Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 15 settembre 2017
Durante una manifestazione che si è svolta il 13 settembre a Boké, città nella regione mineraria nel nord-ovest della Guinea, un dimostrante è stato ucciso dalle forze dell’ordine, che lo hanno colpito alla testa con una pallottola. Un altro ragazzo è morto in ospedale il giorno seguente a causa delle lesioni riportate e molte altre persone sono state ferite: tra loro anche tre gendarmi e due poliziotti.
La popolazione esasperata, era già scesa nelle piazze il giorno precedente. In modo civile e assolutamente pacifico, reclamava semplicemente diritti elementari come il ripristino dell’acqua corrente e dell’elettricità e lavoro per i giovani.
Nella regione si trovano i due terzi dei giacimenti di bauxite della Guinea, ma come accade quasi sempre in questi casi, le miniere non portano alcun benessere alla popolazione. Anzi, oltre ad essere affamati più di prima, i residenti devono vivere con l’inquinamento causato dagli scavi e dalla lavorazione delle rocce. I guadagni non vengono investiti nemmeno parzialmente in infrastrutture o altro nelle aree circostanti. “Siamo allo stremo, abbiamo fame, siamo stanchi di promesse mai mantenute – ha fatto sapere un giovane ai reporter. Aggiungendo: – Siamo già scesi in piazza pacificamente martedì, mentre mercoledì mattina abbiamo trovato uno spiegamento delle forze dell’ordine ovunque nelle strade di Boké”.
I giovani, innervositi dalla presenza degli uomini in divisa, hanno commesso atti di vandalismo e polizia e militari hanno risposto con l’uso della forza. Dapprima con gas lacrimogeni e manganellate, poi sono passati alle pallottole vere. A maggio, durante una manifestazione analoga nella capitale Conakry, sono state ferite almeno cinque persone perché protestavano contro l’interruzione dell’erogazione di acqua e corrente elettrica.
Secondo alcuni testimoni, la città è rimasta paralizzata per tutto il giorno e gli spari si sentivano fino alla sera tardi. Siba Lohalamou, governatore della regione, un generale, ha fatto sapere che le autorità del luogo avevano chiesto pazienza e comprensione alla cittadinanza. Secondo Lohalamou, la centrale di Boké avrebbe subito un guasto i primi del mese e l’amministratore della società elettrica della ex colonia francese avrebbe promesso di far riparare i danni quanto prima. Ma della mancanza di lavoro, della fame, della miseria della popolazione il governatore non ha fatto cenno alcuno. Difficile aver pazienza quando la pancia reclama cibo. La fame non perdona.
Malgrado le infinite ricchezze del sottosuolo – oro, diamanti, minerali di ferro, bauxite – oltre la metà della popolazione – poco più di dodicimilioni di persone – vive al di sotto della soglia della povertà, vale a dire con meno di un euro al giorno. La mortalità infantile è ancora piuttosto alta e riflette il sistema sanitario precario. L’aspettativa di vita è molto bassa: cinquant’anni per le donne e quarantotto per gli uomini.
Nel recente passato l’ex colonia francese è stata tra i tre Paesi maggiormente colpiti dal virus ebola, anzi l’ondata di questa epidemia ha avuto inizio proprio in Guinea nel dicembre 2013 e si è propagata dopo poco tempo in Liberia e Sierra Leone; questi tre Paesi hanno registrato il novantanove percento dei morti per ebola. Il terribile virus killer ha ucciso oltre 11.300 persone. L’epidemia ha messo in ginocchio la già precaria economia del Paese, che stenta a riprendersi.
La gente è stanca, inizia a ribellarsi, scende nelle piazze per farsi ascoltare. Ma il presidente Alpha Condé non apprezza il dissenso. (http://www.africa-express.info/2016/03/30/guinea-al-presidente-non-piace-chi-protesta-condannati-cinque-sindacalisti/). Condé è stato eletto alla massima carica dello Stato nel 2010 ed è stato riconfermato durante la tornata elettorale del 2015. Non si esclude che Condé possa decidere di candidarsi per un terzo mandato nel 2020, ma in tal caso bisognerebbe chiamare alle urne la popolazione per un referendum per cambiare la Costituzione, che prevede solamente due mandati consecutivi.
Poco più di un mese fa decine di migliaia di persone hanno protestato nella capitale Conacry proprio contro un eventuale terzo mandato ma anche perché il governo non ha mantenuto gli accordi politici siglati nell’ottobre 2016 tra Condé e l’opposizione. Nel trattato erano previste quanto prima anche elezioni locali, ma la promessa non è stata mantenuta e il test elettorale è stato rinviato.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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