Béatrice Atallah, ministro degli Affari esteri del Madagascar
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 6 settembre 2017
Lo scorso 23 agosto l’UNCR, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati , tramite il suo ufficio regionale in Sudafrica, ha chiesto al Madagascar di impegnarsi nell’aiuto umanitario ai rifugiati con lo studio e la realizzazione di soluzioni di accoglienza per i richiedenti asilo. L’UNHCR ha precisato che finanziamenti per la realizzazione dei progetti sarebbero a disposizione. Secondo un quotidiano malgascio, il governo avrebbe già preso degli accordi con quello turco per accogliere rifugiati siriani. Una fonte ben informata avrebbe rivelato al giornale che le strutture per i profughi dovrebbero sorgere nella zona RN2 della capitale Antananarivo e sarebbe già stato dato l’incarico per la loro costruzione ad una società immobiliare.
La richiesta da parte dell’UNHCR al governo del Madagascar ha lasciato perplesso in molti. Trattandosi di uno Stato insulare, finora non ha avuto richieste o domande d’asilo, anche perché si trova assai distante dai conflitti attualmente in atto.
L’appello dell’UNHCR comprende anche un secondo progetto con relativi finanziamenti: prevenzione e interventi per i casi di apolidia. Il ministro degli esteri malgascio, Béatrice Atallah, è apparsa un po’ stizzita e ha fatto sapere che il Paese non è assolutamente tenuto a soddisfare la richiesta dell’UNHCR. “Siamo uno Stato sovrano, saremo noi a decidere se accogliere i rifugiati. L’ONU non ha alcun mandato, non dispone dell’autorità, del potere decisionale di imporci l’accoglienza di rifugiati per motivi politici o umanitari”, ha aggiunto il ministro.
Durante un vertice umanitario mondiale tenutosi a Istanbul nel maggio 2016, l’ONU aveva chiesto ai suoi Stati membri di rendersi disponibili per l’accoglienza dei profughi. Per il contesto socio-economico in cui vige lo Stato insulare, i rappresentanti del Madagascar non avevano posto al loro firma sull’accordo.
Attualmente il 90 per cento della popolazione vive al di sotto della soglia della povertà (calcolata su una base di 1,90 dollari al giorno) e il Madagascar è il Paese che, dopo la Corea del Nord, ha accesso al minor contributo internazionale con soli 24 dollari all’anno per abitante.
L’opinione pubblica accusa Hery Rajaonarimampianina e il suo governo di accettare tutto, pur di far quadrare il povero bilancio. Una guerra tra poveri, ovviamente, come succede un po’ ovunque nel mondo. I più agguerriti chiedono case per la popolazione residente, perché sono davvero in molti qui a dormire per strada e sotto i ponti. La povertà e la disperazione si respirano in ogni angolo.
I malgasci sono invitati ad esprimere la loro opinione sull’accoglienza dei rifugiati su un sito nei social network, lanciato da un quotidiano locale.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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