Nigeria: tribunale ordina dissequestro dei pozzi di petrolio di ENI e SHELL

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ENI e SHELL
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Africa ExPress
Abuja, 19 marzo 2017

John Tsoho, giudice dell’Alta Corte Federale di Abuja, capitale della Nigeria, ha ordinato due giorni fa il dissequestro del campo petrolifero offshore OPL245, in concessione pariteticamente ad ENI e SHELL dal 2011. Il giacimento nel golfo di Guinea, di fronte allo Stato di Bayelsa, è il più ricco di tutta l’Africa, è situato a una profondità di 1300 metri (cioè superficiale) ed è stato valutato in 9 miliardi di barili. (http://www.africa-express.info/2017/02/05/presunta-tangente-di-13-miliardi-di-dollari-la-nigeria-toglie-alleni-e-alla-shell-la-concessione-del-piu-ricco-giacimento-africano/)

ENI e SHELL
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A gennaio lo stesso Tribunale aveva ordinato il sequestro provvisorio del giacimento dietro richiesta dell’ Economic and Financial Crimes Commission (EFCC), per una presunta tangente di 1,3 miliardi di dollari , per accordi sottoscritti con una società, di proprietà di un ex ministro e di altri i politici del vecchio governo. Le accuse sono pesanti: “associazione per delinquere, corruzione, corruzione di funzionari del governo, e riciclaggio di denaro”.

Il giudice ha motivato la sua decisione di revocare la confisca del campo petrolifero, perchè il capo dell’EFCC avrebbe omesso di presentare richiesta di sequestro dei beni ad interim. Dunque la domanda risulta irregolare e pertanto viene annullata.

Nel 1998 la concessione di sfruttamento del campo petrolifero offshore OPL245 era stata venduta dall’allora ministro del Petrolio nigeriano Dan Etete alla società Malabu Oil and Gas, della quale lui stesso era uno degli azionisti.

Nel 2011 la licenza è stata passata ad ENI e SHELL per 1,3 miliardi di dollari. Un tribunale britannico ha dimostrato che alla Malabu sono stati versati 1,09 miliardi, solamente la somma restante, “le briciole”, sono state trasferite nelle casse del governo nigeriano.

Dopo la sentenza dell’altro giorno, Roberto Carlo Albini, portavoce di ENI, ha riaffermato la correttezza della società nella transazione, mentre Shell ha dichiarato di ritenersi soddisfatta della decisione del giudice. E’ bene ricordare che la Nigeria è uno dei Paesi più corrotti del mondo: occupa il 136° posto su 176. L’Italia, per fare un paragone, è al 69° posto.

Africa ExPress 

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