Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
Firenze, 17 luglio 2017
A causa degli idrocarburi si riapre la disputa territoriale tra Malawi e Tanzania sull’area nord del lago Nyassa. Oggi, con l’odore di idrocarburi, il grande lago fa di nuovo gola alla Tanzania.
Negli anni Sessanta, periodo delle grandi indipendenze africane, i due Paesi che avevano appena conquistato la loro sovranità, erano arrivati a un soffio dal conflitto a causa dei confini un quella parte del lago.
Lo scontro fu evitato grazie a Julius Nyerere, primo presidente dell’ex Tanganika, che congelò la pretesa di avere i suoi confini, come consuetudine, fino al centro del lago nella sua parte settentrionale. Si era evitato così lo scontro con il primo presidente del Malawi, Hastings Kamuzu Banda. Quel Banda che, dal 1970 al 1990, trasformò la sua presidenza dell’indipendenza in una ventennio di dittatura.
La disputa assopita da Nyerere torna a galla nel settembre 2011 con la concessione del governo del Malawi alla Surestream Petroleum Ltd, compagnia di esplorazioni energetiche del Regno Unito che si occupa della ricerca di idrocarburi nel lago Nyassa.
A Surestream il governo di Lilongwe ha aggiudicato i blocchi 2 e 3 del lago, un’area con un’estensione totale di 20 mila km quadrati. Quasi due terzi di queste due zone sono proprio quelle rivendicate dalla Tanzania.
L’Istituto di Scienze geologiche del Regno Unito, negli anni Settanta, aveva eseguito delle indagini in zona trovando scarso potenziale di accumulo di idrocarburi. Anche il gigante Shell, nel 1981, ha esplorato il lago Nyassa attraverso un’indagine aeromagnetica. Risultato: l’esplorazione era anti economica perché le rocce sedimentarie del lago erano oltre i 500 m. di profondità.
Così il lago Nyassa, oltre che strategico per l’alimentazione delle popolazioni di Malawi, Tanzania e Mozambico che si affacciano sulle sue ricche e limpide acque, diventa oggi ancora più importante per il Malawi che per la Tanzania, affamate di energia per il loro sviluppo economico.
Il lago, che ha un’estensione equivalente al Belgio, è una fondamentale e fonte di cibo per tutte le popolazioni che si affacciano sulle sue acque. Il Wwf-Fondo mondiale per l’ambiente, afferma che, nel solo in Malawi, secondo studi socio-economici sono più di 200 mila le persone direttamente coinvolte con la pesca. In Mozambico, invece, sono circa 6000 i pescatori divisi in 165 centri di pesca.
Stime del 2001 indicano che il volume del pescato varia tra 35 e 55 mila tonnellate all’anno e il Malawi è il paese con la maggiore quota stimata tra 25 e 40 mila tonnellate di pesce. La Tanzania nel corso degli ultimi dieci anni ha avuto un tasso di crescita medio del 7% e ovviamente le risorse energetiche del lago Nyassa gli farebbero molto comodo.
Il Malawi invece ha estremo bisogno di petrolio e gas perché – nonostante solo il 7 per cento della popolazione abbia l’energia elettrica in casa – ricava il 99 per cento della sua energia dalla produzione idroelettrica e dall’utilizzo di biomasse che hanno comportato una vasta deforestazione.
Intanto si affilano le armi e il presidente malawiano Peter Mutharika, lo scorso aprile, ha parlato del problema dei confini del lago alla riunione del Parlamento panafricano in Sudafrica. Ha insistito sul trattato Heligoland del 1890 tra Germania e Gran Bretagna, nel quale si dichiara che il lago appartiene al Nyasaland, vecchio nome del Malawi. E ha minacciato di portare la Tanzania davanti alla Corte di giustizia internazionale dell’Aja.
Dal canto suo John Magufuli, presidente della Tanzania ha rifiutato i confini delle vecchie mappe e ha denunciato alla comunità internazionale che il Malawi possiede tutta la parte settentrionale del lago Nyassa e ha inoltre assegnalo le licenze di sfruttamento petrolifero a varie compagnie straniere. Dar es Salaam vuole che i confini siano al centro del lago, secondo le leggi internazionali, gli stessi principi utilizzati per tracciare i confini del lago Tanganika e il lago Vittoria.
Nemmeno la mediazione del Forum Africano (rete informale di capi di Stato e di governo africani e di altri leader africani destinati a sostenere l’attuazione degli obiettivi generali dell’Unione africana) ha avuto successo. È stata rifiutata sia dal Malawi che dalla Tanzania. Vediamo quali saranno le prossime mosse.
Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com
Twitter: @sand_pin
Crediti foto:
– John Magufuli
Di Issa Michuzi / issamichuzi.blogspot.co.uk, CC BY-SA 2.0, Collegamento
– Peter Mutharika
Di U.S. Department of State – https://www.flickr.com/photos/statephotos/14817425966/, Pubblico dominio, Collegamento
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