashid Abdulahi Mohamed, ministro della Difesa e il Capo delle forze armate somale, Mohamed Ahmed Jimale, avevano rassegnato le loro dimissioni durante il Consiglio dei ministri. Le ragioni della rinuncia ai rispettivi incarichi probabilmente devono ricercarsi nei continui attacchi degli shebab contro l’esercito somalo. Entrambi erano protagonisti nella lotta contro gli al shebab. Diverse fonti governative, che si sono avvalse dell’anonimato, perché non autorizzate a rilasciare comunicati ufficiali, hanno fatto sapere che tra il ministro e il capo delle forze armate non correva buon sangue. Altri, invece, hanno parlato di rivalità tra i due e di poca cooperazione per contrastare i sanguinari terroristi.
A breve le truppe dell’Unione africana (UA) termineranno il loro mandato nella nostra ex colonia, perciò il compito di salvaguardare la sicurezza nel Paese sarà affidato unicamente alle ancor deboli forze armate somale. E’ dunque probabile che le dimissioni del Ministro e del generale siano riconducibili a questa situazione, visto che già ora, con l’aiuto di forze dell’UA resta difficile contrastare i continui assalti degli shebab contro le basi militari e gli avamposti miliatari.
Ad agosto, Muktar Robow, detto Abu Mansur, vice leader del gruppo terrorista fino al 2013, si era consegnato alle autorità somale e si sperava, grazie alle sue informazione, in un maggiore controllo dei continui attacchi dei miliziani. (http://www.africa-express.info/2017/08/14/muktar-robow-gran-capo-di-al-shabaab-si-consegna-alle-autorita-somale/)
Il presidente della Somalia, Mohamed Abdullahi Mohamed Farmaajo, ha dichiarato tre giorni di lutto nazionale. Questa mattina sul suo account Twitter è stato postato: “Osserviamo tre giorni di lutto per le vittime innocenti, tutte le bandiere a mezz’asta, è il momento di restare uniti e di pregare insieme”.
Gli al Shabaab hanno cercato per anni di rovesciare il governo centrale della Somalia, e di impadronirsi del potere, secondo una loro interpretazione della svaria, la legge coranica. Nel 2011 i terroristi, che sono legati ad al Qaeda, sono stati cacciati da Mogadiscio e grazie alle offensive condotte delle truppe somale e i caschi verdi dell’AMISOM (African Union Mission in Somalia), hanno perso quasi tutti territori che controllavano in precedenza. Tuttavia il gruppo terrorista non è stato sconfitto ma resta molto attivo e pericoloso e attua frequenti attacchi a siti militari e civili, non solo nel Paese, ma anche nel vicino Kenya, proprio perché la ex colonia britannica è presente in Somala con le sue truppe che combattono nelle fila dell’AMISOM. (http://www.africa-express.info/2015/04/03/sventato-attacco-un-centro-commerciale-di-nairobi-arrestati-due-terroristi-somali/)
Questo è il più grave attacco che la capitale somala ha subito dal 2007.
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