Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 20 dicembre 2016
Il presidente del Congo Kinshasa, Joseph Kabila, al potere da sedici anni, non vuole cedere lo scettro. Così ha rinviato la tornata elettorale al 2018 (http://www.africa-express.info/2016/11/10/parola-dordine-di-joseph-kabila-oppressione-interrotte-due-emittenti-radio-nel-congo-k/). Il suo mandato sarebbe dovuto scadere nella la notte tra lunedì e martedì.
Ieri sera, poco prima delle 23.00 il presidente ha annunciato inaspettatamente alla TV pubblica la formazione del suo nuovo governo. Pressato dai tempi non ha voluto attendere la ripresa della mediazione della Chiesa cattolica congolese. Il nuovo esecutivo sarà guidato dal primo ministro Samy Badibanga e comprende tre vice-primi ministri e sette ministri senza portafoglio. Praticamente un governo tutto al maschile, infatti il presidente ha nominato solo quattro donne ministro e quattro come vice-ministri.
Il leader storico ottantaquattrenne dell’opposizione, Etienne Tshisekedi, in un video postato su youtube subito dopo la presentazione del nuovo governo, ha invitato la popolazione a non riconoscere più l’ autorità di Kabila e a mettere in atto azioni di resistenza pacifica.
La repression e si fa sempre più pesante. Per impedire che i dissidenti comunichino tra loro, già da qualche giorno le autorità hanno provveduto al parziale blocco di internet. Questa mattina, la polizia e la guardia repubblicana hanno controllato i quartieri per evitare scontri e violenze, arrestando numerose persone e sparando contro piccoli gruppi di giovani. Un ragazzo è rimasto ucciso già alle 7 del mattino. Nel pomeriggio il direttore per i diritti umani dell’ONU nel Congo-K, Jose Maria Aranaz ha riferito a Reuters che i morti tra i civili potrebbero essere venti.
Il nuovo primo ministro questa mattina ha fatto un appello alla calma e ha raccomandato alle forze dell’ordine di contenersi.
Ieri sono scesi in piazza centinaia di oppositori. Hanno chiesto a Kabila di farsi da parte e di indire subito nuove elezioni. Per tutta risposta la polizia ha usato gas lacrimogeno per disperdere la folla e bloccato l’accesso all’università di Kinshasa, la capitale della ex colonia belga.
A Butembo, una città con oltre un milione di abitanti nella Provincia Nord Kivu, militanti, probabilmente combattenti Mai Mai, hanno cercato di assalire la prigione e altre aree della città, uccidendo un casco blu sudafricano di MONUSCO (Mission de l’Organisation des Nations Unies pour la Stabilisation en Republique Democratique du Congo) e ferendone altri due. Durante gli scontri sono morti anche cinque ribelli e un agente della polizia locale.
La MONUSCO è presente sul territorio del Congo-K con ventimila uomini. Il mandato è stato rinnovato il 30 marzo scorso dal Consiglio di sicurezza del ONU. Il segretario generale dell’Organizzazione, Ban Ki-moon, aveva suggerito una diminuzione degli uomini in campo, dietro richiesta del governo, proposta che non è stata accettata dal Consiglio. Ha ritenuto indispensabile la presenza massiccia dei caschi blu in vista delle elezioni e per proteggere la popolazione civile dalle bande armate.
I ribelli Mai Mai nei mesi scorsi sono stati accusati di altri attacchi.. Ora sono ricomparsi sul teatro di guerra. Non è chiaro da chi siano manovrati e quali interessi tutelino. E’ probabile, comunque che si siano schierati contro il presidente in carica. I Mai Mai – milizie tradizionali che combattono dopo essere stati sottoposti a iniziazioni magiche ed esoteriche – sono stati molto attivi nella seconda guerra del Congo. Ma le loro tracce si possono già osservare nelle guerre seguite all’indipendenza, raggiunta nel 1960. Allora li chiamavano simba, cioè leoni in swahili. Mai Mai vuol dire acqua. I miliziani credono infatti che le pallottole dei nemici a contatto con la loro pelle si trasformino in acqua e quindi non li uccidano.
Ieri sono state arrestate almeno ottanta persone anche a Goma. La loro colpa è stata quella di aver indossato una maglietta rossa, il colore dell’opposizione.
Questa mattina la Francia vista la situazione caotica del Paese, ha chiesto all’Unione Europea di rivedere i suoi rapporto con il Congo-K. In particolare Parigi è preoccupata per gli arresti indiscriminati e le esecuzioni arbitrarie e ha rivolto un appello alle autorità dell’ex colonia belga perchè ordinino alle forze dell’ordine di rispettare i diritti umani.
Cornelia I.Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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