Migliaia di rifugiati dal Congo-K scappano in Angola. E gli angolani fuggono in Namibia

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Rifugiati congolesi in Angola

Cornelia I. Toelgyes Rov 100Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 22 aprile 2017

Da settimane migliaia di profughi provenienti dalla Repubblica Democratica del Congo scappano  in Angola. Le autorità di Luanda hanno rafforzato il pattugliamento lungo le frontiere con la ex colonia belga. Temono, infatti,  che insieme ai profughi possano arrivare anche miliziani armati.

Secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), da quando sono iniziati gli scontri tra esercito e gruppi ribelli locali lo scorso agosto, oltre undicimila civili sono scappati, cercando rifugio in villaggi ormai sovraffollati appena oltre il confine del Congo-K. Gli ultimi novemila hanno raggiunto l’ex colonia portoghese dall’inizio di aprile, Metà di loro sono bambini in condizioni disperate: malnutriti e stremati. Per giorni sono rimasti nascosti nella foresta prima di poter continuare la fuga. La situazione per questi poveracci non è semplice; i più non hanno accesso all’acqua potabile, hanno difficoltà a procurarsi il cibo e/o un tetto sotto il quale ripararsi.

Rifugiati congolesi in Angola
Rifugiati congolesi in Angola

Le ultime violenze sono scoppiate nella regioni del Kasaï, nel centro del Paese, dopo che lo scorso agosto le forze dell’ordine hanno ucciso  Kamuina Nsapu, un leader tradizionalista, medico. sulla trentina. Kamuina aveva soggiornato a lungo in Sudafrica ed era rientrato in Congo solo nell’aprile 2016. Da un po’ di tempo invitava la popolazione all’insurrezione. Ora un gruppo, che porta il suo nome, è in zlotta armata contro l’esercito e le forze dell’ordine. Recentemente è stato accusato di aver ucciso in un’imboscata una quarantina di poliziotti (http://www.africa-express.info/2017/03/26/caos-congo-k-decapitati-quaranta-poliziotti-trovate-fosse-comuni-sequestrati-funzionari-onu/).

Scontri e violenze sono all’ordine del giorno nella travagliata ex colonia belga  e il presidente, Joseph Kabila, salito al potere dopo la morte del padre, Laurent-Désiré nel 2001, reprime qualsiasi opposizione con la forza. Ha vinto le elezioni nel 2006 ed è stato confermato nel 2011. Il suo mandato è scaduto a dicembre dello scorso anno. Ma lui ne ha chiesto un altro, il terzo, pur di restare incollato alla poltrona. Per il momento le elezioni sono state rinviate per la fine di quest’anno.

Fosse comuni nel Congo-K
Fosse comuni nel Congo-K

Finora in Kasaï sono state scoperte ben quaranta fosse comuni, le ultime diciassette proprio pochi giorni fa. L’ONU ha minacciato di essere pronta ad avviare un’inchiesta presso la Corte penale internazionale dell’Aja, se le autorità di Kinshasa dovessero rifiutarsi di aprire proprie indagini, finalizzate a scovare i responsabili di questi massacri.

Raramente si parla delle migrazioni interne africane. In Europa ci si concentrata solamente sui profughi in arrivo sulle nostre coste. Molti angolani, per esempio, scappano dal regime di Eduardo Dos Santos, un ex comunista, che, al potere dal 1979, è considerato uno tra i peggiori dittatori del continente. Chi osa criticarlo, chi si oppone al suo governo, viene sbattuto in galera. Come molti regimi africani, anche quello angolano, corrotto e cleptocrate, tappa la bocca ai dissidenti. La figlia di Dos Santos, Isabel, è considerata da Forbes la donna più ricca dell’Africa grazie al suo patrimonio stimato a oltre tre miliardi di dollari. Circa un anno fa, lo stesso padre ha nominato la figlia prediletta come presidente della Sonangol, la società petrolifera statale. Le ricchezze devono rimanere in famiglia, alla popolazione si distribuiscono le briciole. E’ così che funziona in molti Stati africani ed è per questo motivo che molti angolani scappano anche in Namibia, alla ricerca di libertà e fortuna.

Cornelia I.Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes

Dall’Angola, dallo Zimbabwe e dal Congo in Namibia: la grama vita degli immigrati che fuggono dall’Africa in Africa

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