Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 23 gennaio 2017
Il governo del Burundi ha rimesso in libertà un centinaio di prigionieri durante una cerimonia simbolica. La grazia presidenziale era stata annunciata a fine dello scorso anno.
Sono stati liberati anche i membri del partito d’opposizione, arrestati nel 2015, durante una manifestazione svoltasi nella capitale Bujumbura. Uno di loro ha chiesto che venissero scarcerati tutti i prigionieri politici, precisando: “E’ assurdo passare tre anni in galera senza alcun processo”.
Durante tale manifestazione erano state arrestate migliaia di persone che protestavano contro il terzo mandato del presidente Pierre Nkurunziza.
(http://www.africa-express.info/2015/09/05/burundi-torture-ai-dimostranti-si-rischia-un-nuovo-genocidio-come-ruanda/).
Sicuramente la scarcerazione è la risposta all’Unione Europea, che pochi giorni fa, con una nuova risoluzione, ha chiesto alla Corte penale internazionale (CPI) e al Consiglio di sicurezza dell’ONU di aprire immediatamente un’inchiesta sulla violazione dei diritti umani, commessi durante la recente crisi. Nella risoluzione del 19 gennaio, nr. 2017/2508 al punto 9, l’UE desidera anche chiarimenti sul rischio di genocidio. (http://www.africa-express.info/2015/11/07/burundi-sullorlo-del-baratro-si-rischia-un-nuovo-genocidio-africano/).
L’Unione Europea ha allegato una serie di rapporti che attestano torture, sparizioni forzate, uccisioni, commessi da parte di agenti burundesi e conferma di sospendere gli aiuti finanziari al Paese e chiede punizioni esemplari per coloro che hanno commesso questi efferati crimini, altrettanto per chi ostacola gli sforzi finalizzati a trovare una soluzione politica per questa crisi.
Gli eurodeputati sono inoltre molto preoccupati per l’annuncio fatto da Nkurunziza, durante il suo discorso di fine anno, di volersi eventualmente ricandidare per un ulteriore mandato nel 2020.
Ovviamente Bujumbura ha risposto il giorno seguente all’UE, evidenziando che certamente i parlamentari dell’Unione non sono stati informati che dal 30 dicembre 2016 non sono stati segnalati casi di violazioni dei diritti umani in nessuna delle diciotto circoscrizioni del Paese. La lettera porta la data del 20 gennaio.
Le dichiarazioni delle autorità burundesi non hanno convinto Anschaire Nikoyagize, presidente di Iteka, un’organizzazione che difende i diritti umani. Nikoyagize, che vive in esilio, precisa: “Dall’inizio dell’anno sono state uccise barbaramente almeno otto persone ogni settimana. Tra il 9 e il 15 gennaio sono stata ammazzate dieci persone, altre due sono state torturate, tre sono scomparse e novantasette arrestate arbitrariamente dalla polizia, in collaborazione con i giovani Imbonerakure, guerriglieri che infondono il terrore in tutto il Paese, alleati con il partito al potere.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes