Speciale per Africa ExPress
Fulvio Vassallo Paleologo
Palermo, 10 maggio 2017
Non passa giorno che non aumentino gli interventi di certa stampa contro le Organizzazioni umanitarie che continuano a soccorrere migranti in acque internazionali a nord di quelle territoriali libiche. Dopo gli attacchi indiscriminati alle stesse organizzazioni, finora smentiti da fatti realmente accertati, sembra che l’attenzione di qualche procura, come quella di Trapani, si stia concentrando su singole persone. Probabilmente un atto dovuto, conseguente a informative di polizia che sembrano configurare il reato di agevolazione all’ingresso irregolare, previsto dall’art.12 del Testo Unico sull’immigrazione. Un tentativo per scoprire “mele marce” all’interno degli equipaggi delle ONG, ma probabilmente anche per dividere le organizzazioni tra loro.E che comunque finisce per delegittimare l’intero operato di tutti i gruppi umanitari le ONG. Tutto questo dopo settimane di una campagna mediatica senza precedenti, basata soprattutto sulle dichiarazioni rilasciate dal procuratore della Repubblica di Catania.
Ma l’aspetto più terribile, con riferimento ad una vicenda che in Italia ha costituito soprattutto una evidente speculazione elettorale, va individuato nella trappola tesa alle organizzazioni umanitarie, ancora impegnate, malgrado tutto, a salvare vite umane in mare. Per anni i soccorsi sono stati coordinati della Guardia costiera italiana, con la copertura della Marina militare con la missione Mare Sicuro, anche se ricadevano in quella zona SAR (ricerca e salvataggio) sulle carte affidata alle autorità libiche.
http://www.limesonline.com/il-canale-di-sicilia-e-le-sar/93472
In questi ultimi giorni, infatti, sembra che la Guardia Costiera italiana, probabilmente su indicazione del ministero dell’Interno che da tempo ne condiziona le attività di SAR, abbia affidato prima all’unica nave di Frontex presente in zona, e poi alle motovedette libiche appena regalate dall’Italia, il compito di decidere tempi e luoghi di soccorso e sbarco dei migranti individuati e bloccati nella zona SAR libica, estesa anche in acque internazionali, fino a circa 40 miglia dalle coste di Tripoli, Zawia, Sabratha e Zuwara.
Sono gli effetti dell’accordo stipulato tra l’Italia e la Libia nel febbraio scorso. Il trattato, tra l’altro, richiama espressamente i precedenti protocolli operativi di collaborazione stipulati nel dicembre del 2007 e recepiti dal Trattato di amicizia tra Italia e Libia, firmato da Gheddafi e Berlusconi nell’agosto del 2008. Il suo contenuto è molto generico, anche perché non si è mai costituita l’unità centrale di comando a guida libica con un vice italiano, espressamente previsto da quei protocolli. Di fatto si sta lasciando campo libero alla Guardia costiera che risponde al governo di Serraj e impedisce le attività di ricerca e salvataggio delle ONG anche in acque internazionali.
https://twitter.com/seawatchcrew/status/862372863755644928?s=08
Anche in questi giorni la Guardia Costiera italiana è stata costretta dal governo ad arretrare ed a cedere ai libici, che stanno ricevendo ben dieci motovedette dal governo italiano , la competenza ad intervenire in acque internazionali, dove finora le ONG salvavano migliaia di vite umane. Domani in quella stessa zona si conteranno morti e dispersi, come nel 2013 prima dell’operazione Mare Nostrum. Speriamo in un rigurgito di orgoglio della nostra Marina Militare e della Guardia Costiera perché si sottraggano a questa strategia messa cinicamente in atto dall’Unione Europea e dal governo italiano, anche a costo di moltiplicare il numero delle vittime.
http://mobile.reuters.com/article/idUSKBN1842EX
Basta far fuori le Organizzazioni Non Governativa che potrebbero essere scomodi testimoni, per lasciare campo libero alla Guardia Costiera libica in acque internazionali, con il ripristino di una zona SAR libica che non tiene conto delle violazioni gravissime dei diritti umani in Libia e della impossibilità per il governo di Tripoli di garantire vita e diritti fondamentali ai migranti riportati indietro. Il risultato degli accordi tra Italia e Libia porta a questo: costringere le ONG a interrompere i proprio interventi di soccorso in acque internazionali.
http://mobile.reuters.com/article/idUSKBN1862Q2
La presenza del’ OIM e dell’UNHCR in Libia non potrà mai supplire all’assenza di uno Stato di diritto che possa prevenire e sanzionare abusi, stupri, vere e proprie compravendite di schiavi. Perché in Libia, sulla pelle dei migranti, è ritornata la schiavitù, e non sarà certo il governo Serraj a contrastarla. Soprattutto con una Guardia costiera che in molte delle sue eterogenee componenti, a differenza delle ONG, ha rapporti ben solidi con i trafficanti. Ma su questo nessun magistrato italiano potrà indagare.
http://m.ilmattino.it/primopiano/articolo-2431047.html
In realtà la collaborazione tra autorità italiane e libiche si inserisce all’interno di un progetto di collaborazione con la Libia che l’Unione Europea coltiva da tempo, e che adesso sta delegando all’Italia, con la promessa di un sostanzioso sostegno economico.
Questo progetto prevede la cessione di dieci motovedette all’ex colonia italiana. Le unità risponderanno al governo di Tripoli, un’errore che nel tempo potrebbe portare all’inasprimento del conflitto libico, ma soprattutto si concretizzerebbero in una condanna per chi fugge dai centri di detenzione pieni di migranti, i cui carcerieri sono spesso collusi con i peggiori trafficanti.
E’ facile capire che così si diventa complici delle violazioni dei diritti umani pratica quotidiana in Libia.
https://www.thetimes.co.uk/article/video-shows-libyan-coastguard-whipping-rescued-migrants-6d8g2jgz6
Tra poco occorrerà denunciare anche il governo italiano che ha concluso accordi con la Guardia costiera di un paese “fallito” come la Libia. Il governo di Tripoli, infatti, non riesce neppure ad assicurare alla giustizia gli autori di abusi quotidiani ai danni dei migranti, compresi quegli sfortunati che FRONTEX e le autorità italiane, ormai sotto controllo da parte del ministero dell’Interno, fanno bloccare in acque internazionali e riportare a terra.
Adesso vogliamo proprio vedere i processi che alcuni procuratori vorrebbero intentare contro rappresentanti delle ONG che hanno soccorso il maggior numero di migranti, mentre FRONTEX si ritirava dalle acque SAR libiche e la Marina italiana arretrava le loro navi e lasciava privi di copertura, in balia dei libici, gli operatori umanitari.
Con l’affidamento della responsabilità per la zona SAR libica si sta aggirando il divieto posto dalla corte Europea dei diritti dell’Uomo con la condanna dell’Italia sul caso Hirsi. Anche nel 2010, dopo le prime denunce, le autorità italiane avevano assegnato ai libici il compito di riprendere i migranti fino alle acque internazionali. Un accordo negoziato direttamente dal ministro dell’Interno di allora, Roberto Maroni.
Adesso i respingimenti collettivi si effettueranno ma saranno delegati ai libici. Da un punto di vista sembrerebbe tutto conforme al diritto internazionale, ma non è così perché la Libia non è un paese terzo sicuro e non si possono concludere accordi e protocolli operativi con autorità di un Paese che non garantisce su tutto il suo territorio il pieno rispetto dei diritti umani.
I primi incidenti in acque internazionali sono già avvenuti. Le navi umanitarie sono in baia delle motovedette libiche, regalate dall’Italia ai libici. Sbarrano la strada alle navi delle ONG, e, anche al di fuori delle acque territoriali libiche, impediscono le attività di ricerca e salvataggio. Complici i mezzi militari europei, che si sono ritirati, e tutti coloro che delegittimano l’operato degli operatori umanitari, persone che non prendono un solo euro di contributo pubblico, come dovrebbe ricordare chi confonde il lavoro delle ONG con le attività dei gestori dei centri di accoglienza.
Molti, sulle due sponde del Mediterraneo, vogliono mettere in trappola chi fa soccorso umanitario. Abbiamo visto il ritiro di FRONTEX, che ha spostato la missione Triton a nord est, la cessione di motovedette, e dunque di sovranità, sulla zona SAR, dall’Italia alla guardia costiera del governo Serraj, in particolare nelle aree più vicine alle acque libiche, anche se in mare internazionale.
http://frontex.europa.eu/news/frontex-celebrates-europe-day-5PTqVa
Giorno dopo giorno si assiste al moltiplicarsi furibondo degli attacchi concentrici contro le ONG da parte di stampa e di alcune procure che si fanno strumentalizzare dalla politica. Se continua così non si conteranno più i vivi che vengono sbarcati in Italia, ma i cadaveri raccolti in mare ed i condannati alla tortura sbarcati in Libia. Ognuno dovrà risponderne: alla propria coscienza innanzitutto. Sta dilagando l’indifferenza, se non l’aperto compiacimento per la morte di tante persone che non potranno raggiungere l’Europa. Si pensa che questo possa avere valenza deterrente. Ma non sarà così. Sarò solo una vittoria del disumano.
Se non si otterrà giustizia in Italia si andrà davanti ad un tribunale internazionale, perché non continui a prevalere la complicità delle istituzioni e la indifferenza delle popolazioni.
http://www.reuters.com/article/us-libya-migrants-icct-idUSKBN1842EX
Fulvio Vassallo Paleologo
@fulviovassallo
FB: Fulvio Vassallo
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