Franco Nofori
Mombasa, 29 settembre 2017
Mancano ancora 28 giorni alla seconda chiamata alle urne che dalla data originaria del 17 ottobre è stata spostata al 26 dello stesso mese, ma tensioni, accuse, controaccuse e reciproche minacce tra le opposte fazioni non mostrano di volersi placare. Questa mattina Il canditato alla vice presidenza dell’opposizione, Kalonzo Musioka, che doveva recarsi in Uganda per presiedere al conferimento delle lauree presso l’università di Kampala, è stato bloccato dalla polizia all’aeroporto Jomo Kenyatta di Nairobi, perché non aveva il “permesso all’espatrio” rilasciato dalla State House (equivalente locale del Quirinale). Con lui viaggiava anche il senatore Moses Wetangula che ha subito lo stesso trattamento.
La notizia è stata diffusa oggi da un comunicato del NASA, firmato dal suo leader Raila Odinga, che ha denunciato l’accaduto come l’ennesima intimidazione attuata dal governo del presidente uscente Uhuru Kenyatta per creare nell’opposizione “un’atmosfera di paura”. Nessuno, tranne la polizia aeroportuale, pare fosse a conoscenza di questa norma che, a detta di Odinga, sembra essere esclusivamente riferita ai rappresentanti del NASA e che lui giudica come un arrogante oltraggio alla costituzione e al diritto di libero movimento di tutti i cittadini.
Lo stesso Odinga ha dato atto che ai due leader del NASA è stato poi consentito di imbarcarsi poco tempo dopo il fermo, ma questo, secondo Odinga, non riduce la gravità del fatto che farebbe apparire, quello di Kenyatta un “regime paranoico” che si beffa della legge ed è solo finalizzato a mantenere il potere con qualsiasi mezzo. Più tardi, nella giornata, fonti governative del Jubilee, hanno defnito l’evento denunciato da Raila Odinga, come il frutto di mere invenzioni propagandistiche, ma senza entrare in ulteriori dettagli sul reale svolgimento dei fatti e senza precisare se il presunto “permesso all’espatrio” per i rappresentanti del NASA esista o meno nella realtà.
L’atmosfera si era già fatta rovente nella prima mattinata quando Raila Odinga ha comunicato ai media che gli agenti di polizia assegnati alla sua protezione, a quella di Kalonzo Musioka candidato alla vicepresidenza, e delle loro rispettive famiglie, era stata bruscamente interrotta e senza alcun preavviso. “Mi sono alzato dal letto per scoprire che la mia scorta e quella del mio vice Kalonzo era scomparsa – ha detto il leader del NASA – la scorta ci spetta per diritto di legge, non per il comando o la simpatia di Uhuru Kenyatta.”
Il portvoce della polizia, George Kinoti, ha comunque respinto le accuse, dchiarando che gli agenti assegnati alla protezione dei leader del NASA, non sono stati rimossi, ma semplicemente ridotti nel numero, come sarebbe avvenuto per tutti i rappresentanti politici e non solo per quelli del partito di Odinga. “Andate a vedere davanti alle loro case – ha detto l’ufficiale ai giornalisti presenti – e guardate con i vostri occhi se gli agenti di guardia ci sono o no.”
Queste tranquillizzanti dichiarazioni non sembrano comunque condivise dai partiti di opposizione che tramite i loro legati hanno posto un ultimatum al governo perché ripristini il servizio di sicurezza esattamente com’era entro 24 ore, o avrebbero avuto a che fare con “massiccie proteste popolari”. Il presidente del partito ODM (Orange Democratic Movement), John Mbadi, che fa parte dell’alleanza NASA, ha a sua volta annunciato che riterrà “personalmente responsabile Uhuru Kenyatta, per qualsiasi cosa dovesse accadere ai nostri leader.”
In questo estenuante scenario di acidi rimbotti, dispetti e ritorsioni, che hanno spesso il sapore di controversie infantili, cio che stride con una visione razionale del grave e disastroso stallo politico in atto, è anche il modo in cui reagisce la popolazione del Kenya. A parte gli uomini d’affari che vivono il momento con reale e sofferta angoscia, intervistando persone, di vari strati sociali e di diverse simpatie politiche, quasi nessuno, soprattutto tra i più indigenti, parla di cose relative al loro vivere, ai bisogni essenziali, alle infrastrutture, alla sanità, alla scuola. Tutti, invece, si sperticano a sostegno del proprio leader, evidenziando quante cattiverie ed ingiustizie il “poveretto” si trovava a subire per colpa dei biechi avversari. Tutto questo non può, ovviamente, che portare acqua al mulino del “dividi ed impera”, perla di sagezza, eternamente attuale, dell’antica Roma.
Franco Nofori
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