Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 2 ottobre 2017
Come quasi ogni anno durante il periodo delle piogge che corrisponde con il proliferarsi dei ratti, si ripresenta la peste in Madagascar. Dai primi di agosto ad oggi sono morte ben ventiquattro persone, tra loro anche l’allenatore della squadra di basket del club Beau Vallon delle Seychelles, Alix Allisop. Infatti in questi giorni ad Antananarivo, la capitale dello Stato insulare, si sta disputando il campionato dei club dell’Oceano Indiano.
Le tribune dello stadio Mahamasina, dove si è disputato un incontro di basket sabato sera, erano vuote, per ordine del primo ministro malgascio, Olivier Mahafaly Solonandrasana. Dal 30 settembre tutti gli incontri pubblici e gli assembramenti sono vietati nella capitale, per evitare il propagarsi della malattia.
Dopo il torneo, tutti i giocatori sono stati visitati da un medico, ma nessuno degli atleti è stato messo in quarantena. Non presentavano i sintomi del contagio come febbre e/o tosse. “Non c’è da preoccuparsi – ha spiegato Manitra Rakotoarivony, direttore per la promozione della salute, sottolineando – Se dovessero sopraggiungere eventuali avvisaglie della malattia o se gli atleti dovessero entrare in contatto con una persona ammalata, inizieremo immediatamente una terapia preventiva”.
Malgrado il divieto di tutti gli incontri pubblici, oggi si sono spalancate le porte delle scuole nel Paese per l’inizio del nuovo anno scolastico. Le autorità competenti hanno inviato a tutti presidi una normativa da seguire per evitare il più possibile il contagio. In ogni istituto deve essere inoltre affisso un numero verde, che si raccomanda di chiamare se dovessero insorgere dubbi su un eventuale contagio. Molti genitori sono assai scettici circa la decisione del ministero della Pubblica educazione e preoccupati per la salute dei propri figli.
Al 30 settembre sono stati registrati centoventicinque casi di peste, tra loro, come detto, ventiquattro morti. Il periodo di incubazione è molto breve: da due a sette giorni, e, una volta fatta la diagnosi, la peste bubbonica è facilmente curabile con antibiotici. Ma spesso la malattia può progredire in peste polmonare, il cui esito è letale, generalmente dopo soli 4 giorni. Questa variante si trasmette per le vie aeree. Infatti, secondo il ministro della Sanità malgascio, la maggior parte delle persone affette da questa patologia hanno contratto la forma polmonare.
La malattia infettiva di origine batterica causata dal batterio Yersinia pestis, ha raggiunto già diverse regioni della ex colonia francese, ma la capitale e la città di Toamasina, che ospita il più grande porto del Paese, ne sono particolarmente colpite. Nei villaggi attorno Moramanga nella parte nord-orientale dello Stato insulare, la gente scappa verso le grandi città, pensando di essere al sicuro. Tra la popolazione è scoppiato il panico, tutti cercano di approvvigionarsi di antibiotici efficaci contro tale malattia e molte farmacie della zona sono ormai sprovviste. Sono in molti a fare diagnosi fai da te e anche la relativa cura. Eppure il governo ha reso noto che la terapia è gratuita negli ospedali e nei pronto soccorso. Oltre alla somministrazione dei medicinali appropriati, è necessario che il paziente sia messo in quarantena.
La pesta bubbonica ritorna ciclicamente in Madagascar. È una zoonosi, il cui bacino è costituito da varie specie di roditori e il cui unico vettore è la pulce. E’ la malattia dei poveri, del degrado.
La variante polmonare si verifica durante un’epidemia di peste bubbonica, e può rappresentare una diretta complicazione della stessa. Vi è un massivo interessamento polmonare, e l’espettorato contiene grosse quantità del batterio responsabile. E’ presente una grave tosse, che produce un escreato ematico schiumoso e dispnea. Se la malattia non viene diagnosticata e trattata con rapidità, la morte è pressoché inevitabile.
L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha già inviato personale specializzato per assistere quello locale, grossi quantitativi di antibiotici, indumenti di protezione per il personale medico e paramedico. L’OMS ha anche stanziato un primo finanziamento di trecentomila dollari dal fondo di emergenza e ha fatto una richiesta per un’ulteriore erogazione di 1,5 milioni di dollari per far fronte all’epidemia.
Cornelia I. Toelgyes
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