Massimo A. Alberizzi
Milano, 13 marzo 2017
Una quarantina di persone sono morte, nella notte tra sabato e domenica, travolte da una valanga di rifiuti che si è staccata da una montagna di immondizie alla periferia di Addis Abeba. La tragedia era annunciata da tempo.
Da cinquant’anni nel sito si accumulano rifiuti di ogni genere e c’erano stati limitati crolli e smottamenti dovuti soprattutto a piccole esplosioni causate dai gas sviluppati dalla fermentazioni degli scarti gettati in discarica.
Puzzolente, nauseabonda, stomachevole è un vero girone dantesco. Eppure la discarica di Koshe è popolata da almeno 300 mila persone che le vivono attorno. Disgraziati che rovistano nell’immondizia, alla ricerca di qualcosa di commestibile: avanzi di un pasto o rimasugli del mercato, forse la metà di un avocado o di un mango marciti e scartati. Ad Addis Abeba non c’è la raccolta differenziata: e quindi la povera gente si improvvisa “riciclatore” direttamente in discarica. Adulti e ragazzini lavorano a mani nude. Alcuni gruppi raccolgono le bottiglie, le frantumano su una pietra e vendono poi il vetro sminuzzato. Altri si occupano della carta, delle lattine o della plastica.
In quella discarica tra le più grandi di tutta l’Africa, i derelitti, i disperati, i pezzenti e i miserabili, insomma quella parte del mondo senza speranza, cercano di sopravvivere. Non è, per altro, una cosa nuova: ogni capitale africana ha la sua discarica e la vita che pullula attorno è purtroppo sempre uguale. Si calcola che Addis Abeba conti più di 4 milioni d’abitanti. I trecentomila che sopravvivono scavando nella discarica della tragedia respirano esalazioni mefitiche e dannose. La loro aspettativa di vita è valutata in poco meno di quarant’anni. Poi schiantano, distrutti e consumati dai vapori nauseabondi e sprigionati da quell’ammasso di sudicia immondizia.
Negli ultimi anni si è parlato di bonificare il sito e le falde acquifere sottostanti inquinate. Le autorità hanno anche pensato di utilizzare i rifiuti per ricavarne energia. Sono stati stanziati poco più di 112 milioni di euro ma la centrale termica è ancora in costruzione dal 2013.
Massimo A. Alberizzi
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