Massimo A. Alberizzi
Mogadiscio, 7 maggio 2017
Un raid delle forze speciali somale guidate da alcuni consiglieri americani si è concluso con la morte del leader shebab Moalin Osman Abdi Badil, di tre suoi luogotenenti e quella di un soldato statunitense. L’operazione è scattata nella notte tra giovedì e venerdì scorso, quando il commando è stato trasportato con elicotteri in una base terrorista nel villaggio di Bariire, vicino a Daarasalaam, nel Lower Shebele a una settantina di chilometri a sud ovest di Mogadiscio.
Fonti della capitale somala hanno raccontato ad Africa ExPress che c’è stata una violenta battaglia durata parecchie ore. Il villaggio è stato circondato dai sodati somali e dagli americani. Gli shebab non si sono arresi fino all’ultimo, quando il loro leader Moalin Badil non è stato scovato e ucciso assieme a tre dei suoi più stretti collaboratori.
Un comunicato dell’US Africa Command basato in Germania, dal canto suo ha spiegato che il ranger è stato ucciso giovedì scorso mentre era impegnato “in una missione di assistenza e training a un gruppo di soldati somali”.
A metà aprile l’US Africa Command aveva annunciato l’arrivo in Somalia di un “piccolo gruppo di forze speciali americane con il compito di addestramento dell’esercito somalo e di supporto in missioni speciali”. Pochi giorni dopo il “piccolo gruppo”era arrivato a Mogadiscio. Non si può escludere che il militare ucciso fosse appena arrivato in Somalia e impiegato immediatamente nell’operazione organizzata per arrestare – o comunque uccidere – Moalin Badil.
Un documento diffuso dagli shebab sostiene invece che gli insorti islamici hanno ucciso diversi soldati americani: “Sono arrivati in elicottero ma sono stati affrontati dai nostri mujaheddin che hanno respinto l’attacco”, ha scritto uno dei portavoce del gruppo terrorista islamico. Poi ha aggiunto: “Abbiamo ucciso diversi americani. Parecchi sono stati feriti. Alla fine gli aggressori sono scappati con i loro elecotteri”. Non sarebbe la prima volta che il gruppo terrorista canta vittoria, anche se dovrebbe invece ammettere la sconfitta.
La morte di Moalin Osman Abdi Badil segna una significativa vittoria del governo somalo nei confronti del gruppo terrorista. Secondo notizie raccolte in Somalia, il capo terrorista fungeva da collettore tra i finanziatori medio orientali e i mujaheddin che operano sul campo nell’ex colonia italiana.
I militari americani sono in Somalia da parecchio tempo. Ufficialmente solo in missione di consulenza e addestramento delle forze speciali governative, in realtà, da parecchie testimonianze risulta che partecipano attivamente ai combattimenti e in special modo ai raid mirati (come quello di giovedì/venerdì) come la cattura o l’uccisione di capi militari e/o leader spirituali.
Quella di venerdì è la prima uccisione di un soldato dal 1993, quando in una battaglia furibonda, immortalata dal film Black Howk Down, furono uccisi 18 ranger delle special forces e furono abbattuto due elicotteri.
Recentemente sia il presidente americano, Donald Trup, che quello somalo, Mohamed Abdullahi Mohamed “Formajo”, hanno sostenuto che moltiplicheranno gli sforzi per battere gli shebab. In particolare quest’ultimo ha accusato il gruppo terrorista di essere in responsabile degli attacchi non sono nell’ex colonia italiana, ma in tutta l’Africa orientale.
Dal canto suo Trump ha invece promesso di inviare consistenti aiuti, compreso un contingente militare che, sostengono a Mogadiscio, è già operativo.
Massimo A. Alberizzi
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