Franco Nofori
Mombasa, 9 maggio 2017
L’Africa, il Kenya in questo caso, non è certo avara di paradossi. Benché la prostituzione sia ufficialmente proibita, non solo viene largamente tollerata dai tutori dell’ordine, ma spesso è addirittura favorita perche costituisce per loro una lucrosa fonte di reddito.
Data questa premessa, non stupirà che questa mattina, le allegre signorine di Nanyuki, dedite al “mestiere”, si siano riversate in piazza per protestare a seguito della morte di una loro collega, Fridah Wambui, trovata morta nella stanza di un alberghetto locale, dopo il probabile incontro con un cliente. Le infuriate operatrici del sesso si sono scagliate con verbale virulenza contro le forze di polizia, accusandole di comportamento omertoso volto a proteggere i soldati del locale contingente militare che accedono spesso ai servizi di Eros e – sempre a dire delle dimostranti – trattano le prostitute con brutalità, assoggettandole a stupri, aggressioni e anche omicidi nella continua e totale impunità.
Dal canto suo la polizia ha dichiarato le accuse del tutto infondate poiché il corpo della sventurata donna, pare non presentasse alcun segno di violenza e che la morte della poveretta doveva quindi essere imputata a cause naturali. Ovviamente questa risposta non ha soddisfatto le dimostranti che insistono nella loro versione. Anzi, nell’ottobre scorso, la loro associazione “Sex Workers Association” (sì, pare che esista davvero…) ha addirittura inviato una formale protesta al presidente Kenyatta per denunciare la recrudescenza delle violenze compiute ai danni delle loro associate. Non siamo in grado di dire se il presidente abbia risposto all’appello.
Tuttavia, che queste rimostranze possano avere un qualche fondamento, lo proverebbe anche una serie di raccapriccianti delitti avvenuti solo due giorni prima a Nakuru dove una prostituta è stata trovata morta in una strada cittadina orrendamente mutilata.
Le era stata asportata la pelle del viso, gli occhi rimossi dalle orbite e le parti genitali maciullate. Questo brutale assassinio è stato l’ultimo di una serie di quattro. Gli altri tre si erano verificati nei giorni precedenti con le stesse modalità e sempre aventi donne come vittime.
L’alto tasso di povertà e l’inesistente supporto sociale, spingono molte ragazze verso la prostituzione. La maggior parte di loro si ritrovano madri, spesso ancora giovanissime e con l’uomo che le ha ingravidate dissolto nel nulla. La comunità a cui appartengono e le loro stesse famiglie, le respingono e le disprezzano, almeno fino a quando la loro attività non produca sufficienti risorse di cui anche il parentado possa beneficiarne.
E’ una legge disperata e dura che forgia il carattere di queste sventurate affinandolo verso una feroce ed impietosa sopravvivenza che annulla ogni concezione morale.
Molti turisti europei (quelli più incauti) per aver ceduto ad un ammiccamento e ad un sorriso, sono stati spesso catapultati in un girone infernale, vittime di strategie ben orchestrate nelle quali non raramente compare anche un poliziotto che, in accordo con ragazza, estorce al malcapitato quanto più denaro possibile impartendogli una dura lezione di vita.
Una delle tecniche più comuni, dopo che l’uomo si è ingenuamente confidato con la partner, riferendole la data del rientro in Europa, è quella di braccarlo nell’ultima sera che precede la partenza. In quel momento in cui comparirà l’austero tutore dell’ordine che si farà consegnare il passaporto e gli sciorinerà una serie di reati in virtù dei quali dovrà procedere al suo arresto affinché compaia nella mattinata successiva davanti al giudice.
Ovviamente la mattina successiva è proprio quella in cui partirà l’aereo che dovrebbe riportarlo a casa ed il poveretto piomba nella disperazione. Ecco allora che la ragazza, impietosita, intercede per lui con il poliziotto e dopo una breve trattativa, annuncia al compagno che è riuscita ad evitargli il problema, contro pagamento di un modesto compenso. Il turista, felice, ringrazia il poliziotto, ringrazia la ragazza e se si invola alleggerito di mille o più euro che verranno equamente divisi tra i due africani.
In fin dei conti, anche queste sono pur sempre emozioni africane.
Franco Nofori
franco.kronos1@gmail.com
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