Dal Nostro Corrispondente
Franco Nofori
Mombasa, 13 agosto 2017
Mentre il vincitore del confronto elettorale, Uhuru Kenyatta, incassa le congratulazioni e gli auguri del premier britannico Teresa May, Raila Odinga, lo sconfitto, resta ben determinato a non essere classificato tale. Oggi, in un discorso tenuto nello slum di Kibera, a Nairobi, che con i suoi 800 mila abitanti, indicato spesso come il più grande del mondo, ha esortato i suoi sostenitori a non accettare il responso emesso dalla Commissione Elettorale (IEBC Independent Electoral and Boundaries Commission) che lo vedrebbe perdente nei confronti del rivale.
“L’IEBC – ha detto – è corrotta ed è complice del Jubelee (il partito al potere, ndr) . Inutile ricorrere nuovamente nei loro confronti, così come è del tutto inutile procedere attraverso la Corte Suprema perché anche quella è al servizio del governo.” Affermazioni indubbiamente pesanti, ma delle quali Odinga appare assoltamente convinto. “Non potete neppure riferirvi a ciò che scrivono i giornali locali perché sono tutti nella mani di Kenyatta – ha aggiunto –. Se volete essere correttamente informati su ciò che sta realmente accadendo nel vostro Paese, dovete leggere la stampa estera.” La stessa stampa estera che, curiosamente, solo ieri è stata aspramamente criticata dalle autorità di sicurezza governative per la diffusione di notizie non veritiere sulla reale situazione del dopo elezioni.
Odinga ha anche esortato i suoi sostenitori a non presentarsi al lavoro domani in segno di rispetto per “gli innocenti cittadini brutalmente uccisi dalla polizia” ed ha rivolto pressanti esortazioni, non solo ai suoi simpatizzanti in Kenya, ma anche a quelli sparsi in ogni parte del mondo, di continuare ad esprimere il loro fermo rifiuto, senza eccedere in violenze, per la “vergognosa espropriazione della vittoria” attuata dalle istituzioni ai danni del NASA. Vedremo domani
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Video girato da Massimo Alberizzi a Kibera al comizio di Raila Odinga
Il quotidiano Star di oggi, nella sua versione online, riferisce un fatto davvero sconvolgente che si sarebbe verificato nella notte di venerdì scorso a Kilo, nei dintorni di Kisumu, città sulle rive del lago Vittoria, roccaforte dell’etnia lui di Raila. A detta della madre, Lenser Achieng, una bambina di soli sei mesi sarebbe stata violentemente colpita alla testa è ridotta in stato di coma. “Alcuni poliziotti – riferisce la donna – hanno lanciato un candelotto lacrimogeno in casa e dopo aver costretto mio marito ad aprire la porta, l’hanno trascinato all’esterno dove è stato picchiato. Poi i poliziotti hanno fatto irruzione in casa ed hanno colpito sia me che la bambina.”
Subito dopo l’accaduto, la piccola è stata portata all’Aga Khan Hospital di Kisumu dove i medici hanno riscontrato gravi emorragie interne e diagnosticato lo stato di coma. Difficile districarsi nel rimpallo di accusa tra polizia e dimostranti.
La polizia, ad esempio, assicura di non aver mai utilizzato, in nessuna occasione, live ammunition (pallottole vere), ma in molti dei filmati diffusi dai media, anche in uno di quelli girati da Massimo Alberizzi per Africa ExPress in questi giorni, i dimostranti mostrano alle telecamere inconfondibili bossoli dell’AK47 che smentirebbero queste affermazioni, del resto è solo di ieri la notizia che una bambina di nove anni, è stata uccisa da una pallottola vagante mentre si trovava sul balcone di casa.
E’ anche innegabile, perché accade ovunque, che nel gruppo dei dimostranti pacifici si inseriscono sempre elementi violenti e facinorosi, che non hanno grandi motivazioni politiche, ma vogliono solo cogliere l’opportunità per sfogare la loro rabbia e saccheggiare tutto ciò che risulta loro possibile. Tuttavia, l’agenzia si stampa francese AFP è uscita oggi con una una nota in cui accusa la polizia del Kenya di disumane crudeltà attuate anche nei confronti di minori.
Raila Odinga, ha annunciato che si incontrerà nuovamente con i suoi sostenitori nella giornata di martedì, quando darà ulteriori informazioni sulle azioni che il partito del NASA intende intraprendere.
Franco Nofori
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