Africa ExPress
Niamey, 30 agosto 2017
Il Niger è in stato d’allerta. Lo scorso fine settimana un nubifragio si è abbattuta sulla capitale e il suo hinterland. Le autorità comunali hanno fatto sapere che nel giro di poche ore sono cadute cento millimetri di pioggia. Sono state colpite in modo particolare le periferie e migliaia di persone sono state evacuate a cause di forte inondazioni che ne sono seguite. Sono crollate case e muri, seppellendo anche un padre con i suoi figlioli.
Soumana Ali Zataoua, governatore della regione di Niamey, e Abdoulaye Bako, direttore della protezione civile nazionale, hanno invitato le persone di abbandonare le loro case nelle zone allagate. Bako ha fatto notare che la zona vicino al letto del corso d’acqua Gountou-Yéna, in secca da tempo immemorabile, è particolarmente colpita. Il fiume, situato proprio al centro della capitale, si sta appropriando dei suoi diritti. La natura non fa sconti.
Sempre secondo il direttore della protezione civile nazionale, la cause delle inondazioni sarebbero i canali di scolo perennemente ostruiti.
La gente è disperata, molti hanno perso tutto, la casa, i loro averi e i soldi. Non sa dove andare. Non esistono nè un piano di evacuazione, tantomeno centri di accoglienza. Le autorità hanno suggerito alla popolazione colpita di rifugiarsi temporaneamente nelle scuole. Il governo ha promesso di provvedere quanto prima all’approvvigionamento di cibo, mentre le Organizzazioni Non Governative porteranno coperte, brandine e quant’altro.
Da giugno ad oggi sono morte quarantaquattro persone e sessantottomila sono state colpite in tutto il Paese a cause delle forti piogge. Le Nazioni Unite in maggio ha avvisato le autorità nigerine del rischio di nuove inondazioni e il governo insieme ai suoi partner aveva fatto sapere di aver elaborato un piano di sostegno per 6,5 milioni di dollari. Evidentemente tali misure non sono ancora state messe in atto.
Lo scorso anno le zone di Agadez e Tahoua erano ugualmente state colpite da forti inondazioni. Allora erano morte una cinquantina di persone, centocinquantamila hanno dovuto abbandonare le loro abitazioni. Ed ora un nuovo disastro nella capitale, che conta oltre un milione di abitanti e nessun piano di emergenza era pronto sul tavolo dei responsabili. L’Unione Europea forse dovrebbe investire nello sviluppo dei Paesi africani e non nella sicurezza. Le popolazioni già tanto provate necessitano di futuro, non di armi.
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