Dal nostro Corrispondente
Franco Nofori
Mombasa, 25 settembre 2017
Malgrado tutti parlino di non violenza e di pace, i fatti quotidiani che avvengono nel paese contraddicono sfacciatamente questi intenti. Il Procuratore Generale del Kenya, Keriako Tobiko, ha aperto un’inchiesta a carico dell’IEBC (la Commissione Elettorale Indipendente), sospettata di aver manipolto i risultati dell’8 agosto per favorire la vittoria del presidente uscente Uhuru Kenyatta, il quale, dal canto suo, aveva già qualche giorno prima, accusato la Corte Suprema (a caldo definita: gang di criminali) di aver effettuato un colpo di Stato, annullando il risultato elettorale, per far salire al potere Raila Odinga.
Mentre su ordine della Procura, la polizia e l’Autorità anti-corruzione hanno avviato indagini sulla commissione posta sotto accusa, vi è stato oggi l’annuncio che il capo dela polizia, William Saiya, è stato rimosso dall’incarico e rimpiazzato da Noor Cabow, quale misura atta ad assicurare un più trasparente svolgimento del voto che, dalla data originariamente prevista al 17 ottobre, è stato spostato al 26 ottobre.
Non occorre un quoziente intellettivo da record per concludere, almeno stando a quanto dichiarato in occasione di questa nomina, che, se ci si aspetta che Noor Cabow fornisca garanzie per “un più trasparente svolgimento del voto”, ciò significa che, il capo destituito, William Saiya, tali garanzie non era in grado di fornirle.
Raila Odinga, comunque, continua a reiterare che “con questa commissione elettorale corrotta e faziosa” lui non intende assolutamente andare al voto. Un altro allarmante fatto è stato riportato poche ore fa dalla stampa locale. Geoffrey Mosoku, del quotidiano Standard, riferisce che la polizia, probabilmente a seguito del recente ordine della Procura Generale, ha intercettato, nella sera di matedì scorso, un autocarro con duecentomila sacchi contenenti documenti elettorali di pertinenza dell’IEBC, che stavano per essere trasferiti dalla sede della Commissione ad una residenza privata.
La polizia, insospettita dai numerosi viaggi compiuti dall’autoccaro, tra la sede IEBC e la palazzina familiare, ha bloccato il mezzo e una volta accertato il contenuto, l’ha posto sotto sequestro. Il Signor Omondi, titolare della Hopeland Advertizing & Design Ltd. è intervenuto sul luogo del sequestro spiegando agli inquirenti che la sua azienda era stata appaltata dall’IEBC con un tender di circa settecentomila euro, per la distribuzione del materiale elettorale e che lo stoccaggio del materiale in quella residenza rispondeva solo ad una necessità di spazio.
Tuttavia questa spiegazione non ha soddisfatto gli investigatori che hanno mantenuto il veicolo sotto sequestro rilevando che non esisteva alcuna autorizzazione formale a che quel trasferimento avvenisse verso una residenza privata e che, comunque, trattandosi di documenti sensibili, quel trasferimento avrebbe dovuto avvenire con una scorta che ne garantisse la sicurezza.
Dopo le dimostrazioni della scorsa settimana, promosse dal Jubilee di Uhuru Kenyatta, che hanno creato gazzare in varie parti del paese e in particolare davanti ai cancelli delle Corte Suprema a Nairobi, con aperte minacce ai giudici che la compongono, ieri c’è stato l’ennesimo massacro tribale a Narok tra la comunità Masai e quella dei Kipsigis, entrambe di etnia nilota. Sul campo sono rimasti sette morti. Si tratta di due tribù dedite alla pastorizia, da sempre antagoniste per l’accesso ai pascoli. Gli scontri sarebbero quindi il frutto di ataviche rivalità, non politicamente motivate, così come la decapitazione avvenuta ieri di tre militari kenyani ad opera di Al Shabaab nel villaggio somalo di Jillib dove gli sventurati kenyani erano detenuti.
Tutti questi drammatici eventi, connessi o meno alla controversa questione politica in atto, giocano tuttavia un deprecabile ruolo nel creare un acuto senso di instabilità e di insicurezza sia nella popolazione locale che negli investitori esteri. Se a questo si aggiunge la sempre più precaria situazione della cassa di Stato, ne consegue che il Kenya rischia di dover pagare lunghi e dolorosi effetti, soprattutto a scapito dei suoi cittadini più indigenti.
Franco Nofori
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