Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 15 febbraio 2017
La Nigeria tutta, quella cristiana e quella musulmana, prega per il presidente Muhammadu Buhari, ricoverato in una clinica di Londra da ormai quasi quattro settimane. Bocche cucite sulle cause del ricovero. Il governo non si esprime; muti anche il suo entourage e la famiglia. Solo la sorella ha chiesto ai nigeriani di riunirsi in preghiera per il fratello, per il loro presidente.Ma non ha spiegato bene il perché chi si debba rivolgere al cielo.
La scorsa settimana Buhari aveva inviato una lettera all’Assemblea nazionale, informando i parlamentari del prolungarsi della sua assenza. Il suo stato di salute e la sua malattia vengono protette come un segreto di Stato. (http://www.africa-express.info/2017/02/07/buhari-inghilterra-per-motivi-medici-rimanda-il-suo-rientro-nigeria/).
Nel pomeriggio di ieri il presidente della ex colonia britannica, eletto democraticamente nel 2015 – ma in precedenza, nel 1983, organizzatore di un colpo di Stato e allora rimasto a capo del regime militare per un anno e mezzo – ha ricevuto una telefonata da Donald Trump. Il portavoce di Buhari, Femi Adesina, ha fatto sapere che il presidente americano ha promesso al suo omologo che gli Stati Uniti d’America sono pronti ad aiutarlo fornendo nuovi aiuti, cioè armi, per la lotta contro il terrorismo. Trump ha elogiato Buhari per il lavoro svolto finora e lo ha incoraggiato a continuare su questa scia. Infine lo ha invitato per una visita di Stato da tenersi in una data da concordare.
Alcuni oppositori, appena hanno saputo del prolungarsi dell’assenza del loro presidente, sono scesi in Piazza, sia a Lagos, che nella capitale Abuja la scorsa settimana. Hanno chiesto spiegazioni sulla terribile crisi economica e chiedono un buon governo, sicurezza, inoltre hanno protestato contro la corruzione e la crescente mancanza di lavoro.
La Nigeria con centottanta milioni di abitanti è lo Stato più popolato dell’Africa. Ci vivono quattrocento etnie diverse e si parlano cinquecentoquattordici tra lingue e idiomi. E soffre di una malattia che sembra incurabile, almeno per il momento: la corruzione. Pur vantando uno tra i PIL più elevati dell’Africa, la maggior parte della popolazione vive al di sotto della soglia della povertà. E’ dunque un gigante difficilmente governabile. In particolare nel nord-est, dove i sanguinari Bolo Haram, dal 2009 spargono terrore e morte non solo in Nigeria ma anche nei Paesi confinanti.
Secondo un recente rapporto delle Nazioni Unite, oltre centoventimila nigeriani saranno in grave difficoltà alimentare. La relazione dell’ONU sottolinea sarà un anno catastrofico, simile alla carestia per queste persone. Altri undici milioni avranno necessità di aiuti umanitari, dovuto alle continue incursioni per anni in queste aree, non permettendo ai contadini di coltivare i propri campi. I terroristi hanno ucciso oltre ventimila persone, più di 2,5 milioni hanno dovuto lasciare le loro case a causa di questo atroce conflitto. E chi è tornato a casa, ha trovato il nulla. Case bruciate, campi devastati, gli animali uccisi, familiari brutalmente ammazzati o figlie e mogli sequestrati dai sanguinari miliziani.
Cornelia I. Toelgyes
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@cotoelgyes