Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 24 novembre 2016
Yaya Jammeh, il presidente del Gambia, ha rifiutato i visti agli osservatorio dell’Unione Europea che avrebbero dovuto vigilare sul corretto svolgimenti delle elezioni presidenziali in programma per il prossimo 1° dicembre. L’UE aveva predisposto un team snello per le valutazioni tecniche durante la giornata elettorale.
Il presidente, al potere da ben ventidue anni, parteciperà nuovamente a questa tornata elettorale per restare sulla poltrona altri cinque anni (http://www.africa-express.info/2016/11/13/democrazia-africana-al-potere-da-22-anni-il-presidente-del-gambia-si-candida-per-il-quinto-mandato/)
La scorsa settimana la Commissione elettorale indipendente (CEI) aveva espresso parere favorevole per l’arrivo degli osservatori dell’UE, che del resto hanno avuto le necessarie autorizzazioni per la tornata elettorale del 2011. Non ci si spiega questo giro di vite, visto che Jammeh solo la scorsa settimana aveva dichiarato: “Tutti gli osservatori saranno benvenuti, per vigilare sulla credibilità e correttezza durante le elezioni”.
Nessun commento è stato rilasciato dalle autorità di Banjul, per il momento è trapelato solamente che sono in corso trattative tra il ministro degli affari esteri, Mamadou Tangara e l’Unione Europea. Gli osservatori dell’Unione Africana sono stati accreditati senza alcuna difficoltà.
Nel frattempo è in corso la breve campagna elettorale, che dovrebbe terminare il prossimo 29 novembre. Oltre al presidente uscente, come rappresentate del suo partito, “Alliance for Patriotic Reorientation and Construction” (APRC), ci sono altri due aspiranti all’ambita poltrona: Adama Barrow, sostenuto da una coalizione dell’opposizione e Mama Kandeh, ex membro dell’APRC, ora in lizza con un partito di recente creazione, il “Congresso democratico del Gambia” (GDC)”.
Lo scorso anno Tangara aveva dichiarato Agnès Guillaud, chargé d’affaires dell’Unione Europea nel Paese, persona non grata. Gli avevano così intimato di lasciare Banjul, la capitali, entro settantadue ore, ritenendo l’UE troppo permissiva con i gay.
Malgrado ciò il nostro governo ha inviato nel mese di maggio di quest’anno una delegazione composta da funzionari della cooperazione e della polizia scientifica, ricevuti dal ministro degli interni gambiano Ousman Sonko. L’Italia ha chiesto la collaborazione del governo dittatoriale di Banjul per il controllo dell’immigrazione clandestina.
Il nostro Paese fornirà alla ex-colonia britannica supporto tecnico per l’identificazione automatica delle impronte digitali (AFIS , acronimo inglese per Automated Fingerprint Identification System). La collaborazione prevede anche l’addestramento di ufficiali gambiani nel Paese dell’Africa occidentale e in Italia per poter controllare al meglio i confini e scoraggiare i giovani ad intraprendere i pericolosi viaggi della speranza. Naturalmente uno dei punti chiave della discussione è stato il rimpatrio dei cittadini gambiani la cui richiesta d’asilo nel nostro Paese è stata respinta.
L’Italia ha predisposto l’invio di duecentocinquanta computer, altrettanti scanner e stampanti e altro materiale logistico-scientifico. Venti militari gambiani verranno addestrati in Italia.
Durante il meeting al Ministero degli interni a Banjul è stato firmato anche un protocollo d’intesa tra il Gambia e l’Italia per il controllo dei confini. Le trattative con il governo del piccolo Paese dell’Africa occidentale per contenere l’immigrazione clandestina e il controllo delle frontiere sono state intraprese alla fine dello scorso anno, quando una delegazione del governo gambiano è venuta nel nostro Paese.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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