Missionario italiano rapito in Nigeria ma in una zona lontana dai Boko Haram

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Maurizio Pallù, il sacerdote italiano rapito in Nigeria

Africa ExPress
Abuja, 13 settembre 2017

Un sacerdote missionario italiano, Maurizio Pallù, è stato rapito in Nigeria ieri mattina, mentre si recava in macchina verso Benin City, nell’Edo State, Nigeria. Lungo la strada, l’autovettura è stata bloccata da un gruppo di uomini armati. Dopo aver derubato gli altri quattro compagni di viaggio di Pallù, quattro nigerinai, il commando ha portato con sé solamente il religioso italiano.

Padre Pallù è in Nigeria da tre anni, dove presta la sua opera nella diocesi di Abuja. E’ nato sessantatrè anni fa a Firenze e nel 1971 ha intrapreso il cammino catecumenale. Nel 1977 si laurea in storia e dopo qualche anno parte come missionario laico per un periodo di undici anni. Alla morte del padre, nel 1988, entra nel seminario “Redemptoris Mater” di Roma e nel 1991 viene ordinato presbitero. Dopo aver prestato servizio in due parrocchie romane, viene inviato nei Paesi Bassi, a Heerhurgowaart, nella Diocesi di Haarlem. Nella sua esperienza di missionario itinerante, ha conosciuto molte persone e popoli, esperienza che gli permette di inserirsi bene in qualsiasi contesto.

Maurizio Pallù, il sacerdote italiano rapito in Nigeria
Maurizio Pallù, il sacerdote italiano rapito in Nigeria

Il sacerdote appartiene alla diocesi di Roma. Non si esclude nessuna pista, nemmeno quella dei terroristi Boko Haram, anche se la zona dov’è avvenuto il sequestra è abbastanza lontana da quella dove operano i terroristi islamici. Azioni di questo genere vengono effettuate da criminali comuni che, dopo il pagamento di un riscatto, cospicuo se di tratta di un bianco, liberano le loro vittime sane e salve. Due archeologi tedeschi, rapiti all’inizio dell’anno sono stati liberati dopo pochi giorni di prigionia

nigeria_sm_2016All’inizio di settembre è stato sequestrato un sacerdote cattolico nigeriano, Cyriacus Onunkwo, nell’Imu State, assassinato barbaramente il giorno dopo, mentre a Benin City è stato rapito Joseph Osayomore, un musicista, la scorsa settimana, dopo la sua performance nel Royal Palace della città. Nell’aprile scorso, la stessa sorte è toccata ad un gesuita nigeriano, Samuel Okwuidegbe, sempre nell’Edo State, e lo scorso 27 settembre, a Lawrence Adorolo, parroco della chiesa di San Benedetto di Okpella. Solo qualche giorno fa criminali armati hanno preso in ostaggio il direttore del parco naturale di Ogba, a Benin City, uccidendo tre poliziotti.

L’Edo State è considerato ormai un’area ad alto rischio, dove i rapimenti si stanno moltiplicando in modo preoccupante. La mancanza di lavoro, la povertà, la galoppante corruzione, che impedisce una concreta pianificazione per sviluppo e la crescita economica delle comunità sono certamente alla base di questi atti criminali.

Gli abitanti dell’Edo State, in particolare i cittadini di Benin City, hanno chiesto che l’attuale capo della polizia venga rimosso dal suo incarico quanto prima, proprio per i continui sequestri. Il governatore dello Stato, Godwin Obaseki, ha raccomandato di non negoziare con i criminali, promettendo di trovare una soluzione per questa piaga. Ma finora non sono state prese le misure necessarie e per coloro ce sono ancora nelle mani dei loro aguzzini sarà necessario pagare riscatti ingenti, come è stato sempre fatto finora.

Intanto la Procura di Roma ha aperto un fascicolo per il reato di sequestro ai fini di terrorismo. Il caso è stato affidato al Pubblico ministero Sergio Colaiocco.

Afrixa ExPress

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