Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 4 ottobre 2017
L’U.S. Africa Command (AFRICOM, il comando militare unificato delle forze armate americane in Africa) ha confermato che tre militari statunitensi sono stati uccisi in un’imboscata tesa dei ribelli. Assieme a loro hanno perso la vita alcuni soldati nigerini.
La pattuglia mista di americani e e soldati africani è stata attaccata nel sud-ovest del Niger da un gruppo di uomini armati provenienti dal Mali. Non si conoscono ancora i dettagli dell’assalto.
Nell’ambito della missione AFRICOM le forze armate statunitensi sono presenti nel Niger per l’addestramento e assistenza per quanto riguarda la sicurezza, incluso supporto di intelligence, sorveglianza e ricognizione alla controparte nigerina per poter contrastare i violenti gruppi di terroristi (http://www.africa-express.info/2017/03/08/cinque-gruppi-jihadisti-attivi-nel-sahel-si-sono-riuniti-sotto-la-guida-di-un-capo-tuareg/)
Il ministro della difesa dei Paesi Bassi, Jeanine Hennis-Plasschaert, ha rimesso ieri il suo mandato ieri, dopo la pubblicazione di un rapporto della Commissione di sicurezza olandese, che evidenzia gravi mancanze del suo dipartimento nella Missione ONU di pace in Mali (MINUSMA). Lo scorso anno due militari olandesi sono rimasti uccisi e un terzo è stato gravemente ferito durante un’esercitazione nel nord della ex colonia francese (http://www.africa-express.info/2016/07/07/morti-accidentalmente-in-mali-due-caschi-blu-olandesi/).
I Paesi Bassi partecipano alla Missione MINUSMA dal 2014 con quattrocento uomini, quattro elicotteri Apache e tre elicotteri da trasporto Chinook.
Il ministro ha dichiarato ieri in Parlamento di assumersi la responsabilità politica del caso e ha rassegnato le sue dimissioni. Anche il capo delle forze armate dell’Aja ha lasciato il suo incarico. Le granate, responsabili della morte dei due militari, sarebbero state acquistate nel 2006 grazie all’aiuto del ministero della Difesa statunitense. Fidandosi delle forze armate USA e per mancanza di tempo, non sono stati effettuati i necessari controlli sulle bombe a mano ora sotto accusa, perché difettose.
MINUSMA è ritenuta una delle più pericolose missioni di pace dell’ONU. Dall’inizio della missione nell’aprile del 2013 al 31 agosto 2017 sono morti ben centotrentatré caschi blu. Lo scorso 24 settembre tre militari ONU bengalesi sono stati uccisi durante un attacco al loro convoglio nel nord della ex colonia francese. Altri quattro sarebbero stati feriti.
Attualmente MINUSMA è presente nel Mali 13.289 soldati e 1.920 poliziotti, oltre ad un numero adeguato di personale civile. La missione è stata rinnovata dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU fino al 30 giugno 2018 con risoluzione numero 2364 del 29 giugno 2017.
Nel 2012 oltre la metà del nord della ex-colonia francese era sotto il controllo dei gruppi jihadisti. Solo con l’arrivo nel 2013 del contingente internazionale della missione MINUSMA, in gran parte dell’area è stata ristabilita l’autorità del governo. Diverse zone sfuggono ancora al controllo delle truppe maliane e internazionali, malgrado sia stato firmato nel giugno 2015 il “Trattato per la pace e la riconciliazione nel Mali”. (http://www.africa-express.info/2015/06/24/firmato-laccordo-di-pace-mali-anche-dai-ribelli-maggioranza-tuareg/).
Tale trattato di pace stenta a decollare. Il segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, in un rapporto al Consiglio di sicurezza ammette di essere profondamente preoccupato per l’insorgere di nuove violenze tra i vari gruppi armati, firmatari del trattato di pace di Algeri. “Non vedo progressi nell’applicazione dell’Accordo di pace e di riconciliazione del Mali” – ha precisato Guterres. Il segretario generale è inoltre deluso per la totale assenza di progressi amministrativi e istituzionali a Kidal, nel nord e a Timbuctu, nel centro del Paese. Anche i continui attacchi dei vari gruppi terroristi, che non risparmiano nemmeno il vicino Niger e il Burkina Faso, destano non poca preoccupazione.
Infine il capo dell’ONU ha chiesto alla comunità internazionale di contribuire economicamente affinchè la nuova “Force conjointe du G5 Sahel” (FC-G5S) possa decollare per combattere attivamente il terrorismo nella zona http://www.africa-express.info/2017/07/04/il-g5-sahel-bamako-lancia-un-nuovo-contingente-africano-contro-jihadisti/ e (http://www.africa-express.info/2017/09/30/mali-jihadisti-arruolano-nei-villaggi-della-regione-di-mopti/).
E a proposito di finanziamenti, alla fine di settembre l’ambasciatore di Bonn a Bamako, Dietrich Becker, durante una conferenza stampa ha fatto il punto sulla situazione circa la cooperazione della Germania nel Mali. Nel suo discorso Becker ha chiarito che attualmente il suo Paese partecipa a EUCAP Sahel Mali – European Union External Action e a EUTM (European Union Training Mission) per la formazione di agenti della gendarmeria, poliziotti e della guardia nazionale. Oltre all’appoggio militare, Bonn ha già investito per lo sviluppo nella ex colonia francese; nuovi fondi sono stati stanziati per la realizzazione di progetti a Gao, altri saranno presto disponibili anche per Kidal e Timbuctu. L’ambasciatore tedesco ha rimarcato che malauguratamente i fondi sarebbero malgestiti in Mali.
Becker ha promesso che il suo Paese sosterrà la formazione della nuova forza congiunta FC-G5S alla quale parteciperanno militari del Mali, Niger, Ciad, Mauritania e Burkina Faso. Infine ha sottolineato che è indispensabile instaurare la pace e la sicurezza nel Mali; solamente così il Paese sarà in grado di attrarre investitori privati stranieri, che potrebbero in parte contribuire all’inserimento dei molti giovani disoccupati nel mondo del lavoro.
Nel frattempo molti maliani fuggono dalla loro patria, perché terrorizzati dalle violenze che affliggono il Paese o per cercare un lavoro dignitoso. I più tentano di raggiungere i porti libici, con la speranza di potersi imbarcare verso le nostre coste. Ma questo lungo viaggio è pieno di insidie, specie da quando i confini sono particolarmente controllati grazie agli accordi stretti con l’Unione europea, l’Italia con i diversi governi dei Paesi di transito, per arginare il flusso migratorio. Le rotte sono sempre più pericolose per i migranti, spesso si viaggia solo di notte, su sentieri impervi.
Certo, nessuno si aspetta un trattamento di favore nei vari Paesi di transito, ma molti migranti sono addirittura perseguitati come criminali. Qualche giorno fa il Consiglio superiore della diaspora maliana (CSDM) ha denunciato che centinaia di uomini, donne e bambini africani, tra loro moltissimi migranti originari dal Mali, vengono perseguiti arbitrariamente in Algeria e buttati senza pietà nella zona di confine nel deserto di Tamanrasset. Qualche giorno fa una giovane donna sarebbe morta di stenti, tenendo stretta tra le sue braccia i suoi due figli piccoli.
Il CSDM ha evidenziato che da diverso tempo i migranti riportano le loro testimonianze circa i maltrattamenti di carattere xenofobo e razzista subiti in Algeria sui loro profili nei vari social network. Malgrado i vari appelli alle autorità di Bamako da parte del CSDM, il governo non sarebbe mai venuto in soccorso ai proprio cittadini.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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