Speciale per AfricaExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 3 gennaio 2016
Yahya Jammeh, presidente del Gambia, non finisce mai di sorprendere. A poco più di due settimane dalla fine del suo mandato, riprende la repressione nei confronti dei media. La mattina di Capodanno le autorità della ex colonia britannica hanno nuovamente ridotto al silenzio due emittenti radio, Teranga FM e Radio Hilltop. In particolare Teranga FM è molto conosciuta e seguita in tutto il Paese per le sue posizioni critiche nei confronti del regime di Jammeh. In passato è già stata chiusa ben quattro volte. Sono state sbarrate e sigillate le porte da un poliziotto e quattro agenti del National Intelligence Agency (NIA), senza alcuna spiegazione, ha specificato questa mattina Emil Touray, direttore della Gambia Press Union. Stamattina è stata chiusa anche una terza emittente anch’essa non tenera con il regime: Afri Radio
Jammeh, che ha detenuto il potere per ben ventidue anni, ha perso queste elezioni che sono tenute a inizio dicembre. In un primo momento sembrava che avesse accettato di buon grado la disfatta elettorale, congratulandosi persino con il vincitore, Adama Barrow, che si è aggiudicato il 43,34 per cento delle preferenze. Il presidente uscente si è fermato al 39,6 per cento, mentre il terzo candidato, Mamah Kandeh, ha riportato a casa solamente il 17,1 per cento.
In un primo momento sembrava che Jammeh avesse accettato di buon grado la disfatta elettorale ed era andato persino in televisione a congratularsi con il leader dell’opposizione che l’aveva superato. Pochi giorni dopo, invece, è tornato in TV e in diretta, stizzito, ha sostenuto che il suo partito avrebbe presentato un ricorso alla Corte suprema del Paese, per irregolarità i alcune circoscrizioni. Cosa che i suoi avvocati hanno fatto. Il caso sarà discusso il 10 gennaio.
Nel frattempo la situazione nell’enclave è parecchio tesa. Molti gambiani stanno fuggendo in Senegal per paura di un bagno di sangue, dopo l’annuncio fatto dall’ “Economic Community of West African States (ECOWAS), di essere pronta ad intervenire militarmente, se Jammeh non dovesse lasciare spontaneamente il potere il 19 gennaio prossimo, data che rappresenta la fine del suo mandato e il giorno dell’insediamento di Barrow. (http://www.africa-express.info/2016/12/28/gambia-cittadini-fuga-verso-il-senegal-appello-jammeh/)
In occasione del suo discorso di fine anno alla televisione nazionale, Jammeh ha fatto sapere che un intervento militare da parte dell’ECOWAS corrisponde praticamente ad una dichiarazione di guerra. Ha inoltre precisato che non avrebbe più partecipato agli incontro con i membri di ECOWAS, in quanto ritiene che la loro posizione non sia neutrale. Infine ha ribadito che le elezioni del 1° Dicembre 2016 devono essere assolutamente annullate.
“Sono vittima di una campagna portata avanti per interesse da un gruppo di individui”, ha aggiunto Jammeh.
“In ogni caso, siamo pronti a difendere il nostro Paese contro qualsiasi aggressione e non ci sarà alcun compromesso a questo proposito”, ha concluso il presidente.
Domenica mattina un forte spiegamento di militari e poliziotti in tenuta anti-sommossa è stato notato nel centro di Banjul, la capitale del Gambia, nelle periferie e lungo il litorale, nelle immediate vicinanze degli alberghi.
Aggiornamento 3 gennaio 2016:
In seguito alle minacce di morte ricevute e dietro pressione della famiglia, il presidente della Commissione elettorale indipendente, l’ottantaduenne Alieu Momar Njai, ha lasciato il Paese ieri sera. Secondo il giornale on-line “The Fatu Network”, Njai si troverebbe ora in una località sicura. A metà dicembre 2016 l’esercito aveva occupato lo stabile dove si trovano gli uffici della Commissione ( http://www.africa-express.info/2016/12/14/gambia-lesercito-di-yahya-jammeh-sconfitto-dal-voto-invade-ledificio-elettorale-banjul/ ).
Cornelia I. Toelgyes
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