Franco Nofori
Mombasa, 12 ottobre 2017
James Orengo, governatore del NASA per la Contea di Syaia, ha annunciato ieri che il suo leader, Raila Odinga, non ha rinunciato alla corsa per la presidenza, ma ha solo ritirato la sua candidatura dalle elezioni previste per il 26 prossimo. Le ragioni di questa scelta restano quelle già precedentemente dichiarate: la Commissione Elettorale, capeggiata da Chebukati Wafula, non fornisce le necessarie garanzie di imparzialità per gestire il processo elettorale.
Dal canto suo, l’IEBC ha emesso ieri un comunicato in cui prende atto della decisione di Odinga, ma contesta il fatto che non sia stata formulata nei termini formalmente previsti ed ha stabilito che le elezioni fissate al 26 prossimo si terranno regolarmente con gli stessi canditati alla presidenza che erano già in corsa nelle elezioni dell’8 agosto. Decisione, questa, che è in aperto contrasto con le intransigenti dichiarazioni del NASA: “Niente riforme, niente elezioni”.
In varie parti del paese continuano intanto le dimostrazioni con scontri violenti con le forze di polizia che si mostrano ben decise a contrastarle con il massimo rigore. Gli incidenti più gravi si sono verificati a Kisumu, in borgata Kondele, dove i dimostranti hanno ieri attaccato una stazione di polizia con un nutrito lancio di sassi al quale gli agenti hanno risposto con lacrimogeni e numerosi colpi d’arma da fuoco. Il bilancio è stato di ventisette vittime tra i dimostranti, tutti ricoverati presso l’ospedale locale, con tre di loro in gravi condizioni per ferite d’arma da fuoco, benché la polizia neghi di averne fatto uso. Ad uno degli agenti i dimostranti è anche stato sottratto il suo mitra AK47.
Avvocati ed esperti costituzionalisti tentano, per mezzo di interviste rilasciate ai media, di ipotizzare quale seguito avrà la clamorosa rinuncia di Raila Odinga. I loro giudizi sono però, in larga misura, viziati dalle rispettive appartenenze politiche e ne consegue che le loro previsioni sono per lo più in contrasto l’una con l’altra con il solo risultato di accrescere la confusione sul futuro del paese. Una delle ipotesi più accreditate sembra essere quella che le elezioni si terranno regolarmente alla data prevista e che al vincitore, chiunque esso sia, sarà assegnata la relativa carica. Altri obbiettano che non ci possono essere elezioni se uno dei due maggiori candidati, registrati come tali presso la Commissione, ha ritirato la propria candidatura.
Secondo altri, il NASA potrebbe ricorrere nuovamente alla Corte Suprema affinché ordini all’IEBC di non procedere alla riconferma di Uhuru Kenyatta alla carica, disponendo per nuove elezioni. Altre ipotesi, paventano azioni di forza dei militanti del NASA per impedire la costituzione di seggi elettorali nelle zone da loro controllate, ma questo si configurerebbe in un vero e proprio atto di ribellione verso le norme costituzionali con gravi conseguenze repressive e arresto dei responsabili. Tra questa ridda di ipotesi non manca quella che vede le elezioni annullate e la prosecuzione di Kenyatta come presidente del Kenya. Infine si fa strada anche l’ipotesi più drammatica, anche se piuttosto fantasiosa: quella di un possibile colpo di stato che sciolga la camera e attribuisca tutti i poteri all’attuale presidente, instaurando di fatto un regime dittatoriale.
Qualunque sia la decisione che verrà presa, non sarà in ogni caso una decisione priva di effetti preoccupanti, poichè entrambi i contendenti si mostrano tenacemente determinati a non recedere dalle proprie posizioni. Forse, in situazioni di così gravi crisi, come quella che sta ora vivendo il Kenya, un coalizione di governo tra i due rivali potrebbe essere la soluzione che salverebbe il paese da gravi conseguenze sociali ed economiche. Odinga l’ha più volte proposta a Kenyatta, così com’era avvenuto all’indomani dei gravi disordini del dopo elezioni del 2007, quando, attraverso una mediazione internazionale, ottenne l’incarico di Primo Ministro sotto la presidenza di Mwai Kibaki, ma Uhuru ha sempre respinto le offerte del rivale giudicandole “meschini tentativi di accedere al potere passando dalla porta di servizio”.
Raila Odinga, nella serata di ieri, è partito alla volta dell’Inghilterra dove parteciperà a una conferenza presso la Chatham House del Royal Institute of International Affairs di Londra. Lì fornirà il suo punto di vista sull’attuale situazione politica che sta vivendo il Kenya. Il ritorno in patria del leader dell’opposizione è atteso per sabato prossimo.
Franco Nofori
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