Franco Nofori
Mombasa, 7 agosto 2017
Resta alta la tensione in Kenya alla vigilia dalle elezioni presidenziali che si terranno domani. Sia l’ambasciata americana che quella canadese, hanno confermato che i due nord americani, arrestati venerdì scorso, sono stati esplusi dal paese, ma non hanno fornito altri dettagli. La stessa sorte è toccata anche ai due ghaniani che, a detta del senatore James Orengo, facevano parte del gruppo di esperti invitati dal NASA per fornire la loro assistenza sul monitoraggio del processo elettorale.
Come rivelato, questa mattina dalle autorità di immigrazione, le ragioni che hanno determinato l’arresto e la conseguante deportazione, riguardano le irregolarità del visto d’ingresso in quanto i quattro erano entrati in Kenya come semplici turisti e pertanto, come tali, non era loro consentito svolgere alcun tipo di attività professionale. Decisione questa che, pur se impeccabile sul piano formale, è apparsa eccessiva ed esclusivamente finalizzata a disturbare le attività pre-elettorali del NASA
Sabato scorso, Orengo, ha intanto rivelato a sorpresa che i quindici incursori che qualche giorno prima hanno fatto irruzione nel quartier generale del NASA devastandolo, sarebbero stati identificati come agenti di polizia in borghese. Di cinque di loro ha anche fatto i nomi. Si tratterebbe dei caporali Charles Ndugu, Leonard Barongo, Lindon Nyaga; del sergente Richard Serem e dell’ispettore capo Francis Kimemia. Dai nomi sembrerebbe proprio che si tratti di kikuyu, ‘etnia del presidente Uluru Kenyatta.
Poche ore dopo il poratvoce della polizia di Nairobi, George Kinoti, ha però seccamente smentito la notizia, escludendo che tale irruzione sia mai avvenuta e l’ha liquidata come una semplice trovata propaganistica del partito di opposizione. “Come mai – si è chiesto il funzionario di polizia – questa irruzione, se è davvero avvenuta, non è mai stata riportata alle forze dell’ordine?”
La denuncia della pretesa irruzione ha suscitato vivaci reazioni negli opposti schieramenti. I sostentori di Raila Odinga gridano allo scandalo paventando gravi manipolazioni sui risultati del voto, mentre quelli a favore del presidente uscente, Uhuru Kenyatta, si scambiano lazzi sui patetici tentativi dell’opposizione di raccogliere i favori dell’elettorato con il continuo ricorso a fandonie.
Comunque sia, giorno dopo giorno, il paese si avvicina al voto in un’atmosfera sempre più incandescente con la cronaca che continua a riportare eventi, veri o presunti, tutt’altro che favorevoli ad instaurare un clima sereno e fiducioso sulla genuinità dell’esito della consultazione. Ad aggiungere ancora più apprensione, è giunta stamane la notizia che la polizia di Kisumu, contea in cui si raggruppa il cuore dei sostenitori di Raila Odinga, ha ricevuto grosse quantità di materiale di pronto soccorso, tra cui centinaia di sacchi per il recupero cadaveri e benché il locale responsabile della sicurezza, Wilson Njenga, abbia stemperato il fatto, atribuendolo ad una normale prassi preventiva, attuata in collaborazione con la Croce Rossa, la diffusione di questa iniziativa ha comunque creato grande preoccupazione tra il pubblico.
Ieri si è chiusa la campagna elettorale ed oggi, lunedì 7, la vigllia del voto, dev’essere il giorno dedicato alla meditazione ed al silenzio perchè ciascuno possa prepararsi serenamente al dovere democratico di eleggere chi dovrà rappresentare e guidare il paese nei cinque anni a venire. Da ogni parte del mondo piovono sul Kenya esortazioni alla calma ed alla pacifica accettazione del risultato.
Franco Nofori
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