Massimo A. Alberizzi
Nairobi, 13 agosto 2017
Raila Odinga e la NASA, la National Super Alliance che lo sostiene, hanno proclamato per domani uno sciopero generale. L’appello a disertare il lavoro è stato lanciato oggi dallo stesso candidato alla presidenza durante una visita in tre slam della capitale: Kibera, Mathare e Kasarani: “Domani – ha detto il leader dell’opposizione – sarà un giorno di lutto per i patrioti caduti”. Il riferimento è alle persone uccise ieri dalla polizia il cui numero non è chiaro ma che è certo superi la trentina.
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Raila Odinga arriva nello slam di Kibera
Questa frase Raila l’ha pronunciata una prima volta nel comizio che ha tenuto a Kibara e una seconda volta a Mathare, prima di entrare nel palazzo che al quarto piano ospita l’appartamento sul cui balcone è stata ammazzata da un proiettile vagante una bambina di 9 anni.
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Tra un tumulto di folla pressante Raila Odinga comincia il suo comizio a Kibera
Quando Raila e i suoi collaboratori e militanti hanno lasciato Mathare, è il corteo di automobili è rientrato verso il centro di Nairobi, è scoppiato il finimondo. Risse, bagarre, e scontri tra la opposite fazioni. Ed è esplosa la rabbia tribale: un kikuyu è stato picchiato a sangue ed è rimasto senza vita sul selciato. Un luo massacrato di botte si è salvato solo perché creduto morto. E’ finito in coma all’ospedale.
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A Mathare dove ieri la polizia ha ucciso una bimba di 9 anni
Per acclamare il loro leader la popolazione di Kibera è salita sui tetti, sugli alberi, si è affacciata dai balconi. Ma tanti sono corsi in strada formando un improvvisato corteo. Probabilmente Raila ha voluto tener conto anche dei desideri della comunità internazionale che gli aveva chiesto di calmare o comunque non esacerbare gli animi, sollecitando i suoi sostenitori “a non lasciare la propria casa”. “Non andate a lavorare, martedì con una annuncio vi comunicheremo come intendiamo procedere nelle nostre proteste. State comunque tranquilli che non ci faremo derubare una terza volta della nostra vittoria”.
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Il racconto degli incidenti di ieri a Mathare
“Kenyatta aveva chiaramente detto prima delle elezioni che non avrebbe mai lasciato il potere. E infatti è quello che ha fatto. Ma noi non lo permetteremo. Aspettate martedì che vi faremo sapere”, ha spiegato alla folla che lo circondava scandendo slogan: “Kenyatta must go” (Kenyatta deva andarsene) e “No Raila, no peace” (non ci sarà pace senza Raila). I pochi giornalisti occidentali presenti sono stati trattati da amici cui chiedere sostegno: “Voi siate la nostra speranza – ha commentato una signora – . Stampa e televisioni locali sono controllate dal governo e propinano notizie false e tendenzione”.
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La manifestazione di oggi a Mathare prima del tragico linciaggio di due persone
Lo sciopero generale annunciato per domani non promette niente di buono. La comunità internazionale, che con un certo veloce cinismo si è affrettata a benedire la vittoria di Uhuru Kenyatta nonostante le denunce circostanziate di brogli, sta ancora a guardare.
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La visita di Raila nello slam di Kasarani
Il tentativo di Uhuru è chiaro: bloccare il Paese a oltranza finchè qualcuno non gli sarà retta e allora si andrà a sedere tutti assieme a un tavolo dove trattare il futuro del Kenya. Ma prima di arrivare a questo punto si rischia di collezionare un buon numero di morti e feriti. Raila non sente ragioni, si considera derubato per la terza volta della poltrona di presidente e non intende mollare l’osso.
Domani capiremo come sarà andato questo sciopero generale e se Raila potrà contare su un buon numero di sostenitori, tanti da permettergli di insidiare veramente il posto di Uhuru Kenyatta.
Massimo A. Alberizzi
massimo.alberizzi@gmail.com
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