Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 31 agosto 2017
Paul Biya, presidente del Camerun, ha ordinato ieri la sospensione, con effetto immediato, dei procedimenti giudiziari ancora pendenti contro tre leader della minoranza anglofona, accusati di “atti di terrorismo”.
In seguito ai disordini scoppiati lo scorso novembre, Nkongho Felix Agbor, avvocato, Fontem Aforteka’a Neba, professore universitario, e l’ex magistrato Paul Ayah Abine, esponenti di Cameroon Anglophone Civil Society Consortium (Cacsc), movimento che era stato messo al bando a gennaio dalle autorità camerunesi, sono stati arrestati con accuse pesanti dopo aver indetto uno sciopero generale.
Tali misure, come si legge nel testo rilasciato dalla presidenza, dovrebbero essere estese anche nei confronti di altre persone coinvolte negli scontri che si sono verificati in questi mesi nelle due regioni anglofone del Paese situate nel sud-ovest e nel nord-ovest.
Sono una trentina gli attivisti camerunesi anglofoni accusati di aver partecipato ad atti di terrorismo, ostilità contro la patria e ribellione, in seguito alle proteste iniziate nel novembre dello scorso anno (http://www.africa-express.info/2016/11/23/camerun-proteste-degli-anglofoni-che-si-sentono-emarginati-rispetto-ai-francofoni/) contro l’emarginazione della minoranza di lingua inglese, che rappresenta il venti per cento della popolazione, stimata a ventidue milioni di cittadini. Lo sciopero degli avvocati dapprima, seguita da quello degli insegnanti, è infine degenerato in una crisi socio-politica nelle due regioni. In molti avevano chiesto il ritorno al federalismo, pochi altri erano favorevoli alla scissione. Proposte che Yaoundé ha rigettato duramente e per tre mesi il governo centrale ha isolato i ribelli anche tagliando internet.
Il Camerun ha dieci Regioni autonome, otto delle quali sono francofone. Solamente nelle due si parla l’inglese. All’inizio del ‘900 il Paese era una colonia tedesca. Dopo la prima guerra mondiale nel 1919, è stata divisa tra i francesi e gli inglesi, secondo il mandato della Lega delle Nazioni. La parte francese era molto più ampia e aveva come capitale Yaoundé, mentre quella inglese comprendeva la Nigeria e si estendeva fino al Lago Ciad, con capitale Lagos. Gli inglesi erano poco presenti in questa regione, perché la loro attenzione era concentrata sui territori dell’attuale Nigeria.
Con l’indipendenza, ottenuta nel 1961, le due sezioni inglese e francese sono state riunite per formare un unico Stato, l’attuale Camerun, ma le parti hanno sempre mantenuto un alto grado di autonomia.
Ieri Samira Daoud, vicedirettore di Amnesty International per l’Africa centrale ha sottolineato che i componenti del movimento, rimasti in galera per sei mesi e più non sarebbero mai dovuti essere arrestati; stavano semplicemente organizzando manifestazioni pacifiche. Tuttavia Daoud considera la loro liberazione un fatto importante da parte delle autorità del Paese. “Va comunque ricordato – ha scritto il vicedirettore di Amnesty per l’Africa centrale nel suo appello – che nelle prigioni camerunesi languono ancora altre persone, condannate con false accuse in relazione a minacce alla pubblica sicurezza. Tra loro anche Fomusoh Ivo Feh e due suoi amici, che devono scontare una pena detentiva di dieci anni per aver scambiato privatamente dei messaggi scherzosi sui Boko Haram. E Aboubakar Siddiki, leader del partito Mouvement patriotique du salut camerounais e Abdoulaye Harissou, un famoso notaio, sono rimasti in galera per ben tre anni senza processo, solo con accuse false, montate ad arte”.
In un comunicato il segretario generale della presidenza della Repubblica, Ferdinand Ngho Ngho, ha sottolineato che l’atto firmato dal presidente è solo una delle tante azioni prese dalle autorità, per riportare la pace e la serenità nelle zone anglofone. Quest’ultima iniziativa di Yaoundé coincide con il rientro scolastico ipotetico nelle due regioni in questione. Gli attivisti rimasti in libertà hanno decretato di voler continuare a sfidare lo strapotere del governo centrale e secondo alcune informazione locali le iscrizioni per il nuovo anno scolastico sarebbero ad un punto morto, malgrado le molteplici iniziative promosse dalle autorità competenti.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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