Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 14 gennaio 2017
Dopo lunghe ed estenuanti trattative, grazie alla mediazione della Chiesa cattolica del Congo-K, il 31 dicembre 2016 è stato firmato un accordo tra la maggioranza e l’opposizione per uscire dalla crisi politica che affligge la ex colonia belga da mesi. Il trattato prevede la creazione di un consiglio di transizione (CNT), presieduto dall’oppositore storico al regime, Etienne Tshisekedi, e la nomina di un primo ministro, che dovrà essere designato dalla coalizione dell’opposizione, ma autorizza Joseph Kabila di restare in carica fino alla fine del 2017.
Il presidente, Jospeh Kabila, al potere da ben sedici anni, è uno dei tanti leader africani che amano restare incollati alla loro poltrona. Il suo mandato è scaduto a metà dicembre, ma lui ha semplicemente rinviato le elezioni al 2018. Ovviamente questo rinvio ha suscitato malcontento e provocato violenze in tutto il Paese (http://www.africa-express.info/2016/10/20/congo-k-elezioni-rinviate-al-2018) e proprio alla scadenza del suo incarico, ha nominato un nuovo governo (http://www.africa-express.info/2016/12/20/congo-kabila-si-incolla-alla-poltrona-e-la-gente-scende-di-nuovo-piazza-almeno-20-morti/ ).
Qualche giorno fa i rappresentanti della Chiesa cattolica congolese si sono nuovamente riuniti con la classe politica del Paese e mercoledì scorso l’arcivescovo Marcel Utembi, presidente della conferenza episcopale del Congo-K, ha chiesto sostegno per la messa in atto dell’accordo al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Hervé Ladsous, capo del Dipartimento dell’ONU per le operazioni di mantenimento della pace, ritiene che la messa in opera dell’accordo incontrerà molte difficoltà se non sarà sostenuto da tutte le parti interessate. Ha espresso inoltre la sua preoccupazione per le violenze che affliggono la ex colonia belga dalla presa del potere di Kabila nel 2001.
Solo poche ore fa anche il partito dell’opposizione e seconda forza politica del Paese, il “ Mouvement de Libération du Congo” (MLC) ha posto la firma sul documento. MLC è il partito dell’ex vice presidente, Jean-Pierre Bemba, attualmente detenuto all’Aja per ordine della Corte Penale Internazionale, perché ritenuto colpevole di crimini contro l’umanità (http://www.africa-express.info/2016/03/21/congo-k-bemba-colpevole-di-crimini-contro-lumanita/).
Ma in questo travagliato Paese i disordini e le violenze non si sono ancora fermate. Le autorità hanno raccontato che dall’inizio dell’anno nella Provincia del Kasai occidentale, durante gli scontri tra i partigiani di un ex leader tradizionale, morto ammazzato lo scorso agosto dalle forze dell’ordine, sono state uccise ventisei persone, tra loro nove civili, quattro militari delle forze dell’ordine, dodici miliziani e la moglie del capo. Kamwina Nsapu era un medico sulla trentina. Aveva soggiornato a lungo nel Sudafrica. Era ritornato nel Congo solo nell’aprile 2016, ma da tempo invitava la popolazione all’insurrezione.
Il governatore della Provincia, Alex Kande, ha spiegato che il movimento insurrezionalista di Kamwina Nsapu si è anarchicamente trasformato in guerriglia assassina e accusa i partigiani di arruolare minori e di utilizzare donne e bambini come scudi umani, di intercettare i convogli e di devastare e bruciare gli uffici pubblici.
Lo stringer di Africa Express ha fatto sapere che alla fine dell’anno appena trascorso, villaggi vicino a Bunkonde, città del Kasai, sono stati teatro di terribili combattimenti. La popolazione è dovuta fuggire e al suo ritorno ha trovato le loro povere capanne rase al suole e gli animali domestici sgozzati. La situazione è drammatica, gli abitanti sono terrorizzati e spesso le persone non hanno di che nutrirsi.
Cornelia I. Toelgyes
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@cotoelgyes