Speciale per AfricaExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 16 gennaio 2017
In questi giorni a Bamako si è tenuto il vertice Africa-Francia. Scelta coraggiosa, quella della capitale del Mali, vista la precaria situazione della sicurezza nel Paese e nella città stessa, dove nel marzo 2015 ci fu un attentato terroristico contro un locale frequentato da espatriati (http://www.africa-express.info/2015/03/07/attentato-al-night-club-degli-stranieri-bamako-uccisi-un-francese-un-belga-e-tre-maliani/) seguito poco dopo, nel novembre 2015, da un altro agguato contro uno dei migliori hotel (http://www.africa-express.info/2015/11/21/finito-lassalto-allhotel-di-bamako-27-morti-e-132-ostaggi-liberati/).
Imponenti le misure di sicurezza messe in campo: oltre diecimila uomini per sorvegliare la città, alcune centinaia di agenti per proteggere le personalità presenti, duecento militari delle forze speciali locali, senza dimenticare gli uomini dei servizi maliani e francesi. Bamako è stata sorvegliata anche dal cielo da droni, aerei e elicotteri.
La capitale della ex colonia francese si è trasformata in un bunker impenetrabile durante tutta la durata del vertice, al quale hanno partecipato una trentina tra capi di Stato e di governo, tra loro Idriss Déby Itno, presidente del Ciad e attualmente presidente in carica dell’Unione Africana, il leader dello Zimbabwe, Robert Mugabe, quello del Ruanda Paul Kagame, il capo della Nigeria, Muhammadu Buhari, della Liberia Ellen Johnson Sirleaf, che attualmente presiede anche l’ “Economic Communty of West African States “. Buhari e la Johnson Sirleaf hanno raggiunto Bamako direttamente da Banjul, la capitale del Gambia, dove hanno nuovamente cercato di convincere – senza successo – Yahya Jammeh di lasciare la poltrona entro il 19 gennaio prossimo. Tutti i leader presenti sono concordi che la scelta del popolo gambiano deve essere assolutamente rispettata. Adama Barrow, che ha vinto le elezioni in Gambia, è stato invitato dall’ECOWAS a partecipare al summit.
Il vertice è stato presieduto da Ibrahim Boubacar Keïta, presidente del Mali, e da François Hollande, presidente della Francia. Il leader dell’Eliseo ha colto l’occasione per salutare i suoi omologhi africani, dato che non si presenterà alla prossime elezioni a maggio e dunque questo dovrebbe essere il suo ultimo viaggio nel Continente.
I temi principali toccati durante il vertice sono stati democrazia, sicurezza e sviluppo.
“Il rispetto delle Costituzioni” è stato uno degli argomenti trattati durante il summit, in quanto molti leader africani, pur di restare incollati alla poltrona, infrangono volentieri le leggi fondamentali del loro Paese. E, naturalmente, si è parlato anche della trasparenza nel processo elettorale.
Si è discusso molto sulla sicurezza e la capacità di difesa del continente. Nel 2013 la Francia si era impegnata ad addestrare almeno ventimila soldati africani. Questo numero è già stato superato, perché a tutt’oggi sono stai già preparati ben sessantacinque mila militari, ma l’obbiettivo è di arrivare a venticinque mila.
Sul problema migranti, Keïta si è espresso durante una conferenza stampa e ha sostenuto che non è stato firmato alcun accordo tra il Mali e l’Unione europea, smentendo cosi alcuni governi che avevano parlato di negoziati conclusi. (http://www.africa-express.info/2016/12/31/schiaffo-del-mali-alleuropa-bamako-rispedisce-al-mittente-due-espulsi-dalla-francia/) circa il rimpatrio forzato dei suoi concittadini.
Anche per quanto riguarda lo sviluppo economico, la Francia è pronta ad alzare la quota: sotto forma di prestito o dono metterà a disposizione cinque miliardi di euro invece dei quatto previsti, da oggi fino al 2019.
Hollande lancerà anche un fondo di investimento franco-africano di settantasei milioni di euro della durata di dieci anni. Secondo Parigi si tratterebbe del primo fondo transfrontaliero tra l’Africa e la Francia.
Prima di recarsi a Bamako, Hollande ha salutato le sue truppe a Gao. Nel 2012 oltre la metà del nord della ex-colonia francese era sotto il controllo dei gruppi jihadisti. Solo con l’arrivo nel 2013 del contingente internazionale della missione MINUSMA, in gran parte dell’aerea è stata ristabilita l’autorità del governo. Alcune zone, come Kidal, sfuggono ancora al controllo delle truppe maliane ed internazionali, malgrado sia stato firmato nel giugno 2015 il “Trattato per la pace e la riconciliazione nel Mali” (http://www.africa-express.info/2015/06/24/firmato-laccordo-di-pace-mali-anche-dai-ribelli-maggioranza-tuareg/) e l’attuazione dell’accordo stenta a decollare (http://www.africa-express.info/2016/08/22/14413/).
Un vertice tutto sommato ben riuscito. L’unico neo, l’uccisione di un ragazzino di soli dieci anni e poi seppellito di nascosto dai soldati francesi. Il fatto sarebbe accaduto lo scorso 30 novembre vicino a Tessalit, nel nord del Mali, ma è venuto alla luce solamente il 13 gennaio grazie al giornale on-line “Jeune Afrique”. L’informazione è stata confermata lo stesso giorno dal ministero della Difesa francese ed è stata immediatamente aperta un’inchiesta.
Cornelia I.Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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