Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 28 dicembre 2016
In Gambia la situazione è sempre più tesa e sono in molti a lasciare il Paese. Cercano rifugio in Senegal, da quando la Economic Community of West African States (ECOWAS) ha annunciato la scorsa settimana di essere pronta ad intervenire militarmente (http://www.africa-express.info/2016/12/24/gambia-ecowas-pronta-ad-intervento-militare-se-jammeh-non-lascia-potere/), se il presidente Yahya Jammeh non lascerà il potere spontaneamente. Il giuramento di Adama Barrow, che ha vinto le elezioni presidenziali all’inizio del mese, è previsto il prossimo 19 gennaio, giorno dell’insediamento.
Jammeh, che ha detenuto il potere per ben ventidue anni, ha perso queste elezioni. In un primo momento sembrava che avesse accettato di buon grado la disfatta elettorale, congratulandosi persino con il vincitore, Adama Barrow, che si è aggiudicato il 43,34 per cento delle preferenze. Il presidente uscente si è fermato al 39,6 per cento, mentre il terzo candidato, Mamah Kandeh, ha riportato a casa solamente il 17,1 per cento.
Per sua stessa ammissione, la Commissione elettorale ha dichiarato che ci sono stati degli errori nel conteggio iniziale, che hanno gonfiato i voti di Barrow in una Regione in particolare. Tali inesattezze sono state corrette il 5 dicembre e il margine del vincitore è sceso dal nove per cento al quattro. Ma rimane il fatto che il presidente eletto dal popolo sovrano rimane Barrow.
Pochi giorni dopo il voto, Jammeh ha cambiato opinione, contestando il risultato elettorale e per tutta risposta ha fatto occupare dall’esercito l’edificio della Commissione elettorale indipendente. In seguito, l’“Alliance for Patriotic Reorientation and Construction” (APRC), il partito del presidente ha depositato un ricorso lo scorso 13 dicembre, contestando delle irregolarità. La Suprema Corte, presieduta dal giudice Emmanuel Fagbenle, di origini nigeriane, discuterà il caso il 10 gennaio prossimo. Fino ad allora molto può ancora accadere.
Nel frattempo sono tanti i gambiani che stanno scappando in Senegal. Hanno paura, sono spaventati di un eventuale bagno di sangue, se l’ECOWAS dovesse dare ordine alle truppe di invadere il Paese. Anche molti guineani, residenti a Banjul, stanno facendo ritorno a Conakry, nell’attesa che la situazione politica si ristabilizzi.
Il presidente della Guinea, Alpha Condé, è contrario ad un intervento militare, come suggerito dall’ECOWAS, qualora Jammeh non dovesse passare le consegne a Barrow in modo pacifico. Secondo Condé, il presidente gambiano deve essere rassicurato, bisogna convincerlo a lasciare il potere. In poche parole, favorisce il dialogo al posto della forza.
Una voce fuori dal coro quella di Condé, l’esatto opposto del suo omologo Alassane Ouattara, della Costa d’Avorio, che a metà dicembre aveva sottolineato: “Ci siamo impegnati a far rispettare la volontà del popolo gambiano”.
Barrow ha fatto un appello a Jammeh, chiedendogli di lasciare il potere in modo tranquillo, come lo fecero a suo tempo, nel lontano 1965, i colonizzatori britannici. Ed in un messaggio postato sui suoi account dei maggiori network, ha invitato tutti i gambiani che amano la pace, di pregare e di lavorare per un trasferimento pacifico del potere al nuovo esecutivo. Sarebbe la prima volta dopo l’indipendenza. “Se i colonizzatori sono stati in grado di dare le consegne pacificamente, in pieno accordo con i gambiani, noi cittadini dovremmo dare un esempio ancora migliore ai nostri figli”, ha aggiunto il neo-eletto presidente.
Il futuro leader del Gambia si sta preparando per il nuovo incarico. Ha formato un gruppo di sette esperti, che dovranno formulare un piano di sviluppo nazionale. Obbiettivo principale di tale piano è quello di poter garantire che il Paese possa gestire e sfruttare al meglio tutte le potenzialità a disposizione.
Cornelia I.Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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