Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 9 dicembre 2016
Il governo del Sud Sudan ha espulso oggi il direttore dell’organizzazione “Norwegian Refugee Council” (NRC), arrivato poche ore fa a Nairobi. Ieri il rappresentante di NRC , di cui non sono state rese note generalità e nazionalità, è stato arrestato senza spiegazione alcuna dalle forze di sicurezza sud sudanesi.
In un comunicato dell’organizzazione norvegese, il suo segretario generale Jan Egeland, chiede al governo del più giovane Stato della Terra di rivedere la propria posizione e di dare priorità ai propri cittadini che necessitano urgentemente di aiuti umanitari. Attualmente oltre tre milioni di persone hanno dovuto lasciare le proprie case e i loro villaggi. Un milione ha cercato rifugio nei Paese limitrofi, mentre altri due milioni sono sfollati. “Le vere vittime di questa azione del governo sono le persone che vigono in stato di necessità”. ha aggiunto Egeland, precisando: “Il governo dovrebbe collaborare con tutte le organizzazioni umanitarie presenti sul territorio”.
L’NRC è attivo nel Sud Sudan dalla sua indipendenza nel 2011, ma già precedentemente, sin dal 2004 ha prestato la propria opera nel meridione dell’ex protettorato anglo-egiziano.
L’organizzazione norvegese dispone di unità mobili in grado di raggiungere in breve tempo anche i luoghi più remoti per prestare aiuto e assistenza ai cittadini più vulnerabili.
Questa terribile situazione è frutto di una guerra civile iniziata tre anni fa: il presidente Salva Kiir Mayardit aveva accusato il suo vice Riek Marchar di aver complottato contro di lui, tentando un colpo di Stato. Da allora sono iniziati i combattimenti tra le forze governative e quelle fedeli a Machar. I primi scontri si sono verificati a fine 2013 nelle strade di Juba, la capitale del Paese, ma ben presto hanno raggiunto anche Bor e Bentiu. Vecchi rancori politici ed etnici mai risolti, non fanno che alimentare questo conflitto.
La guerra civile ha scaraventato sull’orlo del baratro una buona parte della popolazione. Solo nei primi mesi del conflitto oltre quattrocentomila persone hanno abbandonato le loro case. Decine di migliaia hanno cercato rifugio nelle basi dell’ONU, che ben presto si sono trasformate in veri e propri campi per sfollati.
Una guerra civile, un popolo dimenticato dal resto del mondo. Si parla poco di questo Paese perchè i suoi profughi non sono tra i migranti che cercano di raggiungere le nostre coste. Non ci sono sud sudanesi tra i morti nel Mediterraneo semplicemente perché non hanno denaro, parenti all’estero o beni da poter vendere. Sono rimasti senza niente. Anche il cibo è diventato un lusso, figuriamoci le lacrime, ora che il governo crea problemi anche a coloro che cercano di portare aiuti alla popolazione.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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