Dal Nostro Corrispondente
Franco Nofori
Mombasa, 25 luglio 2017
Il sostituto procuratore del tribunale di Roma, Sergio Calaiotto, ha aperto un’inchiesta sull’effertato omicidio di Maria Laura Satta e e sul grave ferimento subito dal marito Luigi Scassellati.
Nella tarda mattinata di oggi i figli della sfortunata coppia, Stefano e Roberto, sono arrivati a Mombasa. L’incontro con il padre è stato commovente. Sin da quando i genitori avevano acquistato la villetta in Kikambala, i ragazzi l’avevano vista solo in fotografia e non erano mai venuti a spendervi qualche giorno di vacanza, malgrado i ripetuti inviti a farlo. Ora hanno preso alloggio in un hotel di Bamburi e si rifiutano di vedere la casa in cui è avvenuta l’orrenda carneficina.
Stefano Scassellati, il figlio maggiore, Assessore al Commercio del Comune di Mozzanica, in provincia di Bergamo, ha espresso forti sospetti sul giardiniere: “Potrebbe esserci di mezzo la sua complicità – ha riferito in un’intervista all’Eco di Bergamo – visto che il suo compito era di stare sempre in guardia, ma chissà perché, l’unico non coinvolto domenica nell’aggressione è stato lui”. Opinione, questa, condivisa dalla polizia che ha arrestato Lewis, il giardinere appunto, immediatamente al suo arrivo sulla scena del crimine. “Forse lui non ha personalmente partecipato all’aggressione – ha spiegato il comandante distrettuale della polizia investigativa di Kilifi – ma sospettiamo che sia tra quelli che l’hanno organizzata e favorita”.
Se Stefano e la polizia sospettano il coinvolgimento del guardiniere, Luigi Scassellati, la vittima sopravvissuta al massacro, sembra invece non avere dubbi. “E’ stato lui. – mi ha detto ieri senza esitazioni dal suo letto d’ospedale – Io non ricordo ancora nulla dell’accaduto, ma ciò che è certo e che non sarei mai uscito di casa, lasciando la porta aperta se non fossi stato chiamato da qualcuno che conoscevo. Lewis era arrabbiato con me perchè chiedeva continuamente degli anticipi e dei prestiti. In marzo quando Lalla (la moglie) ed io siamo rientrati in Italia gli ho anticipato gli stipendi fino al nostro ritorno in luglio, ma ciò che gli davo spariva subito dalle sue tasche speso tra le donne ed il bere ”.
Voci di popolo che emergono dal vicinato locale, confermerebbero anche loro la responsabilità dell’uomo in questione. Qualcuno dice anche che di prima mattina, in un’ora non ben precisata, sarebbe arrivato un Boda Boda (motoretta taxi) che caricava più persone ed alla quale il giardiniere incriminato avrebbe aperto il cancello d’ingresso.
Che su questa presunta moto ci fossero più persone, non stupisce, poiché non è raro vedere questi buffi taxi a due ruote scorazzare sulle piste sterrate con due ed anche tre passeggeri per volta che si dividono la spesa del passaggio. Non è stato tuttavia possibile confermare queste voci perché come ci si avviccina ai locali l’invariabile risposta, prima che si eclissino rapidamente è: “I don’t Know” (cioè “NoN so”) Quasi un’omertà siculo-partenopea, con la differenza che là si teme la vendetta mafiosa, qui si teme soprattutto la polizia.
Questo è un timore più che motivato perché alla polizia del Kenya è conferito un potere eccezionale. Può arrestare chiunque anche per un semplice sospetto e tenerlo in detenzione durante tutto il corso delle indagini, salvo poi rimetterlo in libertà senza neppure scusarsi. Mediti chi in Italia si lamenta per l’insufficiente garantismo…
Sarà anche vero, come sostiene qualche organo d’informazione filo-africano, che l’azione criminosa colpisce a caso e può subirla chiunque e dovunque, ma ciò che più fa orrore in Africa non è tanto la frequenza di questi eventi, quanto la terrificante crudeltà con cui vengono compiuti. Del resto nel giudicare ogni fenomeno si deve sempre farlo in termini relativi e non assoluti, diversamente giungeremmo a definire la Danimarca un paese mafioso per un singolo evento di estorsione che si fosse verificato in quel paese.
Adesso Roberto e Stefano, in accordo con le autorità Consolari italiane, si faranno carico della triste incombenza di riportare in patria le spoglie della madre e, appena le condizioni glielo consentiranno, del padre devastato nel corpo e nello spirito. Prima che ciò avvenga, l’aspettativa è che Luigi Scassellati riacquisti gradualmente la memoria e possa procedere ad una lucida ricostruzione degli eventi. Comunque, ad avvalorare l’ipotesi del coinvolgimento del guardiniere ci sarebbe anche l’inutile uccisione della povera Maria Laura. Perché infatti ucciderla e non limitarsi a renderla inoffensiva? La riposta di Luigi e perentoria: “Il giardiniere non poteva lasciarci vivi dopo che l’avevamo visto e siccome io avevo perso conoscenza hanno pensato di aver ucciso anche me”.
Certo nessuno di questi sospetti o di certezze non confermate sarebbe sufficiente in Italia per privare una persona della libertà, ma questa è l’Africa dove ciò che è universalmente ritenuto normale stenta spesso a realizzarsi e dove l’assurdo è invece annoverato tra le cose possibili.
Franco Nofori
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