Sandro Pintus
Firenze, 11 agosto 2017
“Stiamo fornendo alla IEBC una soluzione completa e sicura in tempi record per contribuire all’organizzazione e alla consegna dei risultati di queste elezioni. Ringraziamo questa Commissione per averci scelto come partner in questo importante evento democratico per il Kenya”.
Così Anne Bouverot, a.d. e presidente di Safran Identity&Security dopo aver firmato il contratto con il governo di Uhuru Kenyatta per la Independent Electoral and Boundaries Commission, la Commissione elettorale.
Con le parole “soluzione completa e sicura per contribuire all’organizzazione e alla consegna dei risultati di queste elezioni” dovrebbero essere riferite sia al software dell’identificazione della popolazione votante che a quello che prevede la conta dei voti con la consegna dei risultati alla Commissione elettorale.
La IEBC è stata inserita nel 2010 nella Costituzione del Kenya ed è responsabile della conduzione e supervisione delle elezioni e dei referendum e, oltre a vari altri compiti, si occupa anche della soluzione delle controversie elettorali.
Ma nonostante la tecnologia fornita dalla Safran Identity&Security e il forte potere istituzionale della Commissione, da Raila Odinga, del Nasa, candidato dell’opposizione alla presidenza della Repubblica del Kenya, è arrivato l’annuncio della scoperta di brogli elettronici.
Ma chi è la Safran Identity&Security? Fa parte del Safran Group, multinazionale francese quotata in borsa che si occupa di impianti e attrezzature di alta tecnologia nei settori aerospaziale, difesa e sicurezza e molto altro.
Con un fatturato di 15,8 miliardi di euro (2016) impiega 66.500 dipendenti che lavorano nelle 196 sedi, uffici rappresentativi e succursali nei 5 continenti.
Safran I&S è presente in Nord America e in America centrale, in Europa, Africa, Medio Oriente e Australia con 75 uffici. Nel maggio scorso c’è stata la fusione con Oberthur Technologies assumendo il nome provvisorio di OT-Morpho.
Quattordici mila dipendenti in 62 Paesi, ha un fatturato di quasi 3 miliardi di euro. È un’azienda specializzata in sicurezza digitale, identificazione delle impronte digitali, autenticazione biometria, gestione delle identità, controllo delle frontiere, pagamenti e altre aree che riguardano la sicurezza dati.
Per le elezioni nell’ex colonia britannica ha fornito 45mila tablet Morpho che, in 5 settimane, hanno permesso la schedatura 14,3 milioni di kenioti – quasi tre quarti degli aventi diritto al voto – attraverso i 15mila kit per la registrazione dei loro dati biomedici. Da questi dati pare che sia un’azienda che di sicurezza se ne intende.
Ma il nocciolo del problema rimane l’omicidio, dopo orribili torture il 30 luglio scorso, di Chris Msengo, ingegnere informatico vicecapo della commissione elettorale e responsabile dell’organizzazione elettronica delle elezioni.
L’affermazione di Joe Ager, responsabile della campagna elettorale di Raila Odinga, che Msengo è stato torturato e ammazzato per estorcergli la password ed entrare nel sistema con un algoritmo per falsare i dati aggrava una situazione alquanto delicata e potenzialmente esplosiva.
Oggi Marietje Schaake, a capo della missione di osservatori dell’Unione europea ha affermato che non è stato visto alcun segno di manipolazione del voto ma che le affermazioni del Nasa sono gravi e non possono essere ignorate. Per il momento nei disordini si contano 6 morti e questa vicenda delle accuse di brogli elettorali ha tutti i presupposti per degenerare.
Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com
Twitter: @sand_pin
(ultimo aggiornamento: 18 agosto 2017)
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