Speciale per Africa Express
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 7 luglio 2017
In questi giorni si sono riuniti ad Addis Ababa, capitale dell’Etiopia, i leader dell’Unione Africana per la ventinovesima assemblea. L’UA conta 55 membri e comprende tutti gli Stati internazionalmente riconosciuti del continente e la Repubblica Araba Saharawi Democratica. Uno dei promotori – e cospicuo finanziatore – della creazione dell’Unione è stato, tra gli altri, il leader libico Muhammar Gheddafi. Morto il dittatore dell’ex colonia italiana le casse dell’Organizzazione si sono prosciugate. Per ora ci penserà, con una donazione di un milione di dollari, Robert Mugabe.
Con un folcloristico intervento l’ha annunciato lo stesso novantatreenne, presidente dello Zimbabwe: “Ho fatto un ottimo affare, ho venduto all’asta trecento vacche delle mie mandrie. Questa operazione ha fruttato un milione di dollari ed è con grande piacere che faccio dono di questa somma all’Unione”. Un modo originale per ricordare ai suoi omologhi che bisogna trovare dei metodi innovativi per finanziare l’UA.
I giovani, che rappresentano il settanta per cento della popolazione del continente e la difficile e urgente riforma dell’UA sono stati i punti cardini del vertice.
Il presidente di turno dell’UA, eletto lo scorso gennaio e che resterà in carica per una anno, Alpha Condé, ha esordito proprio parlando dei giovani nel suo discorso d’apertura: “E’ assolutamente necessario cercare di trarre vantaggio di questa esplosione demografica e investire nei giovani. Dobbiamo garantire loro un presente accettabile e un futuro migliore”. Bellissime parole, ci si chiede solamente come si possa realizzare un “un presente accettabile” in breve tempo, vista l’attuale situazione assai critica in cui versano molti Paesi africani. Basti pensare al Sud Sudan (http://www.africa-express.info/2017/07/06/catastrofe-umanitaria-sud-sudan-infuria-la-guerra-non-ce-cibo-la-gente-muore/), alla Repubblica Centrafricana (http://www.africa-express.info/2017/06/23/centrafrica-13-gruppi-armati-firmano-la-pace-ma-la-guerra-non-si-ferma/), alla tragedia che si consuma nella regione del Lago Ciad e in diversi Stati della Nigeria (http://www.africa-express.info/2016/09/24/lago-ciad-crisi-umanitaria/) (http://www.africa-express.info/2017/06/30/nigeria-tra-corruzione-miseria-e-boko-haram/), alla crisi del Sahel, o della repressione, parola d’ordine di molti governanti africani, incollati alla sedia del potere. Non sono stati ovviamente menzionati i tantissimi giovani che ogni anno sono costretti a fuggire dai propri Paesi e molto spesso trovano la morte cercando di raggiungere altri dove.
Idriss Déby Itno, presidente del Ciad, a proposito dei giovani, ha presentato all’Assemblea il rapporto del Forum panafricano della gioventù, che si è svolto lo scorso febbraio nella capitale N’Djamena. Le raccomandazioni dei giovani avranno poche probabilità di trovare un seguito. Per esempio “La carta africana sulla democrazia, le elezioni e la governance” è stata ratificata da soli dieci Stati. Nel documento si dichiara che qualsiasi revisione della Costituzione per poter mantenere il potere costituisce un cambiamento anticostituzionale del governo. Ovviamente nemmeno Joseph Kabila, presidente della Repubblica Democratica del Congo ha siglato tale documento. Kabila è al potere da oltre sedici anni e ora ha chiesto il terzo mandato (http://www.africa-express.info/2017/06/21/congo-k-riesplode-la-guerra-civile-meno-di-un-anno-oltre-3000-morti/).
Sulle riforme istituzionali di base i leader si sono trovati tutti d’accordo, mentre alcuni Stati hanno espresso delle perplessità sulla loro realizzazione. Gli Stati membri concordano che bisogna mettere un punto finale all’assistenzialismo. Finora l’UA è finanziata in gran parte da donatori internazionali, in particolare dall’Unione Europea. Per potersi autofinanziare, i governanti africani hanno già approvato a giugno 2016, durante il vertice di Kigali (Ruanda), un accordo di fondo che prevede una tassa dello 0,2 per cento sui prodotti di importazione provenienti da Paesi non africani. L’applicazione di questa norma dovrebbe produrre un’entrata di almeno un miliardo di euro già nel primo anno. Finora è stata adottata da soli dieci Stati; infatti molti temono eventuali ripercussioni dei partner commerciali extra continentali e altri ritengono che tale imposta sia incompatibile con le regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC).
Durante il summit si è discusso anche dei recenti fatti che si sono creati nelle zone di confine tra l’Eritrea e Gibuti dopo il ritiro delle truppe del Qatar (http://www.africa-express.info/2017/06/18/il-qatar-si-ritira-dal-confine-gibuti-eritrea-e-asmara-occupa-territori-contesi/). Dietro specifica richiesta del presidente del Gibuti, Ismail Omar Guelleh, durante il vertice di Addis Ababa, il commissario per la Pace e la Sicurezza dell’UA Smail Chergui si recherà sul posto nei prossimi giorni per cercare sbloccare con una mediazione l’attuale stato dei fatti.
Alla fine dell’anno scadrà il mandato Alpha Condè, presidente di turno dell’UA, e molti dei leader presenti, in modo ufficioso, hanno indicato Paul Kagame, attuale capo di Stato del Ruanda, come suo possibile successore. Eppure attualmente il Ruanda è nel pieno della campagna elettorale per le presidenziali, che dovrebbero svolgersi il mese prossimo. (http://www.africa-express.info/2016/01/05/ha-cambiato-la-costituzione-il-presidente-ruandese-paul-kagame-si-presentera-per-un-terzo-mandato/ )
Grazie ad un referendum costituzionale Kagame può presentarsi a questa votazioni per conquistare il terzo mandato. Kagame è presidente del Ruanda dal 2000, ma de facto è il leader del Paese dalla fine del genocidio, cioè dal 1994.
Cornelia I.Toelgyes
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