Dal Nostro Inviato Speciale
Massimo A. Alberizzi
Nairobi, 12 agosto 2017
In Kenya un’altra giornata di violenza. L’opposizione fedele al candidato presidente sconfitto alle elezioni, Raila Odinga, ha accusato il governo di aver instaurato uno stato di terrore è ha promesso di ribaltare il risultato del voto definito “vergognoso”. Il bellicoso senatore James Orengo, uno dei leader della NASA (National Super Alliance), dopo aver ammonito la popolazione di stare calma e di accantonate le idee di ricorrere alla violenza, ha spiegato che non è intenzione di Raila di rivolgersi alla Corte Suprema per avere giustizia (“Perché tanto è corrotta e la gestiscono i nostri avversari”).
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Orengo ha poi sostento che le forze di sicurezza hanno ucciso un centinaio di persone tra cui dieci ragazzini. Non ha però fornito prove. Una ragazzina di nove anni è stata uccisa da una pallottola sparata in aria dai poliziotti nello slam di Mathare. Stava giocando sul balcone di casa al quarto piano ed è stata colpita a morte. Mathare era tesissima e gli agenti della sicurezza pattugliavano lo slam per impedire altri incidenti. Stamattina la folla interpellata parlava di 5 persone uccise, compresa la bambina, e 15 giovani feriti picchiati a sangue con manganelli e bastoni. “La Costituzione ci dà il diritto di manifestare. Il governo manda qui gli agenti per impedircelo”, protestava un ragazzo. I video che vi presentiamo sono stati girati a Mathare
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La Kenya National Commission on Human Rights, che si occupa di monitorare il rispetto dei diritti umani nell’ex colonia britannica, parla di “soli” 24 morti dall’inizio della campagna elettorale. Altri scontri si sono verificati a Kisumu e in altre zone del nord del Paese. Calma invece Mombasa e la striscia della costa.
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L’opposizione se da un lato ha chiesto alla popolazione di rimanere calma e tranquilla, dall’altro l’ha invitato a vigilare e a tenersi pronta a manifestare in tutte le città del Kenya. Nei prossimi giorni sono previsti scioperi e boicottaggi.
La crisi keniota non è ancora terminata e molti osservatori temono che il peggio debba ancora venire.
Massimo A. Alberizzi
massimo.alberizzi@gmail.com
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