Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
Firenze, 22 giugno 2017
Sei pozzi sottomarini, collegati all’impianto di produzione galleggiante, che possono estrarre ogni anno 5 miliardi di metri cubi di gas naturale. I pozzi attingono da un enorme giacimento a 2.600 metri di profondità che, secondo le ricerche Eni portate avanti dal 2012, ha una capacità di 450 miliardi di metri cubi di gas.
È questa l’ultima mossa vincente del colosso energetico italiano Eni in Mozambico dove lo scorso 1° giugno – nella capitale Maputo – il presidente della repubblica del Mozambico Filipe Nyusi e Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, hanno firmato il contratto che dà il via alla realizzazione del progetto Coral South LNG (liquefied natural gas).
Sono stati siglati tutti i contratti che riguardano perforazione, costruzione e installazione degli impianti di produzione, gli accordi con il governo mozambicano per il finanziamento dei progetti e il quadro regolatorio.
Questa firma segue quella dell’ottobre 2016 quando Eni e i partner dell’Area 4 hanno confermato un accordo con BP per la vendita di tutti i volumi di gas naturale liquefatto prodotto nei prossimi vent’anni da Coral South.
L’Area 4 del bacino del fiume di Rovuma, si trova a cinquanta km al largo della costa mozambicana della provincia di Cabo Delgado a nord del Paese al confine con la Tanzania.
È il primo progetto che prevede lo sfruttamento delle enormi risorse di gas naturale scoperte da Eni a tre anni dalla perforazione dell’ultimo pozzo esplorativo.
Lo sfruttamento del giacimento permette al Mozambico di affacciarsi per la prima volta sul mercato mondiale del gas soprattutto verso oriente.
La nave che provvederà alla liquefazione ed esportazione del gas (FLNG), secondo Eni è un vero gioiello della tecnologia. “I contratti di EPCIC (Engineering, Procurement, Construction, Installation & Commissioning) e lo start-up della FLNG – dicono da Roma – sono stati assegnati ad un consorzio guidato da TechnipFMC e formato da Technip, JGC Corporation e Samsung Heavy Industries. I tempi previsti sono di 60 mesi e prevediamo di avviare la produzione nel 2022”.
Secondo quanto pubblicato dal Marimaritime Executive la nave sarà lunga 439 metri, larga 65 metri e profonda 38.5 metri con una stazza di 210,000 tonnellate.
Eni conferma la sua capacità produttiva di circa 3,4 milioni di tonnellate di gas per anno e sarà il primo FLNG del continente africano ed il terzo nel mondo. Il suo progetto è reso possibile grazie a un accordo di finanziamento sottoscritto con 15 istituti bancari e garantito da 5 agenzie di Export credit.
“Per il Mozambico è il primo passo verso la messa in produzione delle ingenti risorse del bacino di Rovuma, per Eni è la conferma della validità della nostra strategia di sviluppo, che guarda al gas come risorsa chiave per la riduzione delle emissioni di CO2 – spiega un portavoce dell’azienda italiana – Da un punto di vista economico, lo sviluppo di Coral South comporterà investimenti per circa 8 miliardi di dollari e i benefici per le casse del Mozambico sono stimati a oltre 16 miliardi. Oltre a ciò bisogna contare la creazione di posti di lavoro (almeno 1000) e lo sviluppo, a livello locale, di industrie di servizi a supporto delle operazioni”.
E dal punto di vista ambientale? “La tutela dell’ambiente e la riduzione del footprint delle nostre attività è uno dei principali criteri-guida per Eni – rispondono dalla sede romana – La decisione di utilizzare una FLNG (una nave che ha al proprio interno tutte le facility necessarie per la produzione, la liquefazione e il trasporto del gas) invece di uno stabilimento a terra è dovuta anche alla possibilità di ridurre l’impatto ambientale”.
Eni opera nell’Area 4, tramite la sua partecipazione in Eni East Africa (EEA), che detiene il 70 per cento della concessione. Altri partner sono la portoghese Galp Energia, la coreana Kogas e la mozambicana Empresa Nacional de Hidrocarbonetos (ENH) che detengono ciascuna il 10%. Eni possiede il 71,4 per cento di Eni East Africa, mentre China National Petroleum Corporation (CNPC) detiene il restante 28,6 per cento.
Nel marzo 2017 Eni ha firmato un accordo per la vendita del 50 per cento delle proprie quote di EEA al gigante texano ExxonMobil. Il completamento dell’accordo ci sarà con una serie di condizioni precedenti, tra le quali anche l’autorizzazione da parte delle autorità mozambicane e di altre autorità regolatorie.
Per il Paese africano la scoperta di questi enormi giacimenti di LNG e la firma degli accordi arrivano in un momento particolarmente delicato dell’economia. Ma i giacimenti scoperti nel nord del Paese non portano posti di lavoro nell’ex colonia portoghese.
“Non mi risulta che porti occupazione ai mozambicani, almeno per quanto riguarda il Coral Sul – spiega Fernando Lima, giornalista mozambicano e direttore di Savana – Questo progetto monterà una piattaforma galleggiante, occuperà poca mano d’opera, soprattutto quella locale, e sarà operativo solo nel 2022″.
Nonostante il Mozambico abbia una crescita economica tra le più alte del continente africano, negli ultimi anni si è registrato un notevole aumento dei prezzi dei prodotti alimentari come riso, farina di mais, zucchero, olio alimentare, arachidi (alimento fondamentale della dieta mozambicana) ed elettricità.
Secondo dati del CPI (Investment Promotion Centre), da gennaio a ottobre 2016 l’inflazione è stata del 13,5 per cento e a novembre è arrivata al 21 per cento. I prodotti alimentari hanno contribuito all’aumento dell’inflazione quasi per il 9 per cento.
Nel 2016, nonostante la crisi e l’inflazione, in Mozambico la crescita economica si è attestata di poco sotto il 4 per cento, la più bassa negli ultimi 15 anni durante i quali è arrivata fino al 7 per cento. Secondo la Farnesina, le previsioni di crescita per il 2017 sono del 4,2 per cento.
(ultimo aggiornamento 31 luglio 2017)
Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com
Twitter: @sand_pin
Crediti immagini:
– Filipe Nyusi e Claudio Descalzi (Courtesy Eni)
– Mappa Area 4 (Courtesy Eni)
– Modello nave FNLG (Courtesy Eni)
– Panorama di Maputo
Di San Carlos_desde lago.jpg: Andrew Moir derivative work: Dr Brains (talk) – Maputo.jpg, CC BY 2.0, Collegamento
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