Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 10 settembre 2017
La Southern African Development Community regional body (SADC, la Comunità di sviluppo per l’Africa meridionale) sta inviando truppe speciali dal Sudafrica, Mozambico e Angola nel piccolo regno di Lesotho, un’enclave nel Sudafrica, per mantenere l’ordine e indagare sull’uccisione di Khoantle Motsomotso, il capo dell’esercito.
Motsomotso è stato ammazzato brutalmente nelle baracche militari nella capitale Masero martedì scorso da altri due ufficiali, uccisi a loro volta durante la sparatoria. Il fatto è stato confermato dal ministro della Difesa di Lesotho, Sentje Lebona. I due ufficiali che hanno assassinato Motsomotso, erano sospettati di essere coinvolti anche nell’uccisione del precedente capo dell’esercito, Maaparankoe Mahao, fatto che risale al 2015.
Mahao era un oppositore dell’élite militare, nonché del precedente regime guidato da Pakalitha Mosisili, ma un alleato dell’attuale primo ministro.
Per anni la SADC ha cercato di rafforzare e di potenziare una governance democratica nell’enclave, ma pare ormai evidente, e questo lo dimostrano le violenze di questi giorni, che le lotte di potere tra militari e politici non sono ancora finite. E Mafa Sejanamane, un ricercatore di scienze politiche dell’università nazionale del Lesotho, ha evidenziato che il problema della politicizzazione dell’esercito persiste da quando il piccolo regno ha ottenuto l’indipendenza nel 1966 dalla Gran Bretagna.
L’attuale primo ministro Thomas Thabane, si è fatto parecchi nemici dalla sua ultima elezione nello scorso giugno, dopo aver annunciato pubblicamente di voler effettuare delle riforme militari, come lo aveva appunto raccomandato la SADC.
Il piccolo Regno non riesce a trovare una stabilità politica. Basti pensare che tre anni fa, un colpo di Stato ha costretto il primo ministro, che anche allora era Thabane, alla fuga in Sudafrica (http://www.africa-express.info/2014/08/30/colpo-di-stato-lesotho-il-primo-ministro-fuga-sudafrica/). Nel marzo 2015 sono seguite nuove elezioni generali, ma nel giugno di quest’anno la popolazione è stata nuovamente chiamata alle urne. Il re Letsie III – Lesotho è una monarchia parlamentare – aveva sciolto l’Assemblea nazionale e indetto una nuova consultazione elettorale, perché il primo ministro, Pakhalita Mosisli, era stato sfiduciato dal Parlamento.
E’ la terza tornata elettorale dal 2012 (http://www.africa-express.info/2017/06/05/caos-elettorale-lesotho-due-agguerriti-ultrasettantenni-si-contendono-la-leadership/). Queste ultime elezioni sono state vinte da Thabane e dal suo partito, l’ All Basotho Convention (ABC). Erano all’opposizione durante la precedente breve legislatura capeggiata da Mosisli.
Il clima che si respira nel Paese non è sereno. Basti pensare che solo un paio di giorni prima del giuramento di Thabane è stata assassinata sua moglie, Lipolelo Thabane, mentre stava tornando a casa in macchina con un’amica. Allora si temeva che potessero scoppiare altre violenze e disordini.
Il regno del Lesotho (che in bantu significa: il popolo che parla la lingua sothu), è una monarchia parlamentare. I rapporti tra il re Letsie III, i partiti e l’esercito sono fragili, ma stabili. Il Paese conta poco più di due milioni di abitanti e il 40 per cento della popolazione vive con meno di 1,25 dollari al giorno. La maggior parte è cristiana, il 15 per cento animista, mentre solo il 5 per cento è musulmana. Economicamente è uno dei Paesi meno sviluppati al mondo; la sua economia dipende quasi esclusivamente dal Sudafrica.
Il tasso di propagazione del virus HIV è uno tra i più alti del mondo: un abitante su tre (compresi donne e bambini) ne è affetto.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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