Franco Nofori
Mombasa, 3 settembre 2017
Ennesimo tributo di sangue della polizia kenyana versato questa mattina in una chiesa cristiana di Ukunda, sulla costa sud del Kenya. Quattro terroristi, che il comandante regionale di polizia, Larry Kieng, ritiene appartenenti al gruppo Al Shebab hanno fatto fuoco con una sventagliata di mitra sui due agenti di guardia all’ingresso di una chiesa anglicana, uccidendoli entrambi. Uno e morto sul colpo mentre l’altro è deceduto poco dopo nell’ospedale in cui si stava tendando di rianimarlo. Gli aggressosi sono poi fuggiti a bordo di motociclette dopo essersi impossessati dei due fucili mitragliatori AK47 in dotazione alle vittime.
Ukunda è una localita ben nota ai turisti europei, perché rappresenta il punto di passaggio obbligato per accedere ai lussuosi resort di Diani, la prestigiosa località balneare, anche chiamata “Seconda Malindi” per la nutrita presenza di italiani e amata soprattutto dai connaziinali residenti a Nairobi che la scelgono per le loro vacanze, preferendola alle località della costa nord da loro – e da sempre – un po’ snobbate per le non qualificate presenze che, a loro dire, le popolano.
Ciò che, ancora una volta, stupisce di questo attacco, l’ultimo di una lunga serie, che solo tra le forze di sicurezza, ha finora prodotto oltre un centinaio di vittime. E’ la scarsa capacità di reazione degli agenti che quasi sempre hanno la peggio nei confronti dei terroristi. E’ stato certamente opportuno, mettere delle gurdie armate agli ingressi delle chiese cristiane, visto che queste sono tra i più ambiti bersagli del fondamentalismo islamico, ma occorre prepare forze che siano convenientemente addestrate, vigili e pronte a reagire fulmineamente.
Tutti gli italiani almeno quarantenni, che come tali hanno assolto l’obbligo al servzio di leva, ricorderanno con quale pignoleria il sott’ufficiale istruttore imponeva di impugnare le armi durante il servizio di guardia. Dovevano essere immediatamente pronte a far fuoco e sistemate in modo tale da non poter essere strappate via da un male intenzionato. Quando si osservano, in Kenya, gli agenti di scorta alle banche ai furgoni portavalori, li si vedono sempre stravaccati e intenti a sghignazzare tra loro, mentre le armi sono tenute per la canna ed appoggiate al suolo come ramazze, se non ddirittura sistemate contro un muro. Difficili essere pronti ad una reazione in queste condizioni.
In un Paese già sotto forti tensioni per l’ennesimo pasticciaccio elettorale che rimanderà tutti alle urne entro due mesi, i continui attacchi di al Shebab non possono che esacerbare di più una situazione già in ebollizione e sono in molti a chiedersi quanto sia oppotuno che il Kenya continui, visti gli scarsi risultati finora ottenuti, a mantenere una forza militare in Somalia, se il costo di questa presenza, che ormai si protrare da sei anni, ha un prezzo così alto in vite umane. Questo senza voler contare l’acuta percezione di pericolo avvertita in Occidente, che induce a scegliere altri lidi vacanzieri.
Su tutta la costa sud, la polizia ha ora disposto numerosi posti di blocco ed effettuato diverse perquisizioni, in automezzi e abitazioni, ma fino al momento in cui scriviamo non risulta sia ancora stato rinvenuto nulla che possa collegarsi all’aggressione di questa mattina. Se non altro, la presenza dei due agenti all’ingresso, ha scongiurato un incursione dei terroristi all’interno della chiesa, cosa che avrebbe certamente provocato ben più tragici effetti.
Franco Nofori
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