Guardia costiera libica addestrata dagli italiani spara su motovedetta italiana

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Africa Express
Tripoli, 27 maggio 2017

Mercoledì scorso, 24 maggio 2017, la Guardia costiera libica ha sparato alcuni colpi sulla motovedetta CP288, in dotazione della nostra Guardia costiera. Il fatto viene riportato sul sito GrNet.it, Informazione sicurezza e difesa.

In una prima ricostruzione dei fatti si evince che la motovedetta libica avrebbe intimato al natante italiano di fermare i motori. I nostri non avrebbero dato seguito all’ordine ricevuto via radio dalla controparte libica e si sarebbero dati alla fuga. Immediata la risposta dei marinai libici: una raffica di spari sul natante italiano.

Grazie alla destrezza e l’esperienza del personale della nostra Guardia costiera, si è riuscito a evitare il peggio: nessuno è stato ferito perché i nostri marinai hanno saputo accrescere in breve tempo la distanza tra i due natanti.

CP_288
Motovedetta cp288 in dotazione alla nostra Guardia Costiera

Qualche ora dopo, sempre secondo il GrNet, sarebbe arrivata una telefonata di scuse al Comando generale delle Capitanerie di Porto (Maricogecap) da parte delle autorità libiche. I militari della nostra ex colonia avrebbero scambiato la CP288 con un barcone di migranti.

Dunque in un certo qual modo un’ammissione che i libici sono autorizzati a sparare contro i barconi dei migranti, fatto che finora è sempre stato negato. Sempre il 25 maggio, il portavoce della Marina libica, l’ammiraglio Ayob Amr Ghasem, aveva risposto all’Organizzazione non governativa tedesca “Jugend rettet” di portare prove inconvertibili circa le accuse presentate dalla ONG, secondo cui i libici avrebbero sparato sui migranti.

Poco più di dieci giorni fa in un breve messaggio il nostro ministro degli Esteri, Marco Minniti, aveva elogiato la guardia costiera libica.

I primi militari hanno terminato poco tempo fa l’addestramento nell’ambito di Eunavfor.med. (http://www.africa-express.info/2016/10/29/al-via-laddestramento-della-guardia-costiera-libica-importante-ruolo-dellitalia/).

A metà marzo, Enrico Credendino, comandante della missione navale europea, aveva illustrato l’addestramento dei militari libici: “Novantatré uomini della guardia costiera della nostra ex colonia sono stati preparati a tutte le attività operative durante quattordici settimane sulla nostra nave San Giorgio e su un’altra olandese. Tre equipaggi sono pronti, manca l’ultima fase dell’addestramento sulle motovedette donate dall’Italia. Alti cinque equipaggi, composti in totale da deucentocinquantacinque persone, stanno per essere addestrati sulla basi della Marina militare di La Maddalena e Taranto”.

Dunque si dovrebbe trattare di personale altamente qualificato, che ha ricevuto un addestramento d’eccellenza. Nel canale di Sicilia non stanno naufragando soltanto i barconi stracarichi di profughi, ma anche le bizzarre idee del governo italiano, Gentiloni prima e Minniti adesso, che  tentano – attraverso accordi con controparti inesistenti e/o inaffidabili – di bloccare i disperati che provano ad attraversare il Canale di Sicilia. Pressappochismo, dilettantismo, faciloneria, ignoranza, interessi inconfessabili?  Probabilmente un cocktail micidiale di tutte queste cose. Una miscela che sta aggravando la crisi delle migrazioni bibliche. Noi non lo sappiamo con precisione. Ma sappiamo perfettamente che quegli accordi non funzionano e non funzioneranno mai. In Libia come in Niger, in Ciad o in Sudan, dove gli aiuti europei sono finiti nelle mani dei Janjaweed, i terroristi che per anni hanno atterrito i villaggi del Darfur bruciando le capanne, ammazzando gli uomini, stuprando le donne rapendo i bambini. Nessuno scrupolo a rivolgersi a questa gente per proteggere le nostre coste.

Africa ExPress

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