Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 18 dicembre 2016
Il Camerun risulta essere il maggiore Paese di transito per il traffico dei diamanti provenienti della Repubblica Centrafricana. Un’ accusa pesante che si evince da un rapporto dell’Organizzazione Partnership Africa Canada (PAC).
In base a tale relazione, il Camerun non rispetterebbe il “Kimberley Process” (KPCS), certificazione che dovrebbe garantire che i profitti provenienti dal commercio di diamanti non vengano usati per finanziare guerre civili. Tale accordo è stato sottoscritto da molti governi, tra loro anche il Camerun, e multinazionali produttori di diamanti, nonché dalla società civile.
Eppure il Camerun sembrerebbe favorire il traffico dei diamanti estratti in modo illegale nelle zone di conflitto nella Repubblica centrafricana (CAR), prima di essere riciclati sul mercato internazionale. Naturalmente le cause sono evidenti: corruzione e conseguente scarso controllo da parte delle autorità camerunensi.
Dall’inizio della guerra civile nel 2013 i diamanti della ex colonia francese sono stati messo sotto embargo, che è stato leggermente allentato nell’ ultimo anno nelle zone ritenute compatibili e non più coinvolte nei conflitti armati. Ma ora si è scoperto che il traffico illecito è fiorente nelle zone dove imperversano ancora le bande armate.
Mentre a livello internazionale ha suscitato enorme scalpore che con i diamanti insanguinati del CAR viene finanziato il conflitto interno, così non è stato per i Paesi confinanti con il la ex colonia francese.
Sempre secondo il PAC, i commercianti camerunesi , o rifugiati centrafricani nel Camerun, che comprano questi diamanti nella Repubblica Centrafricana, distribuiscono mazzette alle autorità preposte a controllare l’origine dei preziosi minerali. I criminali – non c’è altro termine per definirli – in seguito preparano dei certificati che attestano come Paese d’origine il Camerun, ottenendo così senza problemi l’attestato “Kimberley Process”, che altro non è il passaporto che permette ai preziosi l’accesso al mercato internazionale.
La tassa sull’esportazione nella ex colonia anglo-francese è del 24,5 per cento, molto più elevata dei Paesi confinanti, dove si aggira intorno al tre per cento. Per questo motivo i commercianti criminali cercano di immettere i diamanti insanguinati sul mercato internazionale da un Paese terzo. E spesso ciò rende ancora più difficile accertare l’origine di questi minerali.
Ovviamente le autorità camerunensi respingono tali accuse e, secondo il segretario permanente del Camerun del “Kimberly Process”, Kisito Mvogo, il suo Paese non sarebbe coinvolto in questo illecito traffico. “Abbiamo rilasciato sempre certificati conformi alle regole imposte dal KPCS; non emettiamo attesati per diamanti sporchi di sangue”.
Già nell’agosto 2014 le autorità belghe avevavno sequestrato un carico di centoquarantamila carati di diamanti sospetti, del valore di ventiquattro milioni. Si pensa che siano stati contrabbandati dal CAR verso il Congo-K e Dubai. Nell’ottobre dello stesso anno degli esperti hanno espresso seri dubbi circa traffici illeciti di diamanti provenienti dal CAR.
Quest’anno è stato tolto parzialmente l’embargo in alcune zone, ma rimane il fatto che proliferano miniere non autorizzate, controllate dalle bande armate, fonti della maggior parte dei diamanti insanguinati.
Non solo i diamanti, anche i legnami pregiati finanziano questa assurda guerra (http://www.africa-express.info/2015/07/19/centrafrica-le-multinazionali-e-il-saccheggio-delle-grandi-foreste-pluviali/). Dall’inizio del conflitto sono state ammazzate migliaia di persone e a tutt’oggi ottocentocinquantamila non hanno ancora potuto fare ritorno nelle proprie case: 383.000 persone sono sfollati, mentre 468.000 hanno cercato rifugio nel Ciad, nel Congo-K, nel Congo Brazzaville e nel Camerun, che ha accolto oltre la metà dei cittadini centrafricani in cerca di protezione, malgrado la presenza dei caschi blu della missione MINUSCA, dall’autunno del 2014.
Oltre la metà della popolazione si trova in stato di insicurezza alimentare, tra loro 2,3 milioni necessitano di aiuti umanitari, su una popolazione totale di 4,616 milioni di persone.
La Comunità internazionale ha stanziato oltre due miliardi per la ricostruzione del Paese lo scorso mese di novembre (http://www.africa-express.info/2016/11/26/repubblica-centrafricana-il-mondo-stanzia-oltre-2-miliardi-ma-la-pace-e-ancora-molto-lontana/), , ma la pace stenta ovviamente a decollare, finchè legno pregiato e diamanti sporchi di sangue daranno la possibilità di finanziare i gruppi armati ex-Séléka (composti per lo più da musulmani) e anti-balaka (vi aderiscono cristiani ed animisti).
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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