Franco Nofori
Mombasa, 20 settembre 2017
Pare senza fine l’estenuante saga delle elezioni presidenziali in Kenya. La società francese Morpho incaricata dall’IEBC (Commissione elettorale) per la messa a punto del sistema informatico che dovrà eleborare i voti in arrivo dai vari seggi, si è oggi dichiarata nell’impossibilità di completare l’incarico entro la prevista data del 17 ottobre. “Non si tratta solo di una messa a punto – ha precisato un portavoce della Morpho – ma di una completa re-installazione dell’intero programma. Un lavoro imponente che non può essere concluso nelle poche settimane che sono state ipotizzate.”
Una prima previsione, peraltro non ancora confermata, indicherebbe nel 26 ottobre la nuova data prescelta. Nel frattempo, in un suo intervento di domenica scorsa, trasmesso dai network locali, il leader del NASA (National Super Alliance) Raila Odinga, ha detto testualmente: “Questa Commissione elettorale si è squalificata per la scorretta gestione dei risultati dell’8 agosto, pertanto non ci saranno altre elezioni in Kenya finché la stessa commissione manterrà l’incarico”. Una dichiarazione alquanto ambigua che non lascia chiaramente intendere a cosa prelude; un invito ai propri sostenitori affinchè non vadano a votare? Oppure il richiamo a dar vita a dimostrazioni volte a che la commissione sotto accusa venga ricostituita?
Nel dubbio, il candidato antagonista alla vice-presidenza del partito Jubilee, William Ruto, ha voluto leggere nelle parole di Odinga, l’intenzione di organizzare un colpo di stato per poter prendere il potere, scavalcando il processo elettorale. Un giudizio probabilmente eccessivo che non può che gettare altra benzina sull’infuocato dibattito politico, già costellato di denunce, ricorsi, contro-ricorsi e disinvolte defezioni da uno schieramento all’altro dei vari candidati alle cariche regionali.
Tra minacce di arresto per sobillazione popolare, compromissione delle attività turistiche e degli investimenti esteri, Raila Odinga dovrà anche vedersela con la società Morpho che ha fornito i propri servizi informatici all’IEBC. Odinga ha infatti pubblicamente accusato la Morpho di essere collusa con chi ha perpetrato le manipolazioni del risultato elettorare a seguito della prima chiamata alle urne dell’8 agosto. Un indignato Frederic Beyer, dirigente esecutivo dell’azienda francese, ha denunciato per diffamazione Odinga presso ben quattro sedi giudiziarie: i tribuali di Parigi, Londra, Washington e Nairobi. “Non intendiamo – ha detto l’alto dirigente – diventatare il capro espiatorio delle controversie politiche del Kenya e non accettiamo che la reputazione della nostra azienda e quella dei suoi dipendenti, venga offesa da accuse gratuite e del tutto infonadate.”
Dal canto loro centinaia di sostenitori del Jubilee party di Uhuru Kenyatta, questa mattina sono scesi in piazza a Nairobi, Nakuru, Kikuyu, Nyeri ed Eldoret per dimostrare contro la decisione presa venti giorni fa dalla Corte Suprema del Kenya di annullare il risultato elettorale dell’8 agosto che vedeva vincente il presidente in carica. Nella capitale i dimostranti hanno premuto contro i cancelli della massima istituzione giudiziaria del paese scuotendoli violentemente senza che la polizia intervenisse in modo efficace per disperderli.
“Maraga ci ha rubato la vittoria e deve andarsene!” Urlavano i dimostranti. Maraga è l’attuale presidente della Corte Suprema che ha pronunciato la sentenza di annullamento, sentenza che era stata raggiunta con il voto di quattro giudici su sei. L’accusato ha immediatamente reagito convocando una conferenza stampa nella quale ha giudicato intollerabile il tentativo di intimidire il massimo organo garante della giustizia costituzionale del paese. “Se non si vuole più che esista una Corte Suprema – ha detto – basterà indire un referendum popolare che la abolisca. Ma fino ad allora questa Corte continuerà a svolgere il suo mandato nel pieno rispetto delle norme costituzionali.”
Poiché sono esplose a cosi grande distanza dalla sentenza di annullamento, è oggettivamente difficile poter definire “spontanee” queste dimostrazioni, ma anche volendolo fare, si sarebbe subito smentiti dal fatto che sono scoppiate simultaneamente in varie città del paese, in molte delle quali, a guidare i dimostranti, vi erano personalità di rilievo del Jubilee, come a Nakuru dove lo stesso governatore Lee Kinyanjui, capeggiava la folla insieme al membro del parlamento David Gikaria. I tumulti hanno prodotto blocchi stradali con parecchi contusi.
Il percorso democratico, in Kenya, appare quindi ancora troppo costellato di ostacoli e segnato da una ben scarsa sensibilità verso le norme della legge e del diritto. Del resto che altro ci si potrebbe aspettare quando i due massimi contendenti al potere mettono il loro totale impegno perché ciò avvenga? Mentre Raila Odinga definisce “Corrotti e inaffidabili” i membri della Commissione Elettorale, il suo avversario Uhuru Kenyatta gli fa eco affermando che i giudici della corte suprema sono una “Gang of crooks”, una banda di criminali.
Franco Nofori
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