Franco Nofori
Mombasa, 13 ottobre 2017
“Preso atto del grave rischio di attentati alla pace ed alla sicurezza del paese, il Governo ordina che, nei distretti di Nairobi, Kisumu e Mombasa, siano proibite con effetto immediato, tutte le manifestazioni popolari, qualunque sia l’istanza che le motiva. Le forze di polizia siano allertate per garntire il rispetto di quest’ordine”. Questa, grossomodo, è la notifica diffusa dal ministro degli interni del Kenya, Fred Matiangi, a seguito dei gravi disordini occorsi ieri nelle città di Nairobi e Kisumu.
La drastica decisione di Matiangi, che i commenti popolari ritengono ispirata dallo stesso presidente uscente Uhuru Kenyatta, è stata accolta da un coro di proteste in quanto attenterebbe al principio della libera espressione, tanto più nel momento in cui il Paese è ancora in piena campagna elettorale. Inoltre, la proibizione in oggetto, appare come un vero e proprio schiaffo morale al leader dell’opposizione, Raila Odinga, che aveva invece esortato i suoi sostenitori a dare corso a permanenti manifestazioni fino che le istanze del NASA, l’alleanza politica a cui presiede, avesse ottenuto attenzione alle istanze presentate.
L’ordine governativo ha provocato vibrate proteste anche da parte di Amnesty International, mentre non poche testate indipendenti, richiamandosi a principi delle libertà democratiche, ritengono che, poiché la proibizione si riferisce di fatto ai soli sostenitori del NASA, l’impedimento di manifestare potrebbe rappresentare un’azione di boicottaggio ai danni dell’opposizione. Dal canto loro, le forze dell’ordine, replicano che i dimostranti si sono abbandonati a saccheggi e violenze, giungendo anche all’estrema provocazione di attaccare stazioni di polizia e questo, ha detto un suo portavoce, “Non può certo configurarsi nel diritto di manifestare pacificamante”. (http://www.africa-express.info/2017/10/12/dilemma-kenya-odinga-si-e-ritirato-ma-non-rinuncia-alla-corsa-alla-presidenza/)
Peraltro, la proibizione, ha finora avuto il solo risultato di infiammare ancora di più la contestazione e oggi, i sostenitori del NASA hanno nuovamente attaccato una stazione di polizia a Bondo nella contea di Syaia, uno dei feudi di Raila Odinga. Gli agenti hanno immediatamente reagito con le armi uccidendo tre persone e ferendone altrettante. A un tele-operatore della Nation TV, che riprendeva gli scontri, è stata sequestrata la telecamera e gli è stato ingiunto di allontanarsi dalla zona. Per tutto il pomeriggio, ora dopo ora, sono state diffuse notizie di altri scontri a Nairobi, Mombasa e Kisumu, che riportano altre vittime di cui si attende di conoscere dettagli.
E’ innegabile che, nel contenere gli eccessi dei dimostranti, la polizia abbia usato una certa brutalità, ma è altrettanto innegabile che tra i dimostranti, si annidiano criminali comuni il cui solo scopo è il borseggio ed il saccheggio di esercizi commerciali, creando il panico tra la popolazione inerme che è stata costretta a sospendere le proprie attività, sprangando i rispettivi esercizi.
Intanto, l’Alta Corte di Mombasa, ha respinto stamane una petizione presentata dal NASA che invocava lo scioglimento della Commissione Elettorale (IEBEC).
Regno Unito, USA e paesi dell’Unione Europea, guardano al Kenya con crescente apprensione, temendo per la sua stabilità che, se compromessa, aprirebbe il futuro del paese a pericolose avventure di indirizzo autoritario con incalcolabili danni alla sua struttura sociale ed alla già precaria situazione economica.
Franco Nifori
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