Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 20 febbraio 2017
Adama Barrow, il neo eletto presidente del Gambia, ha prestato giuramento il 18 febbraio, proprio il giorno dell’Indipendenza, nel più grande stadio di Banjul, in presenza di alcuni capi di Stato africani e migliaia di gambiani. Durante il regime di Yahya Jammeh, durato ben ventidue anni,il 18 febbraio non è mai stato un giorno di festa. Il popolo era costretto a celebrare il 22 luglio, data della presa del potere del dittatore nel 1994.
E’ la seconda investitura come presidente per Barrow (http://www.africa-express.info/2017/01/19/truppe-entrano-gambia-barrow-giura-dakar/). Un mese fa aveva giurato a Dakar, nell’ambasciata del Gambia, perché Jammeh era ancora presente a Banjul, malgrado fosse scaduto il suo mandato. Resisteva sulla sua poltrona. Solo dopo interminabili colloqui con i rappresentanti della Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale (ECOWAS), il presidente della Guinea, Alpha Condé, e la minacciosa presenza delle truppe dell’ECOWAS, il tiranno è salito su un jet privato che lo ha portato in esilio in Guinea equatoriale, dopo aver svuotato le casse dello Stato (http://www.africa-express.info/2017/01/24/perche-lex-dittatore-del-gambia-yahya-jammeh-si-e-rifugiato-guinea-equatoriale/).
Il neo presidente, durante il suo discorso ha specificato: “Questa è la vittoria della democrazia”. E ha aggiunto: “Ora i gambiani sono padroni del proprio destino”.
Barrow ha promesso che avrebbe fatto liberare tutti prigionieri politici e che avrebbe incrementato la libertà di stampa. Durante i regime di Jammeh molte stazioni radio sono state chiuse (http://www.africa-express.info/2017/01/03/gambia-jammeh-si-prepara-resistere-chiude-2-radio-e-sfida-lecowas/). Il nuovo presidente intende anche revocare la richiesta fatta dal dittatore, di voler abbandonare la Corte Penale Internazionale dell’Aja.
Il nuovo governo è altresì deciso di ritornare nel Commonwealth. Lo ha annunciato a Londra Boris Johnson, Segretario di Stato britannico per gli Affari Esteri e del Commonwealth, subito dopo la sua visita nel Gambia la scorsa settimana. Johnson ha anche visitato la tristemente famosa “Mail II prison” a Banjul, dove sono ancora detenuti i prigionieri politici, gli oppositori di Jammeh. Ne è emerso un quadro terribile di sporcizia, freddo, umido, squallore, dolore, sofferenza. Gli uomini hanno raccontato di essere stati picchiati selvaggiamente, le donne, di essere state anche separate dai loro bimbi.
La comunità internazionale tutta appoggia caldamente il nuovo presidente e sono pronti a sostenere finanziariamente la piccola enclave circondata dal Senegal. L’Unione Europea si è impegnata di supportare il nuovo governo del Gambia con milioni di euro. Molti donatori avevano bloccato i loro aiuti negli ultimi anni dopo le continue violazioni dei diritti umani e la mancanza di rispetto nei confronti di diplomatici e di Organizzazioni internazionali, che Jammeh aveva dichiarato più di una volta di non essere graditi nel suo Paese (http://www.africa-express.info/2015/06/07/leuropa-troppo-permissiva-con-gli-omosessuali-il-gambia-espelle-lambasciatore-dellunione/). Eppure l’Italia non aveva esitato di intraprendere dialoghi con il regime per il controllo delle frontiere, pur di arginare il flusso migratorio (http://www.africa-express.info/2016/08/27/gambia-muore-in-galera-altro-oppositore-del-regime-ma-litalia-tratta-con-banjul-per-controllo-immigrazione-clandestina/).
Cornelia I. Toelgyes
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