Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 5 gennaio 2017
Un attacco ad un convoglio scortato da militari della United Nations Multidimensional Integrated Stabilization Mission in the Central African Republic (MINUSCA) è costato la vita a due caschi blu del Marocco, altri due sono stati feriti, uno de quali in gravi condizioni.
Il fatto è successo nel sud-est della Repubblica centrafricana, a venti chilometri da Mboki, sulla strada di Zémio. I militari di MINUSCA erano stati incaricati di scortare un convoglio di camion che trasportava gasolio da Zémio a Obo, quando sono stati attaccati da un gruppo di uomini armati. che si sono dileguati immediatamente dopo l’assalto. Finora non c’è stata nessuna rivendicazione.
Secondo gli abitanti della zona, lo stesso gruppo avrebbe attaccato su questa strada un veicolo del trasporto pubblico, ma per fortuna non ci sono state vittime. Non ci sono certezze ma parecchi diplomatici puntano il dito contri gli uomini di Joseph Kony, il capo del Lord’s Resistance Army” (LRA), un sanguinario gruppo armato ugandese da anni presente nell’area, in opposizione al presidente Yowecri Museveni. Nella stessa zona però sono attivi anche molti altri gruppi armati.
Quello di ieri è un duro colpo per MINUSCA, che dal suo arrivo nella Repubblica Centroafricana, nell’autunno del 2014, ha già perso quaranta caschi blu. In un comunicato, Parfait Onanga-Anyanga, rappresentante speciale del segretario generale dell’ONU e capo di MINUSCA, ha duramente condannato questo ennesimo attacco ai caschi blu.
La crisi della Repubblica Centrafricana comincia alla fine del 2012: il presidente François Bozizé dopo essere stato minacciato dai ribelli Séléka (il maggioranza musulmani) alle porte di Bangui, chiede aiuto all’ONU e alla Francia. Nel marzo 2013 Michel Djotodia, prende il potere, diventando così il primo presidente di fede islamica della ex-colonia francese. Dall’ottobre dello stesso anno i combattimenti tra gli anti-balaka (per lo più composti da cristiani e animisti) e gli ex-Séléka si intensificano e lo Stato non è più in grado di garantire l’ordine pubblico, Francia e ONU temono che la guerra civile possa trasformarsi in genocidio. Il 10 gennaio 2014 Djotodia presenta le dimissioni e il giorno seguente parte per l’esilio in Benin. Il 23 gennaio 2014 viene nominata presidente del governo di transizione Catherine Samba-Panza, ex-sindaco di Bangui.
Il 15 settembre 2014 arrivano anche i caschi blu dell’ONU della Missione Multidimensionale Integrata per la Stabilizzazione nella Repubblica Centrafricana. Le forze dell’Unione Africana del contingente MUNISCA, presenti con 5250 uomini (850 soldati del Ciad hanno dovuto lasciare il Paese qualche mese prima, perché accusati di aver usato la popolazione come scudi umani) affiancano le truppe francesi dell’operazione Sangaris. Con la risoluzione 2301 del 26 luglio 2016 il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha rinnova il mandato di MINUSCA fino a novembre 2017. Attualmente il contingente internazionale conta 12.870 uomini: 10.750 militari e 2.080 poliziotti, oltre ad un certo numero di personale civile. Il 31 ottobre scorso la Francia ha ufficialmente ritirato le sue truppe dell’operazione Sangaris, che si è protratta per ben tre anni.
Ancora oggi oltre ottocentocinquantamila persone non hanno ancora potuto fare ritorno nelle proprie case: 383.000 sono sfollati, mentre 468.000 hanno cercato rifugio nel Ciad, nel Congo-K, nel Congo Brazzaville e nel Camerun, che ha accolto oltre la metà dei cittadini centrafricani in cerca di protezione. Secondo l’UNICEF, il quarantuno per cento dei bambini al di sotto dei cinque anni soffre di malnutrizione cronica e si stima che dal 2013 ad oggi tra sei e diecimila minori siano stati reclutati dai vari gruppi armati come bambini-sodato.
Oltre la metà della popolazione si trova in stato di insicurezza alimentare, tra loro 2,3 milioni necessitano di aiuti umanitari, su una popolazione totale di 4,616 milioni di persone. Non è facile vivere in questo Paese, specie per i bambini.
Nella primavera del 2015 alcuni caschi blu, tra loro anche dei soldati francesi, sono stati accusati di molestie sessuali contro minori http://www.africa-express.info/2015/04/30/centrafrica-militari-francesi-accusati-di-molestie-sessualiverso-minori/. Gli incresciosi fatti hanno scosso l’opinione pubblica ed alcuni alti funzionari hanno dovuto lasciare i loro incarichi, come Babacar Gaye, capo di MINUSCA (http://www.africa-express.info/2015/08/12/scandali-sessuali-e-caschi-blu-si-dimette-il-capo-della-missione-dellonu-centrafrica/) e l’italiana Flavia Pansieri, numero due dell’agenzia ONU “Alto commissariato per i diritti dell’uomo” (OHCHR) (http://www.africa-express.info/2015/08/13/la-crisi-centrafricana-investe-anche-lonu-nel-caos-dopo-e-dimissioni-dellitaliana-che-si-occupava-di-diritti-umani/).
L’inchiesta per violenza sessuale su minori nella Repubblica Centrafricana, aperta dalla Procura parigina nei confronti di sei soldati dell’operazione Sangaris non è riuscita a formulare alcun capo d’accusa. Le investigazioni sul caso si sono concluse lo scorso 20 dicembre 2016. I sei militari sono stati ascoltati più volte, ma non risulta nessuna imputazione a loro carico. Hanno ammesso di aver dato delle razioni di cibo ai minori, ma hanno negato di aver commesso alcuna violenza sessuale nei loro confronti. Dunque il caso potrebbe arrivare a un proscioglimento anticipato con un non luogo a procedere. Le parti dispongono comunque di tre mesi di tempo per richiedere nuovamente gli atti dell’inchiesta, prima dell’istanza della Procura di Parigi e di una decisione definitiva del giudice.
A tutt’oggi sono aperte ancora altre inchieste sulle quali la Procura di Parigi sta indagando. Inoltre, grazie ad un’indagine interna dell’ONU, è stato possibile individuare quarantun caschi blu burundesi e gabonesi di MINUSCA, che avrebbero commesso violenze sessuali nella Prefettura di Kemo tra il 2014 e il 2015.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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