AFRICA

Cristian Provvisionato è libero: era stato arrestato 20 mesi fa in Mauritania

Cristiano Provvisionato è libero. Era stato arrestato 20 mesi fa in Mauritania. La sua è una vicenda piena di misteri dove sono coinvolti i servizi segreti, società di spionaggio informatico, società di sicurezza. Una storia per niente limpida che i giudici dovranno chiarire facendo luce sulle responsabilità e le complicità che l’hanno avvolta e circondata. 

“Esprimo la mia gratitudine al Presidente della Repubblica Islamica di Mauritania, Mohamed Ould Abdel Aziz, e alle autorità mauritane per avere dimostrato, con tale decisione, profonda amicizia verso l’Italia e grande umanità verso Cristian, che potrà riabbracciare la sua famiglia” ha dichiarato in una nota il ministro Alfano, ringraziato sui social anche dalla famiglia Provvisionato.

Al telefono a casa Provvisionato c’è un grande caos, una commozione ancora non trasformatasi in lacrime per via della forte tensione che, come spesso accade in questi casi, è difficile da far calare. Alessandra Gullo, compagna di Cristian, con voce tremante ha espresso ad Africa ExPress la propria felicità. E noi a lei.

Qui sotto l’articolo di Andrea Spinelli Barrile pubblicato questa mattina sul nostro quotidiano online.

afex

Speciale per Africa ExPress
Andrea Spinelli Barrile
Roma, 11 maggio 2017

Dopo 20 mesi di battaglie dignitose e silenziose, 20 mesi di informazione inquinata che delinea uno scenario fosco e inquietante attorno alla vicenda, il Ministero degli Esteri italiano si è espresso pubblicamente con una nota sul caso di Cristian Provvisionato, il connazionale detenuto senza accuse e senza ragioni apparenti dalle autorità della Mauritania dall’agosto del 2015.

20 mesi. Questo è il tempo dell’agonia della famiglia Provvisionato, un’agonia acuita dal dolore provocato dai silenzi e dalle porte chiuse, dalla titubanza istituzionale che oggi, forse, sembra essere terminata. Tutto è iniziato dopo Pasqua 2017, quando Doina Coman madre di Cristian ha deciso di intraprendere una protesta dignitosamente silenziosa: una marcia, lungo la via Francigena, per percorrere i quasi 300 chilometri che separano Siena da Roma, dove sarebbe arrivata presumibilmente i primi di maggio. L’arrivo designato era piazzale della Farnesina, di fronte al palazzo presso il quale lei e la sua famiglia sono stati più volte ricevuti, rassicurati e ascoltati ma dal quale le azioni politiche e diplomatiche per ottenere la liberazione del figlio innocente sono, fino ad oggi, sono state prive di risultati concreti.

Cristian Provvisionato

Durante la marcia Doina ha ricevuto diverse chiamate dagli uffici del ministero, l’ultima delle quali è sembrata quasi un’illuminazione: le è stato concesso di incontrare il ministro Angelino Alfano proprio pochi giorni la liberazione di un altro italiano illecitamente detenuto all’estero, Gabriele Del Grande in Turchia. E in quell’occasione Doina, accompagnata dalla compagna di vita di Cristian, Alessandra Gullo, e dal loro avvocato, ha letteralmente “strappato” al titolare della Farnesina un impegno che ha fatto rinascere la speranza: quello di fare “tutto il possibile” per riportare a casa suo figlio. Nei giorni successivi la stampa italiana sembra essersi accorta, e non solo lei viste le minacce ricevute da chi scrive, del complicato e drammatico caso di Cristian Provvisionato; il quale, per non darsi per vinto e amplificare la propria battaglia per la verità e la giustizia, ha intrapreso dal 2 maggio uno sciopero della fame.

“La verità è che Cristian è ostaggio innocente all’interno di una complessa vicenda di cyberspionaggio dove i colpevoli sono altri e non certo lui” dice ad Africa ExPress Davide Tripiedi, deputato del Movimento 5 Stelle, tra i più attivi nel seguire la vicenda del prigioniero italiano: “Non deve essere una battaglia politica il riportare a casa Cristian Provvisionato. Come M5S non ci interessa sapere chi riuscirà a farlo. Quello a cui davvero teniamo è il poter ridare la gioia della libertà per troppo tempo negata ad una persona del tutto innocente”.

Cristian ha deciso, spiega la sua famiglia, di “mettere a rischio la vita per tornare alla vita”: rinchiuso in una bolla di cemento armato per 23 ore al giorno, senza la possibilità di incontrare nessuno che non siano i suoi carcerieri e ogni tanto, dopo ore di trafile burocratiche e costi quasi proibitivi di viaggio e alloggio, di qualche familiare, e con la reputazione messa continuamente a rischio dalle voci che girano sul suo conto (“è un mercenario fascista” dice qualcuno, “se l’è andata a cercare” dice qualcun altro) Cristian oggi è il fantasma di colui che era ieri ma nonostante i chili in meno non ha smarrito la forza di andare avanti. Truffato dalla sua azienda, abbandonato da tutti, Provvisionato ha trovato forza e dignità nella sua famiglia, nell’amore, negli amici di sempre e in nuovi amici avvicinatisi a lui con lo spirito e la solidarietà, in questi durissimi mesi di detenzione immotivata. Immotivata perché le autorità mauritane non hanno formulato accuse formali, immotivata perché sono state sciorinate solo accuse vaghe, informali e sopratutto rivolte a chi in quella situazione Cristian ce l’ha messo, la sua azienda, il suo capo. I mauritani chiedono un vero e proprio riscatto per la sua liberazione, 2,5 milioni di euro per un prodotto di cybersicurezza venduto loro (a quanto risulta ad Africa ExPress illegalmente, aziende italiane non possono svolgere questo tipo di affari con il governo della Mauritania perché il paese è in black-list) ma parzialmente difettoso e mai completamente consegnato al cliente. Cristian si trovava lì perché, ufficialmente, doveva tenere una presentazione di prodotto per conto della sua azienda.

Da detenuto Cristian Provvisionato, alla luce della totale assenza di prove fornite dalla giustizia mauritana, è un vero e proprio prigioniero politico.

Cristian Provvisionato fotografato al mare pochi giorni prima del suo viaggio in Mauritania

Lo scorso 9 maggio il Ministero degli Esteri ha fatto un passo avanti più unico che raro, esponendosi pubblicamente con un comunicato stampa nella vicenda di Cristian Provvisionato: “La Farnesina rende noto che il 26 aprile scorso il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Angelino Alfano ha ricevuto la Signora Doina Coman, madre di Cristian Provvisionato, e le ha confermato massimo impegno per giungere ad una rapida soluzione della vicenda. Il Ministero degli Affari Esteri, in stretto raccordo con l’Ambasciata d’Italia a Rabat, segue infatti con grandissima attenzione, sin dal suo inizio, la vicenda del Sig. Provvisionato ed ha sempre mantenuto stretti contatti con i familiari. Il connazionale, fermato in Mauritania alla fine di agosto del 2015, è da allora in custodia cautelare, poiché sono in corso in quel Paese indagini penali che possono durare, secondo la normativa locale, sino ad un massimo di tre anni. La Farnesina continua a svolgere numerosi passi al più alto livello chiedendo alle Autorità di Nouakchott che il Sig. Provvisionato sia sottoposto a un procedimento equo e rapido. Grazie all’intervento del Ministero degli Esteri è assicurato al connazionale un trattamento rispettoso; ha la possibilità di incontrarsi e di comunicare con i familiari e gli sono recapitati i beni che la famiglia stessa gli invia dall’Italia, compresa oggi l’ultima spedizione. Sono state effettuate visite consolari con regolarità per sincerarsi delle sue condizioni di salute.”

Una iniezione di fiducia per la famiglia Provvisionato, che incassa con favore l’impegno del ministro di interessarsi personalmente al caso di Cristian. Una fiducia che mantiene la guardia alta, fino al ritorno del nostro connazionale: “Ringraziamo il Ministro Alfano, che ha dimostrato pubblicamente l’impegno preso con noi. Ci aspettiamo che seguano davvero delle azioni volte a riportare a casa Cristian, oggi al quo quinto giorno di sciopero della fame. I cali di glicemia [è diabetico, ndr] cominciano a farsi sentire. Per questo ribadiamo e sottolineiamo, come facciamo da 20 mesi, due elementi fondamentali in questa vicenda: il fatto che Cristian sia stato totalmente una vittima degli eventi e il fatto che 3 anni di indagini preventive, e di carcere preventivo, contrastino oltremodo con qualsiasi standard internazionale in merito proprio alle attività inquirenti” ha dichiarato ad Africa ExPress Alessandra Gullo, compagna di Cristian.

Davide Tripiedi, deputato M5s che ha presentato un’interrogazione parlamentare sul caso Provvisionato, analizza la situazione in modo altrettanto preciso e drammatico: “Una persona totalmente inesperta di sistemi di cyberspionaggio come Cristian non può far parte di una banda internazionale finalizzata alla truffa informatica ai danni dello Stato mauritano e, altra anomalia per un fatto così grave, ricevere tale accusa solo dopo 6 mesi dal suo arresto. […] La riprova determinante della sua innocenza, il fatto che qualche settimana fa il giudice mauritano che sta seguendo il caso ha annullato la pesante imputazione a lui comminata. Di fatto, allo stato attuale, Cristian Provvisionato è trattenuto senza aver commesso alcun genere di reato”.

Sarà per questo che nei corridoi della Procura di Milano la voce che corre più veloce di tutte parla di Cristian Provvisionato come di “prigioniero politico”?

Andrea Spinelli Barrile
aspinellibarrile@gmail.com
@spinellibarrile

Redazione Africa ExPress

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