Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 3 luglio 2017
Il presidente francese Emmanuel Macron si è recato ieri a Bamako, la capitale del Mali, per presenziare al vertice G5 Sahel insieme ai capi di Stato dei cinque Paesi che ne fanno parte: Ibrahim Boubacar Keïta (Mali), Idriss Déby Itno (Ciad), Mohamed Ould Abdelaziz (Mauritania), Roch Marc Christian Kaboré (Burkina Faso) e Mahamadou Issoufou (Niger) per lanciare il nuovo corpo di sicurezza, fortemente voluto da tutto il Sahel (http://www.africa-express.info/2017/03/08/cinque-gruppi-jihadisti-attivi-nel-sahel-si-sono-riuniti-sotto-la-guida-di-un-capo-tuareg/).
Il futuro contingente sarà composto da truppe mauritane, nigerini, maliane, burkinabé, mauritane e ciadiane. Questa nuova iniziativa mira a contrastare il terrorismo islamico, che ancora imperversa in tutto il Sahel, in particolare nelle zone di frontiera.
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato all’unanimità con risoluzione 2359 (2017) lo scorso 21 giugno la creazione del nuovo corpo di sicurezza, Force conjointe du G5 Sahel (FC-G5S), forte di cinquemila militari e forze di polizia. L’FC-G5S sarà comunque affiancato e supportato dalla Missione multidimensionale integrata delle Nazioni Unite in Mali (MINUSMA) e dall’Operazione francese Barkhane, con base a N’Djamena, la capitale del Ciad. I militari francesi sono operativi in tutta la regione con una presenza di quasi quattromila uomini, millesettecento dei quali si trovano a Gao nel nord del Mali.
Inizialmente la base operativa del nuovo contingente sarà Sévaré, al centro del Mali.
Ora bisogna ancora definire la parte essenziale dell’operazione, cioè quella finanziaria. Finora l’Unione Europea ha stanziato cinquanta milioni di euro ( http://www.africa-express.info/2017/06/10/lue-stanzia-50-milioni-di-euro-per-un-nuovo-contingente-militare-interforze-nel-sahel/), altri cinquanta milioni sono stati messi a disposizione dagli Stati che costituiscono il G5 Sahel, ossia un contributo di dieci milioni di euro per ciascun Paese. Dunque finora sono disponibili solamente cento milioni di euro, per un’operazione che ne dovrebbe costare quattrocentoventitrè. Dal canto suo la Francia parteciperà con settanta vetture tattiche, materiale per le trasmissioni e protettivo, per un valore di otto milioni di euro. Macron ha anche promesso che gli uomini di Barkhane resteranno nel Mali e nel Sahel, finchè sarà necessario. Parigi non ha stabilito alcuna data per la fine di questo importante intervento nelle sue ex colonie.
“Bisogna fare presto, il nuovo contingente deve partire quanto prima, è necessario combattere i jihadisti”, ha specificato il presidente del Mali. E come dargli torto? Il 18 giugno scorso è stata attaccata anche una stazione turistica per stranieri. L’attentato è stato rivendicato dal gruppo di jihadisti di recente formazione “Gruppo di sostegno dell’Islam e dei musulmani”, guidato da Iyad Ag-Ghali, vecchia figura indipendentista touareg, diventato poi capo jihadista e fondatore di Ansar Dine. (http://www.africa-express.info/2017/06/18/commando-terrorista-attacca-una-stazione-turistica-per-stranieri-mali/) e (http://www.africa-express.info/2017/06/02/mali-e-niger-morti-e-feriti-si-moltiplicano-gli-assalti-armati-dei-jihadisti/).
Il presidente francese ritiene indispensabile che il FC-G5S diventi operativo entro l’autunno, anche se mancano ancora i fondi necessari, che, sempre secondo Macron, possono essere recuperati strada facendo e presumibilmente durante il vertice franco-tedesco, previsto per il prossimo 13 luglio a Parigi. Una conferenza con altri potenziali donatori sarà organizzata quanto prima.
In breve, Macron ha esortato le autorità presenti di “non fare solo finta di fare”, ma di rimboccarsi le maniche per non essere travolti dai terroristi jihadisti.
Solo poche ore prima del summit di Bamako, un gruppo di al Qaeda attivo nel Mali ha rilasciato un video con i sei ostaggi ancora in mano agli estremisti islamici. Tra loro anche la francese Sophie Pétronin, sequestrata nel dicembre 2016 a Gao, nel nord del Paese (http://www.africa-express.info/2016/12/26/mali-rapita-operatrice-umanitaria-francese-mentre-salta-laccordo-su-rimpatri-forzati-dalla-ue/) e l’anziano medico australiano, rapito nel Burkina Faso nel gennaio 2015 insieme alla moglie, rilasciata poco dopo (http://www.africa-express.info/2016/02/09/rilasciata-cooperante-australiana-ultraottantenne-rapita-da-al-qaeda-in-burkina-faso/).
Gli altri quattro ostaggi ancora in mano ai jihadisti sono Stephen McGown, australiano, portato via nel 2011 mentre si trovava nel nord del Mali, il rumeno Iulian Ghergut, sequestrato nel Burkina Faso nel aprile 2015, la missionaria svizzera Béatrice Stockly (http://www.africa-express.info/2016/01/09/mali-missionaria-svizzera-rapita-per-la-seconda-volta-a-timbuktu/) e infine la religiosa colombiana Gloria Cecilia Narvaez Argoti, rapita nel febbraio di quest’anno. (http://www.africa-express.info/2017/05/03/terroristi-azione-mali-scontri-agguati-e-bombe-situazione-sempre-piu-difficile/).
Mentre meno di una settimana fa è stato rilasciato lo svedese Johan Gustafsson; era stato sequestrato da militanti di al Qaeda nel 2011 insieme a McGwon e l’olandese Sjaak Rijke, liberato nel 2015 (http://www.africa-express.info/2015/04/07/oltre-tre-anni-mano-ad-al-qaeda-liberato-mali-ostaggio-olandese/).
Il video, dalla durata di 16 minuti e 50 secondi, è stato postato su Telegram dal “Gruppo di sostegno dell’Islam e dei musulmani”, ha fatto sapere SITE, un centro statunitense, specializzato nella sorveglianza on-line dei jihadisti.
Cornelia I.Toelgyes
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